Tanti piccoli fuochi

“I pompieri hanno detto che c’erano tanti piccoli fuochi» spiegò Lexie. «Svariati punti d’origine. Non escludono l’uso di un accelerante. Non è stato un incidente».
Tutte le camere da letto erano vuote, c’era solo l’odore di benzina e un piccolo fuoco crepitante esattamente al centro di ogni letto,

Ora Lexie, mentre guardava le volute di fumo propagarsi dalla finestra di camera sua, quella sul davanti che affacciava sul prato, pensò a tutte le cose che erano andate distrutte in quella stanza. A tutte le magliette nel suo comò, a ogni paio di jeans nel suo armadio. A tutti i biglietti che le aveva scritto ….
Avevano scoperto che chi non falciava il prato riceveva una lettera garbata ma severa in cui le autorità municipali facevano notare che l’erba superava i quindici centimetri, e se la situazione non fosse stata rettificata avrebbero provveduto a falciarla – con un addebito di cento dollari – entro tre giorni. Erano molte le regole da imparare.

Tratto da “Tanti piccoli fuochi” di Celeste Ng.

 

Tanti piccoli fuochi sono accesi in diverse aree dell’economia mondiale e i pompieri stanno già accorrendo. Prima la Germania. La frenata della Locomotiva d’Europa è stata confermata dall’ennesimo dato: la produzione industriale di dicembre, calata su base mensile dello 0,4%, ha segnato il quarto mese consecutivo di declino. Mercoledì erano stati gli ordini all’industria a inviare segnali negativi. La Commissione Ue ha abbassato le previsioni per la Germania che dovrebbe chiudere l’anno con un Pil in crescita dell’1,1% e non più l’1,8% stimato solo a novembre. Nel 2020 la crescita dovrebbe essere dell’1,7%. Taglio di stime anche dal governo tedesco passato all’1% dall’1,8% precedente. La DIHK, l’associazione tedesca delle Camere dell’Industria e del Commercio (DIHK) è meno ottimista e vede il Pil 2019 a +0,9%: «L’outlook per le imprese si sta annuvolando e le aspettative si sono deteriorate significativamente in tutti i settori». La maggior parte delle imprese individua nella mancanza di lavoratori qualificati. La fragilità tedesca va letta nella sua solidità: ovvero un peso dell’export sul Pil del Paese del 9,3%. Se l’export dovesse rallentare, complici le tensioni commerciali, allora l’impatto sull’economia sarebbe importante. La Germania è il primo fuoco.

Soffia il vento della Commissione Ue sul falò italiano: «Una frenata ciclica peggiore del previsto, amplificata da incertezza a livello globale e domestico così come da prospettive di finanziamento delle imprese assai meno favorevoli». La Commissione europea spiega così la decisione di ridurre drasticamente le stime di crescita per l’anno in corso: allo 0,2%, dall’1,2% di novembre. Un intero punto percentuale in soli tre mesi.
Le tensioni tra Italia e Europa si respirano anche sul fronte politico con il premier francese Macron che ha deciso di ritirare l’ambasciatore. Lo ha annunciato una nota durissima Quai d’Orsay che parla di «attacchi senza precedenti dalla fine della guerra e senza fondamento» e «dichiarazioni oltraggiose». Sempre in Europa le trattative della Brexit sembrano impantanate, forse anche troppo volutamente.
Dall’altra parte del mondo, in Australia, i pompieri stanno già considerando di aprire i rubinetti della liquidità. Dalla banca centrale di Sydney è arrivata la disponibilità a prendere in considerazione il ribasso del costo del denaro. Silenzio in Cina che per una settimana festeggia il capodanno cinese. Via all’anno del maiale, speriamo sia un buon auspicio.

Come sempre, resta più difficile leggere la situazione Usa. Wall Street dopo aver chiuso il peggiore dicembre dal 1930 e il miglior gennaio degli ultimi trent’anni si sta prendendo una pausa di riflessione. In mezzo c’è stata una raffica di trimestrali che ha smentito il mainstream, con i giganti tech che si sono mossi in ordine sparso. Tutti i big hanno battuto le stime, e già questo è stato un buon segno, la delusione è arrivata dalle prospettive, con Apple nel bel mezzo di una trasformazione che punta sempre più ai servizi. E dietro le quinte circolano già i rumors di un interesse per Netflix. Non è finita oltre ai film l’obiettivo è creare un copione sui giochi, quelli on line. Amazon intimorisce Facebook sulla crescita nella raccolta pubblicitaria. Mentre non deludono i conti di Alphabet (Google) ma rivelano che la corsa alla nuova miniera d’oro è costosissima. Il segmento “Other Bets”, che include progetti sperimentali “promossi” come Loon, Waymo e Wing, ha perso oltre 1,3 miliardi, in tre mesi. Wall Street dunque riflessiva e non è sola. Anche Federal Reserve prende tempo. Gli ultimissimi dati macroeconomici non forniscono molti argomenti a favore del congelamento del rialzo tassi: possibile che per qualche tempo ancora la sospensione della pena resti attiva, ma dalla primavera in avanti, il tema tornerà d’attualità.

L’ultimo fuoco acceso, tenuto sotto controllo, sono i rapporti tra Cina e Usa. Un portavoce della Casa Bianca ha dichiarato che difficilmente l’incontro tra Trump e Xi Jinping si terrà prima del 2 marzo, data ultima per raggiungere un accordo.

Rileggendo ora a ritroso il quadro delle macro: il Pil europeo che rallenta, in maniera brusca, la Federal Reserve che potrebbe cambiare idea in tema dei tassi, Brexit e tensioni commerciali, sembra di essere tornati a inizio dicembre. Tanti piccoli fuochi che potrebbero spegnersi se ci sarà l’intervento dei pompieri, le banche centrali, oppure aumentare. In questo scenario è meglio evitare le aree più deboli, con minori strumenti per reagire senza temere di pagare un po’ di più la qualità.