Viaggiatori senza sentieri

«Esistono cammini senza viaggiatori. Ma vi sono ancor più viaggiatori che non hanno i loro sentieri.»

Citazione tratta da Lettere D’amore a Louise Colet, di Gustave Flaubert

«Esistono cammini senza viaggiatori. Ma vi sono ancor più viaggiatori che non hanno i loro sentieri». È un’immagine romantica quella descritta da Flaubert, che ci fa capire come, talvolta, le persone si smarriscano e fatichino a trovare il proprio cammino. Ma quando sei alla guida di una nazione, o di un’unione di nazioni, bisogna avere le idee chiare sulla strada da percorrere, non si può essere “viaggiatori senza sentieri”.

Lo sa bene Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che questa settimana, durante il World economic forum di Davos, ha spiegato qual è il sentiero dell’UE. Innanzitutto, ci sarà un cambio di marcia rispetto alla dottrina degli aiuti di Stato, soprattutto per contrastare le delocalizzazioni, sempre rimanendo in linea con gli obiettivi di sostenibilità. Von del Leyen ha infatti detto che l’Unione deve «realizzare la transizione verso le emissioni zero senza creare nuove dipendenze» e per farlo c’è un piano, ovvero il Piano industriale per il Green Deal.

In pratica, sono consentiti gli aiuti di Stato ma come soluzione limitata. Per evitare la frammentazione del Mercato unico, la numero uno della Commissione ha spiegato che vanno aumentati i finanziamenti UE mentre, per il medio termine, verrà implementato un Fondo sovrano europeo. Quest’ultimo servirà come risposta strutturale al bisogno di potenziare le risorse per la ricerca, l’innovazione e i progetti industriali strategici per il raggiungimento degli obiettivi legati alla transizione green.

Sul piano normativo, von der Leyen ha sottolineato che «proporremo un nuovo ‘NetZero Industry Act’», volto alla creazione di condizioni favorevoli «per i settori cruciali per raggiungere lo zero netto delle emissioni come l’eolico, le pompe di calore, il solare, l’idrogeno pulito, l’accumulo di energia e altro».

Sull’intervento statale è recentemente intervenuto anche Paolo Gentiloni, commissario per gli affari economici. Il politico italiano ha detto che a livello Ue «serve da un lato rivedere le regole sugli aiuti di Stato, senza rovinare il modello europeo, ma servono anche fondi comuni. Perché la dimensione deve essere europea per rafforzare la nostra competitività: non possiamo reagire solo a livello nazionale». La prossima tappa del sentiero è arrivare con una risposta organica ed efficace al vertice europeo straordinario del 9 e 10 febbraio a Bruxelles.

Gli investitori, naturalmente, monitorano con attenzione tutte le evoluzioni, così da capire quali saranno le aziende che trarranno i maggiori benefici. Tra i riflettori ci sono per esempio le imprese clean tech, che potrebbero ricevere una netta accelerazione dalle mosse UE.

Tornado a von der Leyen, a Davos sono stati espressi dei dubbi circa i sussidi statunitensi per la transizione energetica e il contenimento dei prezzi: «Alcuni elementi dell’Inflation Reduction Act sollevano varie preoccupazioni per gli incentivi mirati alle aziende». Aggiungendo che «per questo stiamo lavorando con gli Usa per trovare una soluzione», ad esempio facendo sì che anche le aziende europee possano beneficiare del programma di aiuti da 369 miliardi di dollari. 

La numero uno della Commissione ha poi detto senza fronzoli quale sarà il sentiero da seguire nei confronti di Pechino: «Laddove il commercio non è equo, dobbiamo rispondere in modo più deciso». La Cina domina la produzione globale in settori come i veicoli elettrici o i pannelli solari, «ma la concorrenza per l’azzeramento netto delle emissioni deve basarsi su condizioni di parità».

Von der Leyen ha detto che Pechino ha «incoraggiato apertamente le aziende ad alta intensità energetica in Europa e altrove a delocalizzare tutta o in parte la loro produzione», facendo leva su «energia a buon mercato, basso costo del lavoro e un ambiente normativo più indulgente». Sovvenzionando al contempo la sua industria e limitando l’accesso al suo mercato per le aziende UE.

«Avremo ancora bisogno – ha concluso von der Leyen – di lavorare e commerciare con la Cina, soprattutto riguardo a questa transizione», ma «utilizzeremo tutti i nostri strumenti per far fronte alle pratiche sleali». Insomma, l’Unione europea non vuole aprire una guerra commerciale, ma ristrutturare i rapporti con Pechino sulla base di regole eque. Il sentiero tracciato da von der Leyen è chiaro.