Quando si è determinati, l’impossibile non esiste

«Quando si è determinati, l’impossibile non esiste: allora si possono muovere cielo e terra.»

Citazione tratta da Hagakure – Il codice segreto dei samurai, di Yamamoto Tsunetomo

 

La determinazione è fondamentale per fare impresa, soprattutto di fronte a grandi obiettivi. Perché, come scrive Yamamoto Tsunetomo, «quando si è determinati, l’impossibile non esiste: allora si possono muovere cielo e terra». Si veda la determinazione di Fiat Chrysler Automobiles e Gruppo Psa nel voler fondere le due società, che sta iniziando a dare i suoi frutti. La nuova creatura (Stellantis) ha infatti registrato numeri in crescita nel primo trimestre dell’anno. In particolare – come annunciato dalla compagnia questa settimana – i ricavi netti sono arrivati a 37 miliardi di euro su base pro-forma, in aumento del 14% rispetto ai 32,4 miliardi dello stesso periodo 2020. Il risultato ha inoltre battuto il consenso degli analisti, fermatosi a quota 35,1 miliardi.

Secondo Richard Palmer, Cfo di Stellanits, il gruppo ha realizzato «un solido fatturato grazie ad un portafoglio di marchi diversificato che genera sia volumi in aumento, sia un effetto positivo e un impatto favorevole di mix prodotti». Tuttavia servirà ancora tanta determinazione, soprattutto per affrontare le crescenti criticità legate alla ridotta produzione dei chip. «Stiamo monitorando attentamente la situazione per limitare l’impatto e trovare soluzioni – ha sottolineato Palmer – La crisi dei chip peggiorerà ulteriormente nel secondo trimestre, ma sarà compensata in parte dall’aumento dei volumi, per poi stabilizzarsi nel terzo trimestre e migliorare nel quarto».

Stiamo parlando di una dinamica che potrebbe avere pesanti ripercussioni, non solo su Stellantis e sul settore automotive, ma anche sull’elettronica di consumo. Inoltre, si tratta di una crisi particolarmente complessa su cui influiscono diversi fattori, tra cui degli errori previsionali. Le aziende coinvolte nella produzione avevano infatti tagliato le stime di vendita all’inizio pandemia. In realtà, il ricorso allo Smart Working e la nuova quotidianità imposta dal Covid hanno portato a un aumento della domanda.

Bisogna poi considerare che, ad oggi, la produzione di microchip è concentrata in pochi Paesi asiatici (Cina, Corea del Sud e soprattutto Taiwan). Così, di fronte al boom di richieste, sono stati privilegiati i mercati dei produttori a discapito degli altri. Sullo sfondo, inoltre, c’è una lotta senza quartiere per il controllo dei siti di estrazione delle terre rare, alla base dei semiconduttori, i quali sono localizzati per la maggior parte in Cina e Africa.

Passando al fronte macro, sono arrivate notizie moderatamente confortanti dal Vecchio Continente. Secondo l’ultima indagine Pmi, condotta da Ihs Markit e relativa ad aprile, l’indice composito nella zona euro si è attestato a 53,8 punti, superando (seppur di poco) le stime del consenso, pari a 53,7. Nel dettaglio: l’indice Pmi sui servizi è salito a quota 50,5 punti, in rialzo dai 49,6 di marzo scorso e poco sopra le previsioni degli esperti, che lo vedevano a 50,3 punti.

Secondo Chris Williamson, chief business economist di Ihs Markit, «è incoraggiante osservare quanto, dai dati raccolti nell’indagine Pmi di aprile, appaia evidente che nel secondo trimestre l’Eurozona uscirà dalla doppia recessione». L’esperto ha poi sottolineato che «alla straordinaria prestazione manifatturiera, alimentata dall’impennata della domanda sia nazionale sia estera, si aggiungono i segnali di un settore terziario che sta tornando in espansione. A meno che non vi siano nuove ondate di contagi provocate da nuove varianti, le restrizioni anti-Covid dovrebbero progressivamente allentarsi nei prossimi mesi, fornendo slancio all’attività economica terziaria».

Negli Stati Uniti, invece, hanno fatto discutere le parole di Janet Yellen. Nei giorni scorsi, il segretario al Tesoro Usa ha infatti affermato che prima o poi i tassi di interesse dovranno salire per evitare un surriscaldamento dell’economia americana. Ma poche ore dopo tale dichiarazione, che aveva agitato i mercati, l’ex presidente della Federal Reserve ha precisato di non voler indicare la via a nessuno, aggiungendo che negli Stati Uniti non c’è un problema di inflazione da affrontare. Forse la Yellen è stata poco determinata, o magari solo imprecisa, fatto sta che ora bisognerà monitorare le prossime mosse della Fed con ancora più attenzione.