L’interpretazione dei sogni

“Il pazzo è un sognatore sveglio”. Krauss dichiara che “la pazzia è un sogno sognato mentre i sensi sono svegli”. Schopenhauer chiama i sogni una breve follia e la follia un lungo sogno. Hagen descrive il delirio come vita onirica prodotta non dal sonno ma da malattia. Wundt scrive: “Noi stessi, in realtà, possiamo sperimentare nei sogni quasi tutti quei fenomeni che si verificano nei manicomi”.

Il fatto che i significati dei sogni siano disposti in strati sovrapposti costituisce uno dei più delicati ma anche dei più interessanti problemi dell’interpretazione dei sogni. Chiunque dimentichi questa possibilità andrà facilmente fuori strada e arriverà a fare delle affermazioni insostenibili sulla natura dei sogni. Tratto da “L’interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud.

 

Il motore dei sogni secondo Freud sono i desideri inconsci, e questo è il pilastro su cui si basa la sua teoria. Tali desideri, appunto inconsci e non accessibili all’Io, operano ancora all’interno della psiche umana; durante il sonno rafforzano i loro effetti per via della minore attività della coscienza, e hanno dunque l’occasione di emergere sotto forma di immagine onirica.

Freud distingue il contenuto manifesto, ovvero la situazione o la scena che appaiono direttamente in sogno, e il contenuto latente, ovvero ciò a cui il sogno nascostamente allude. Freud spiega la differenza col fatto che il sogno rappresenta la soddisfazione di un desiderio spesso inaccettabile all’Io del soggetto; di conseguenza, il contenuto latente viene trasformato in modo da non risultare riconoscibile, ed eludere in questo modo la censura applicata dal Super-Io del soggetto sognante.

Se a livello superficiale si possa credere che la Bce e Mario Draghi sognano il ritorno dell’inflazione per poter ridurre, con il cuore in pace, il Qe, si sta solo guardando la superficie del sogno. Draghi sogna la crescita economica senza bisogno di Qe e, in una fase intermedia, forse nel dormiveglia, spera che siano i politici europei a dare il via a una serie di riforme a sostegno della crescita e dell’occupazione senza dovere essere la Bce a sopperire con le politiche monetarie per così tanto tempo a questa carenza.

Il presidente della Bundesbank, Jens Weidman, solo in superficie sogna che Draghi cambi politica monetaria. Tra gli strati dell’Io conscio e il subconscio, c’è il desiderio di avere dei tassi reali (ovvero al netto dell’inflazione) che almeno in Germania siano positivi, in modo che i tedeschi non perdano investendo in titoli di Stato. Ogni tanto, certo, l’Io subconscio sogna di diventare presidente della Bce, ma si sa, i sogni non si controllano.

Anche la presidente della Federal Reserve, Janet Yellen sogna un moderato rialzo dei tassi e un riassorbimento della liquidità a passi lenti ma costanti, talmente soft e indolori, che i mercati, quasi, non lo percepiranno. Per risvegliarsi poi talmente riposati, in grado di affrontare qualsiasi sfida perché, nel proprio arco si sono ricostituite tutte le frecce per contrastare eventuali crisi, certo fra qualche anno. Ora la separazione tra l’io conscio e l’inconscio, nel pragmatismo americano, non è così netta e marcata. Non passa giorno che i mercati Usa segnano nuovi massimi e stavolta non si tratta di sogni ma di numeri.

Passando dai sogni alla realtà si arriva ai record delle Borse mondiali che segnano nuovi massimi:  con una capitalizzazione di oltre 77.700 miliardi dollari (3 mila miliardi solo per le big five tech)  superando il Pil mondiale. L’ultima volta che era avvenuto il sorpasso era a fine 2008, poi ci si svegliò con lo scoppio di una bolla, ma allora non c’era il dolce cuscino del Qe a cullare i mercati con 15trilioni di dollari stampanti dalle banche centrali, 8 trilioni solo da Bce e Fed.

Quel pizzicotto che ci si dà per capire se stiamo sognando o meno, la stagione delle trimestrali, non aiuta. I risultati non mentono e i conti dei tech sono da sogno. Certo il ceo di Apple, Tim Cook, sogna di essere Elon Musk, il geniale fondatore di Tesla, che a sua volta sembra sognare ad occhi aperti di essere Steve Jobs. Anche gli investitori di Tesla continuano a sognare di avere in portafoglio la nuova Apple, così si giustificano multipli da capogiro.

Sarà… Il dubbio è se un giorno dovessimo svegliarci e accorgerci che il Qe ha gonfiato troppo gli asset azionari, i governativi e  la crescita. Intanto sembra avverarsi anche il sogno di Donald Trump, certo non per merito delle sue politiche, forse per demerito, ma il dollaro è finito ai minimi da due anni sull’euro e questo significa non avere più l’assillo di una guerra commerciale con il resto del mondo: con gli Usa e il suo enorme sbilancio commerciale da soli contro tutti.

Il passo tra interpretare i sogni e interpretare i mercati è breve. Sulle Borse e sulle quotazioni convergono le visioni e i desideri di tutti gli investitori. C’è bisogno poi dei visionari per trasformare i sogni in realtà. Talvolta sono geniali manager o amministratori delegati in grado di creare dal nulla una società di successo, talvolta sono gli investitori, vedi quelli Usa, che riescono a finanziare per anni aziende in perdita come Amazon e altre tech rendendo possibile un sogno. Altre volte sono i grandi banchieri centrali che salvano l’euro o portano gli Usa lontani da una grande crisi. Ai gestori rimane l’interpretazione dei sogni, unica via per anticipare il mercato, e non è certo un lavoro facile, chiedetelo a Freud.