L’ombra del vento

“In genere il destino si apposta dietro l’angolo, come un borsaiolo, una prostituta o un venditore di biglietti della lotteria, le sue incarnazioni più frequenti. Ma non fa mai visite a domicilio. Bisogna andare a cercarlo”;

“Non esistono lingue morte ma solo cervelli in letargo.”

“Sono poche le ragioni per dire la verità, mentre quelle per mentire sono infinite”. 

Gli esseri umani sono disposti a credere a qualunque cosa tranne che alla verità.”

 

“Parlare è da stupidi, tacere è da codardi, ascoltare è da saggi.”

Tratto dal libro “L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafon.

 

Il vento non puoi pensare di fermarlo, lui se ne va, è la libertà. La libertà che sta sperimentando il mercato, specialmente quello Usa, la libertà di essere normali. Non più marionette legate alla montagna di liquidità immessa dalle banche centrali. Un mondo con davanti a sé tassi di interesse con rendimenti reali positivi, ovvero, semplicemente superiori all’inflazione.

Il vento che arriva dagli Stati Uniti e promette di soffiare anche in Europa, porta alla fine del quantitative easing, al rialzo degli spread, per prezzare il rischio Paese e all’aumento dei tassi.

La sua ombra è sottile, quasi invisibile, ma c’è e rischia di gettare oscurità sui mercati azionari. È quel buio che spinge gli investitori a preferire nel breve di rimanere liquidi: vendere azioni e lentamente spostarsi sul mercato dei bond con rendimenti sempre più sexy, ma senza fretta, solo quando la Federal Reserve avrà finito di rialzare i tassi.

 

Al termine della due giorni di riunione la Fed ha difeso e confermato la sua politica di rialzo dei tassi graduale, indicando un ulteriore aumento quest’anno e probabilmente altri tre il prossimo. La Banca centrale americana non è “impazzita”, come direbbe Donald Trump, semplicemente non può fare altro con un’economia che corre a tutta velocità, tasso di disoccupazione sui minimi e inflazione che si riaffaccia sulla soglia del 2%. E’ meglio alzare i tassi ora per mettere fieno in cascina, o meglio, avere nell’arsenale munizioni da usare in futuro se ci sarà un rallentamento dei mercati.

Dalle minute della Fed si legge che i membri del comitato ristretto della banca centrale sono tranquilli per quanto riguarda la crescita economica degli Stati Uniti, preoccupati invece dello scontro tra Roma e Bruxelles sui conti pubblici italiani.

In Italia rimane ancora facile distinguere l’ombra del vento. L’aumento dei tassi di interesse non rispecchia un’economia forte, al contrario riflette le preoccupazioni di un debito pubblico che rischia di essere fuori controllo.

Ma l’uomo è disposto a credere a qualunque cosa tranne che alla verità. E i politici italiani stanno confezionando una loro verità, perchè sono poche le ragioni per dirla.

Questa è l’ombra del vento. Riesce a nascondere ciò che è evidente a tutti. Lo porta via trascinandolo altrove, senza meta. Intanto il destino è lì, appostatosi dietro l’angolo, “come un borsaiolo, una prostituta o il venditore di biglietti della lotteria, non fa mai visite a domicilio. Bisogna andare a cercarlo. E l’Italia sta facendo tutto il possibile per trovarlo. Un destino che la obbligherà a manovre forti per correggere i troppi errori del passato. Il problema dei conti pubblici è una questione di matematica non di rapporti con Bruxelles.

Nonostante le quotazioni a sconto, il rischio politico continua a tenere lontani i grandi investitori dalla Borsa di Milano. Il 25% dei grandi gestori europei che hanno partecipato a un sondaggio Bank of America Merrill Lynch ha dichiarato di essere pronto a ridurre l’esposizione sul mercato azionario italiano nel 2019. Un peggioramento rispetto al mese di settembre quando il 20% degli intervistati aveva dato questa risposta.

Su tutti gli altri mercati continua a prevalere un favore maggiore. Oltre il 20% dei gestori ha dichiarato di voler aumentare l’esposizione sul mercato tedesco e su quello spagnolo. L’unico altro mercato azionario da cui i grandi gestori hanno dichiarato di voler vendere è il Regno Unito. In questo caso la quota di investitori che ha dichiarato di voler disinvestire è pari al 40 per cento. Un primato negativo che si giustifica con l’incertezza sull’esito delle trattative sulla Brexit tra Regno Unito e Unione europea

Sul fronte internazionale si smorzano i venti di guerra commerciale, tra Stati Uniti e Cina. Pechino non è nella lista dei manipolatori dei tassi di cambio diffusa ieri sera dal Tesoro degli Stati Uniti, ma non è un’assoluzione piena, visto che il segretario Steven Mnuchin, nel comunicato denuncia la mancanza di trasparenza della Cina. Di fatto un dollaro/yuan a 7 neutralizza qualsiasi minaccia commerciale o dazio Usa. Ad agosto il disavanzo commerciale Usa-Cina ha segnato un nuovo record.

Quando soffia il vento, quando la volatilità torna normale dopo trimestri sui minimi e i rendimenti dei bond salgono, è meglio aprire le ali e farsi trascinare dalla corrente. Un portafoglio più esposto su obbligazionario, valute e più cauto sull’azionario con molta più selezione dei titoli da fondamentali e crescita degli utili solida e meno legati ai temi macro.