Un duello tra pistoleri

«Ragazzo lo sai dove guarda un pistolero durante un duello?»
«Non sono un pistolero.»
«Io sì. Guarda negli occhi l’avversario. Negli occhi ragazzo. Fissare le pistole non serve a niente. Quando vedi qualcosa è troppo tardi, guardalo negli occhi se vuoi vincere ragazzo.»

Dialogo tratto da City, di Alessandro Baricco

 

I mercati hanno monitorato con attenzione il duello di questa settimana tra i due candidati delle presidenziali statunitensi di novembre, Joe Biden e Donald Trump. La dinamica descritta da Baricco in City si presta bene per far capire la crudezza del loro scontro: come due pistoleri che vogliono vincere, si sono guardati negli occhi per sparare i rispettivi colpi su Corte Suprema, gestione dell’emergenza Covid-19, economia, tensioni razziali e integrità delle elezioni. Il duello si è svolto sul palco della Case Western Reserve University di Cleveland, nell’Ohio, vera “pancia” dell’America.

Relativamente al coronavirus, Trump ha elogiato il lavoro fatto dalla sua amministrazione e ha citato la decisione di limitare i voli dalla Cina come fondamentale per rallentare i contagi, poi ha detto che «un vaccino arriverà tra poche settimane» (anche se la comunità scientifica ha nettamente smentito queste tempistiche eccessivamente brevi). Il pistolero Biden, dal canto suo, ha criticato duramente l’inquilino della Casa Bianca, accusandolo di non aver preso sul serio la pandemia, di aver diffuso teorie infondate e aver deriso chi indossa le mascherine.

Sull’economia, Trump ha sostenuto di aver costruito «la più forte economia nella storia di questo Paese» e di essere pronto a rifarlo, mentre il suo avversario lo ha attaccato dicendo che ha tutelato solo i più ricchi. Chi ha vinto? Secondo il fact-checking della CNN, l’attuale presidente ha detto «una valanga di bugie», tuttavia la maggior parte degli osservatori ritiene che non ci sia stato un vero vincitore; il dibattitto è sembrato molto caotico e poco concreto, nessuno dei due pistoleri ha sparato il “colpo perfetto”. Il risultato ha deluso molti: i future Usa, che erano rimasti positivi nel corso dell’evento, hanno invertito la rotta una volta terminato il match.

Un altro duello a cui i mercati guardano è quello tra Washington e Pechino. Tra le novità più critiche c’è la questione che coinvolge Smic, il principale produttore di chip cinese. Come riportato da Reuters, il governo Usa ha comunicato in una lettera la decisione di imporre restrizioni sulle esportazioni alla società asiatica. In particolare, il dipartimento per il Commercio a stelle e strisce ha dichiarato che c’è un rischio inaccettabile che i prodotti venduti all’azienda possano essere utilizzati in ambito militare. Questa decisione mette a rischio la strategia cinese di essere indipendente in uno dei settori più cruciali della tecnologia, inasprendo così le relazioni tra le due potenze mondiali.

Sul fronte macro, invece, ci sono buone notizie per Pechino relativamente agli utili delle imprese attive nel ramo industriale. Nel mese di agosto, i profitti sono saliti del 19,1% su base annua, proseguendo così, anche se a un ritmo lievemente più contenuto, il rialzo di luglio (+19,6%). In particolare, secondo quanto pubblicato dall’Ufficio Nazionale di Statistica, il dato si è attestato a 612,81 miliardi di yuan.

La ripresa della Cina sembra quindi consolidarsi. Tuttavia, se esaminiamo l’andamento da inizio anno, il risultato è negativo: nei primi otto mesi, infatti, gli utili sono calati del 4,4%.

Passiamo all’Europa. Lunedì, durante un’audizione al Parlamento europeo, Christine Lagarde ha spiegato che nel terzo trimestre l’attività economica nell’area euro è rimbalzata, ma la ripresa resta incompleta, incerta e disuguale. La numero uno della Bce, inoltre, ha sottolineato che la crisi sanitaria «peserà ancora sull’attività e pone rischi di peggioramento delle prospettive economiche». Lagarde ha poi confermato che la banca centrale «continua a essere pronta ad aggiustare tutti gli strumenti come appropriato affinché l’inflazione proceda verso il suo obiettivo in un modo sostenuto».

La banchiera, infine, ha invitato i Paesi non solo a usare le risorse del Recovery Fund in tempistiche brevi, ma anche «in modo da aumentare la crescita a lungo termine e sostenere gli obiettivi europei». In questo caso meglio evitare duelli e sparare tutti nella stessa direzione. Così facendo, secondo Lagarde, il Fondo per la ripresa potrebbe diventare «il ‘game changer’ di cui l’Europa ha bisogno, in termini di modernizzazione, resilienza e prosperità».