Verso quale futuro
- 17 Novembre 2022
- Posted by: VectorWM
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«Se non sappiamo verso quale futuro ci sta conducendo il presente, come possiamo dire se questo presente è buono o cattivo, se merita la nostra adesione, la nostra diffidenza o il nostro odio?»
Citazione tratta da L’ignoranza, di Milan Kundera
Chi opera sui mercati deve sapere «verso quale futuro ci sta conducendo il presente», altrimenti come potrebbe dire se «questo presente è buono o cattivo», anche per gli investimenti? Premessa: qualsiasi momento può essere buono per investire. Ma è necessario avere la giusta strategia e capire, appunto, verso quale futuro stiamo andando.
Monitorare gli eventi rilevanti diventa quindi fondamentale e, a tal proposito, non si può non parlare del G20 di questa settimana a Bali. Seppure il contesto internazionale, con particolare riferimento alla guerra scatenata da Putin, rimanga molto delicato, dall’incontro dei grandi venti sono emersi alcuni segnali incoraggianti.
I mercati, in particolare, hanno apprezzato l’atteggiamento distensivo tra Stati Uniti e Cina dopo l’incontro bilaterale tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il numero uno di Pechino, Xi Jinping. Nonostante rimanga molta distanza sulla “questione Taiwan”, infatti, i due leader hanno mostrato l’intenzione di rimettere in carreggiata il rapporto fra le due superpotenze. A partire dalla guerra in Ucraina.
«La Cina – ha detto Xi – è estremamente preoccupata per l’attuale situazione, che dimostra che i conflitti non producono vincitori, che non vi sono soluzioni semplici a questioni complesse e che il confronto tra i principali Paesi deve essere evitato». Il leader cinese e Biden hanno inoltre concordato sul fatto che non devono essere usate armi nucleari, secondo quanto riferito dalla Casa Bianca. Può sembrare scontato, ma considerando le minacce arrivate a più riprese da Mosca, ha un forte peso a livello diplomatico.
Altri elementi importanti riguardano le “condanne” degli effetti negativi sull’energia, sui prodotti alimentari e sull’inflazione. Temi che hanno riguardato l’intero G20; Mosca risulta sempre più isolata e non è un caso che il Financial Times ha riportato una fonte cinese, secondo cui «Putin non disse la verità a Xi sull’imminente inizio della guerra», lasciando Pechino in una situazione «difficile».
Usa e Cina, inoltre, hanno deciso di avviare un lavoro congiunto per risolvere i problemi e le divergenze tra le due superpotenze. Per esempio, è stato concordato di riavviare i colloqui sul clima, interrotti da Pechino dopo la visita di Nancy Pelosi a Taiwan. Biden ha detto chiaramente di non volere «una nuova Guerra Fredda» con la Cina e che la competizione potrà anche essere dura, ma dovrà essere gestita, per evitare che sfoci in uno «scontro».
Un punto condiviso da Xi: «I successi di Cina e Stati Uniti – ha affermato – sono opportunità, non sfide, l’uno per l’altro. Il mondo è abbastanza grande perché i due Paesi possano svilupparsi e prosperare insieme». Dunque, se questo atteggiamento dovesse essere confermato nei fatti, andiamo verso un futuro in cui le due superpotenze potrebbero mirare a una coesistenza competitiva, ma senza scontri frontali.
Passando a questioni più strettamente monetarie, molti investitori hanno cominciato a sperare in un rallentamento della stretta da parte della Federal Reserve dopo il dato sull’inflazione americana, inferiore alle stime.
In particolare, a ottobre, secondo il Bureau of Labour Statistics (BLS), i prezzi al consumo hanno registrato un aumento dello 0,4% su base mensile, contro il +0,6% del consensus e dopo il +0,4% del mese precedente. Su base annua, l’inflazione è salita del 7,7%, al di sotto del +8,2% del mese precedente e al +8% delle previsioni.
Tuttavia nulla è scontato sull’evoluzione della politica monetaria. A guastare in parte la festa, per esempio, sono arrivate le recenti dichiarazioni di Christopher Waller, membro del board della Fed, il quale ha detto che c’è ancora «strada da fare» prima di arrivare al picco del rialzo dei tassi di interesse.
Dall’altro lato, l’aspettativa di una Federal Reserve meno dura è stata alimentata dalla vicepresidente della banca centrale americana Lael Brainard. Quest’ultima, intervenendo sulle prospettive economiche, ha messo in evidenza che non solo «i recenti dati sull’inflazione sono stati rassicuranti», ma anche «la crescita dei salari ha mostrato segni di moderazione». La Brainard, a valle di tale scenario, ha dichiarato che «probabilmente sarà opportuno presto rallentare il ritmo degli aumenti dei tassi». Adesso bisogna continuare a valutare ogni nuovo segnale, per capire verso quale futuro andiamo.