Nuovi ordini
- 7 Maggio 2025
- Posted by: VectorWM
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«E debbesi considerare come e’ non è cosa più difficile a trattare, né più dubbia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che farsi capo di introdurre nuovi ordini.»
Citazione tratta da Il Principe, di Niccolò Machiavelli
Il cambiamento non è qualcosa di semplice. Difatti, Machiavelli scriveva che non c’è cosa più pericolosa da maneggiare che l’introduzione di nuovi ordini. E lo sa bene Friedrich Merz, da questa settimana ufficialmente cancelliere tedesco, che però è stato confermato solo al secondo scrutinio parlamentare. Per la prima volta nella storia della Germania repubblicana, al primo turno i franchi tiratori hanno fatto saltare la fiducia.
Uno smacco che, secondo diversi osservatori, è proprio da ricondurre alla paura del cambiamento di alcuni conservatori. La locomotiva economica d’Europa, attentamente monitorata dagli investitori, è in affanno. E la sfida di Merz è quella di “introdurre nuovi ordini” per rilanciarla. In particolare, al centro dell’attenzione c’è l’enorme cambiamento in atto sulle regole fiscali.
Merz è divenuto infatti il promotore di un allentamento del limite costituzionale tedesco sul deficit, battendosi per creare un fondo da 500 miliardi di euro per infrastrutture come ponti, scuole e ferrovie. Misure che erano già state approvate dal parlamento uscente, ma che probabilmente a quale rigorista non sono andate giù.
«Il voto fallito, e il fatto che sia arrivato a sorpresa, hanno già indebolito significativamente Merz», ha affermato Franziska Palmas, economista senior per l’Europa di Capital Economics.
Aggiungendo che «la sua promessa di guidare un governo molto più efficiente e privo di conflitti, ora sembra molto meno credibile. E mantenere le sue promesse economiche, tra cui un forte aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture, tagli fiscali alle imprese, semplificazione burocratica e digitalizzazione, sarà più difficile del previsto».
Tuttavia, dall’altro lato, non ci si poteva nemmeno aspettare che un cambiamento in un Paese con una forte tradizione di rigorismo fiscale potesse essere tranquillo. La speranza che il governo potesse rapidamente procedere con nuovi investimenti e riforme è stata forse eccessiva, ma non significa che sarà tutto un grosso buco nell’acqua.
Nonostante i franchi tiratori, c’è sempre maggiore consapevolezza circa l’urgenza di avere un governo funzionante che possa affrontare con coraggio il cambiamento.
Per anni, i limiti al debito hanno vincolato la spesa per le infrastrutture e sono stati infine ritenuti responsabili del rallentamento della crescita. Bisogna poi considerare che la Cina è passata dall’essere un redditizio mercato di esportazione per le aziende tedesche a un concorrente nei settori tipici della Germania, come l’automotive e la meccanica industriale.
Inoltre, i lunghi processi autorizzativi vengono accusati di frenare i nuovi progetti imprenditoriali, mentre la perdita del gas naturale russo a basso costo, a causa dell’invasione dell’Ucraina, ha aumentato i costi energetici per le imprese. Un contesto complesso a cui si sono aggiunti i dazi voluti da Donald Trump, creando ulteriori ostacoli all’economia tedesca, orientata all’export. In attesa di capire come andranno i negoziati commerciali con l’UE, Merz deve quindi andare avanti con il suo programma.
Sebbene il primo voto sia stato «una brutta sorpresa», alcune delle decisioni difficili su spesa e limiti al debito erano già state prese dal parlamento uscente, ha rimarcato Holger Schmieding, capo economista della Banca Berenberg. «Lo spazio fiscale aggiuntivo esiste» e lo scossone dei franchi tiratori «probabilmente non influenzerà in modo rilevante il modo in cui verranno distribuite le risorse aggiuntive per difesa e infrastrutture».
È utile ricordare inoltre che la maggior parte dei voti in parlamento non è segreta, il che potrebbe impedire ad alcuni membri della coalizione che hanno voltato le spalle a Merz di opporsi apertamente ai disegni di legge.
Il successo del governo Merz o meno impatterà sul resto d’Europa. Non è un caso che gli indici del Continente sono stati messi sotto pressione appena annunciata la bocciatura al primo scrutinio.
Veniamo alle previsioni. A gennaio il governo tedesco si attendeva una crescita dello 0,3%, ridimensionando poi la stima allo zero spaccato. Non sarà una passeggiata invertire la rotta, ma gli investitori che scommettono su una maggiore spesa pubblica (e un’uscita dalla stagnazione) potrebbero infine avere ragione, nonostante le difficoltà.