Per la pace perpetua

«Lo stato di pace tra gli uomini, che vivono gli uni accanto agli altri, non è certo uno stato di natura (status naturalis), il quale è invece uno stato di guerra, nel senso che, sebbene non vi siano ostilità continuamente aperte, ve n’è tuttavia sempre la minaccia»

Citazione tratta da Per la pace perpetua di Immanuel Kant

 

Le parole di Immanuel Kant descrivono bene le dinamiche dei rapporti tra USA e Cina. I due Paesi, dal punto di vista commerciale, sono in uno «stato di guerra», e anche quando sembrano diminuire le ostilità tra i due, c’è sempre una minaccia. E il discorso del presidente americano, Donald Trump, pronunciato nei giorni scorsi all’Economic Club di New York, è apparso alquanto minaccioso. L’inquilino della Casa Bianca, da un lato, ha detto che le parti sono «vicine» a siglare la cosiddetta “prima fase” dell’accordo commerciale. Dall’altro, ha affermato che gli Stati Uniti non accetteranno un accordo che non sia «vantaggioso per noi» e che ci saranno delle ripercussioni se l’intesa dovesse saltare. In tal caso, le tariffe «saranno alzate in modo deciso e questo accadrà anche per altri Paesi che ci trattano male come loro», ha precisato Trump (mettendo così in agitazione i mercati).

È poi arrivata la bordata nei confronti del Vecchio Continente: «E sarò onesto, con l’Unione europea è molto, molto difficile. Le barriere che hanno sono terribili, per molti versi peggiori della Cina».

Sul fronte macro, l’inflazione negli Stati Uniti è cresciuta a ottobre dello 0,4% mese su mese e dell’1,8% anno su anno. Il dato congiunturale è poco al di sopra delle attese degli economisti (+0,3%) così come quello tendenziale (+1,7% il consenso). L’indice dei prezzi al consumo core, invece, è cresciuto dello 0,2% mese su mese e del 2,3% a rispetto a ottobre 2018.

Cambiamo sponda dell’Oceano. Segnali positivi arrivano dalla locomotiva d’Europa: nel terzo trimestre, il PIL tedesco è salito dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. Il consenso degli economisti si aspettava una contrazione dello 0,1% che avrebbe portato il Paese in recessione tecnica. Mentre, su base annua, il PIL della Germania è aumentato dello 0,5%. E dopo il tracollo del mese scorso, anche le aspettative sulla crescita tedesca sono in recupero. A novembre, l’indice ZEW (un indicatore che rileva il sentiment sul futuro dell’economia) è risalito a -2,1 punti dai -22,8 di ottobre. Il dato, elaborato dall’Istituto di ricerca tedesco ZEW Institute, batte inoltre le attese degli analisti che si aspettavano sì una rimonta, ma non così marcata (-13,2 punti).  Migliora anche l’indice relativo al sentiment sulla situazione economica attuale che passa a -24,7 punti da -25,3, contro i -22 punti attesi dal mercato. Stesso discorso per l’Eurozona: il risultato circa le prospettive cresce a -1 da -23,5, battendo così le aspettative, ferme a -11,5.

Il repentino cambio di marcia è spiegato da Achim Wambach, presidente dello ZEW Institute: «Si spera che la situazione economica internazionale migliorerà nel prossimo futuro, il che spiega il forte aumento dell’indicatore ZEW del sentiment economico a novembre. Nel frattempo, le possibilità di un accordo tra la Gran Bretagna e l’UE e quindi un ritiro regolamentato della Gran Bretagna sono notevolmente aumentate». Attenzione però, perché la rilevazione è stata fatta prima del discorso di Trump, quando il clima sui rapporti USA-Cina e USA-UE sembrava più disteso.

Proprio le dispute commerciali sono tra le principali cause del rallentamento del Giappone. La nazione con la terza economia più grande al mondo, infatti, ha visto un’espansione del PIL pari allo 0,2% su base annua durante il trimestre luglio-settembre, in frenata rispetto al +1,8% registrato nel trimestre precedente. Si tratta del ritmo di espansione più lento in un anno. Sempre rimanendo in Asia, sui mercati pesano le tensioni provenienti dalla Cina. Oltre allo scontro con Donald Trump sul fronte commerciale, rimane aperta la questione di Hong Kong dove, nei giorni scorsi, sono riesplose le contestazioni contro il governo, con tanto di scontri violenti tra manifestanti e polizia. Anche in questo caso, purtroppo, riecheggiano le parole di Kant, che sembrano essere profetiche: «Lo stato di pace tra gli uomini, che vivono gli uni accanto agli altri, non è certo uno stato di natura».