L’impeachment

«Avrebbero preferito di gran lunga trascorrere un anno come fuorilegge nella foresta di Sherwood piuttosto di essere presidenti degli Stati Uniti per sempre»

Citazione tratta da Le avventure di Tom Sawyer, di Mark Twain

Nel libro Le avventure di Tom Sawyer ci sono personaggi che «avrebbero preferito di gran lunga trascorrere un anno come fuorilegge nella foresta di Sherwood piuttosto di essere presidenti degli Stati Uniti per sempre». Ma esiste anche chi farebbe di tutto pur di entrare o rimanere alla Casa Bianca. Secondo le accuse dei democratici mosse nei giorni scorsi, tra questi ultimi ci sarebbe Donald Trump, il quale avrebbe infranto la legge con l’obiettivo di essere rieletto presidente degli States nel 2020. Abuso di potere e ostruzione del Congresso sono le due motivazioni formali che saranno messe al voto per l’impeachment del magnate americano a causa dell’Ucrainagate, ovvero le presunte pressioni fatte all’Ucraina al fine di danneggiare il rivale Joe Biden (in corsa alle primarie dei dem) montando una vicenda giudiziaria contro di lui. Dalle indagini alla Camera sono emerse «prove schiaccianti e incontestabili, non ci ha lasciato altra scelta», ha dichiarato il presidente della commissione intelligence, Adam Schiff che ha coordinato le indagini dei democratici. Donald Trump ha invece ribattuto che le accuse nei suoi confronti sono totalmente infondate. In tale contesto, come si muoveranno i mercati? Secondo un’analisi di UBS, nei precedenti casi in cui si è concretizzata la “messa in stato d’accusa”, le Borse non si sono preoccupate troppo dell’evento. Lo studio cita l’indifferenza degli investitori a fronte dell’impeachment contro Bill Clinton; tra il 1998 e il 1999, ovvero il lasso di tempo in cui si è sviluppato il procedimento, l’S&P 500 è addirittura salito.

Sul fronte della guerra commerciale, invece, dal Wall Street Journal è arrivata l’indiscrezione secondo cui gli Usa si apprestano a rinviare l’ulteriore stretta del 15% sui dazi all’import di oltre 100 miliardi di dollari di merci made in China, prevista al 15 dicembre. Nel frattempo proseguono le pressioni degli americani per far acquistare a Pechino maggiori quantità di prodotti agricoli a stelle e strisce, uno dei nodi che potrebbe sbloccare la firma della cosiddetta “fase uno”. Il presidente Trump, al momento, sembra orientato a spingere per un accordo a breve termine.

Dal punto di vista macro, nel terzo trimestre, l’indice di produttività dei settori non agricoli dell’economia statunitense ha registrato una flessione dello 0,2% a livello congiunturale. Il dato è stato rivisto in lieve ribasso rispetto alla lettura preliminare a -0,3%. Il costo unitario del lavoro è invece aumentato del 2,5% rispetto al secondo trimestre, contro una lettura preliminare pari a +3,6%.

Intanto la Federal Reserve, nell’ultima riunione dell’anno, ha lasciato invariati i tassi di interesse. Il costo del denaro rimane quindi fermo nella forchetta 1,5-1,75%. Nel 2019, la banca centrale ha sforbiciato i tassi tre volte.

Passando all’Europa, sotto i riflettori dei mercati c’è il Regno Unito, dove oggi si va alle urne per decidere il nuovo governo che dovrà affrontare come prima questione l’addio all’UE. Se dovesse vincere il conservatore Boris Johnson, con il suo motto «Get Brexit Done» («realizziamo la Brexit»), l’isola anglosassone sarà probabilmente destinata a un’uscita rapida e “dura”, soprattutto in caso conquistasse una larga maggioranza parlamentare. I sondaggi lo danno vincente ma, negli ultimi giorni, il principale rivale, Jeremy Corbyn del partito laburista, potrebbe aver accorciato le distanze. Qualora dovesse concretizzarsi la clamorosa rimonta, la sinistra britannica potrebbe indire un nuovo referendum su Brexit. I mercati sperano che il nuovo governo lavorerà per trovare un accordo con Bruxelles che non allontani troppo il Regno Unito dal resto del Continente e che i rapporti, in particolare quelli commerciali, non vengano compromessi.

I problemi non mancano anche nella prima economia europea. La Germania ha infatti iniziato il quarto trimestre in negativo. La produzione industriale di ottobre è diminuita dell’1,7% a livello mensile. Su base annuale, invece, il dato è diminuito del 5,3%.