Swiss Mirror – Dalle Molle, l’istituto che rende pratica l’IA
- 7 Novembre 2024
- Posted by: VectorWM
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Un viaggio iniziato a Lugano e proseguito tra Bellinzona, Altdorf e Lucerna. È stato il percorso dello ‘Swiss Innovation Tour’ del 2024, conclusosi di recente e volto a promuovere le eccellenze tecnologiche, accademiche e imprenditoriali della Confederazione.
Gli eventi che hanno caratterizzato l’iniziativa promossa dall’ente Presenza Svizzera, dunque, hanno riunito esperti di vari settori, giornalisti e figure istituzionali, permettendo di scoprire le ultime innovazioni in ambiti come la robotica o l’IA.
Tra i protagonisti del tour, si è messo in risalto l’Istituto Dalle Molle di Studi sull’Intelligenza Artificiale (IDSIA), affiliato sia alla Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI) che all’Università della Svizzera italiana (USI). Il suo direttore nonché autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche, Andrea Emilio Rizzoli, ha permesso ai partecipanti di conoscere le ultime innovazioni di un settore che sarà sempre più un traino per l’economia.
Ma prima di entrare nei dettagli, tracciamo una breve storia dell’Istituto. Una realtà fondata nel 1988 a Lugano grazie al supporto del filantropo italiano Angelo Dalle Molle, scomparso nel 2001 e noto per aver lanciato il liquore Cynar. Alla fine degli anni Cinquanta iniziò ad approfondire le tematiche sociali, creando la rivista “La via aperta al benessere di tutti”, che tra le sue firme ebbe Don Luigi Sturzo, Luigi Einaudi, Ludwig Erhard, Robert Schuman e Wilhelm Röpke.
Successivamente, l’imprenditore si avvicinò al mondo della linguistica computazionale per poi approdare nel campo dell’intelligenza artificiale. Oggi, i principali ambiti applicativi dell’IA dell’Istituto Dalle Molle sono salute, scienza, energia e sostenibilità.
L’IDSIA mira a distinguersi per la capacità di integrare la ricerca teorica con applicazioni pratiche. E per farlo può contare su 18 professori e oltre 50 ricercatori e studenti di dottorato, che stanno lavorando a più di 70 progetti di ricerca, per un valore complessivo di 20 milioni di franchi svizzeri.
Nel corso degli anni, l’istituto ha studiato e sviluppato tecnologie innovative che spaziano dall’efficientamento del trasporto di merci, ispirato al comportamento delle formiche, fino all’apprendimento basato sulle reti neuronali ricorrenti che imitano il funzionamento del nostro cervello, applicandole al riconoscimento vocale e alla traduzione automatica. Il successo è concreto: le innovazioni dell’istituto sono state utilizzate anche da colossi come Google e Microsoft.
Attualmente, uno dei progetti a più alto impatto sociale dell’Istituto è quello che mira a sviluppare sedie a rotelle a guida autonoma assistite da droni. «Siamo ottimisti che la nostra soluzione consentirà alle persone con disabilità fisiche e sensoriali di muoversi in modo indipendente», ha detto Francesco Flammini, responsabile del team di ricerca dell’iniziativa, a Swissinfo.
Il progetto, finanziato dall’UE e dal governo elvetico, fa leva sulla collaborazione con diverse università europee per realizzare uno strumento intelligente, grazie a cui le persone con disabilità possano compiere attività quotidiane – come andare al lavoro o al cinema – senza bisogno di assistenza.
Far attraversare la strada a una sedia a rotelle in modo sicuro e autonomo è una delle principali sfide che sviluppatori e sviluppatrici devono superare. Il gruppo di ricerca di Flammini ha testato l’attraversamento a livello di software, simulando vari scenari reali, dalla pioggia alla nebbia, ovvero le ipotesi di scarsa visibilità. E ha dimostrato che può funzionare, anche nel caso di persone con disabilità mentali e sensoriali come disturbi visivi. Questo è stato possibile grazie all’utilizzo di sensori e telecamere, proprio come si fa con le auto autonome. In questo modo, la sedia a rotelle può analizzare lo scenario e la soglia di pericolo da diverse angolazioni, prima di “capire” se sia il caso di attraversare la strada o meno.
«Il vantaggio dei droni è che possono muoversi e volare anche dietro gli angoli e oltre il punto di osservazione umano», ha spiegato Flammini. Questa sedia a rotelle del futuro è uno dei tanti esempi che si potrebbero fare. Perché le applicazioni dell’IA sono innumerevoli e l’istituto è pronto per sperimentare quelle a più alto impatto pratico.