L’esito degli avvenimenti e le tante ipotesi

«Sull’esito di ogni avvenimento in corso si fanno sempre tante ipotesi che comunque finisca, si troverà sempre qualcuno che dirà: “L’avevo detto”.»

Citazione tratta da Guerra e pace, di Lev Tolstoj

 

Le nuove tensioni tra Stati Uniti e Cina sono tra gli avvenimenti principali sotto i riflettori dei mercati, e sull’esito si fanno «tante ipotesi che comunque finisca, si troverà sempre qualcuno che dirà: “L’avevo detto”». Sicuramente gli operatori sperano in un esito ben preciso, ovvero che le due superpotenze riescano a dialogare e trovare un accordo per evitare ripercussioni sull’economia e sul commercio. Uno dei tanti pomi della discordia riguarda Huawei. La società «ci spia, non vogliamo la sua tecnologia», ha tuonato il presidente Usa, Donald Trump, durante un’intervista a Fox News di questa settimana. Confermando così la linea del segretario al Commercio, Wilbur Ross, che nei giorni scorsi ha annunciato il rafforzamento delle sanzioni contro Huawei, estendendole a 38 sue filiali in 21 Paesi, per limitare l’accesso alle tecnologie statunitensi. Tali aziende, secondo il repubblicano, hanno «accentuato i loro sforzi per ottenere semiconduttori avanzati o prodotti con programmi e tecnologie americane per realizzare gli obiettivi politici del Partito Comunista».

L’Amministrazione Trump, inoltre, non ha concesso una nuova licenza temporanea (l’ultima è scaduta il 13 agosto) per consentire alle imprese americane di fornire servizi destinati ai prodotti di Huawei già in commercio prima del maggio 2019, e cioè prima dell’inserimento della società cinese nella lista nera del commercio degli States. Gli smartphone, salvo quelli venduti in Cina e alcuni dei modelli più recenti, potrebbero quindi non ricevere più gli aggiornamenti del sistema operativo Android e delle app di Google. Pechino però non vuole stare a guardare: il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha assicurato che il governo «continuerà ad adottare le misure necessarie per salvaguardare i diritti e gli interessi legittimi delle compagnie cinesi». Inoltre, ha detto che gli Usa «hanno generalizzato il concetto di sicurezza nazionale e adottato varie misure restrittive senza alcuna prova reale. Si tratta solo di egemonia».

Il braccio di ferro tra le due nazioni passa anche per i social. Donald Trump ha recentemente firmato il decreto che obbliga la società cinese ByteDance a vendere le attività americane di TikTok. Microsoft e Oracle ora stanno sgomitando per avere la meglio nelle trattative d’acquisto, e anche in questo caso ci sono tante ipotesi sull’esito delle stesse.

Nel frattempo, sono state pubblicate le minute della Fed relative alla riunione del 28-29 luglio del comitato esecutivo. Dall’istituto è arrivato un monito: «L’andamento dell’economia dipenderà in modo significativo dall’andamento» del coronavirus. Inoltre, la Federal Reserve ha precisato che «si impegna a utilizzare la sua gamma completa di strumenti per sostenere l’economia degli Stati Uniti in questo periodo difficile, promuovendo gli obiettivi di massima occupazione e stabilità dei prezzi».

Passando all’Europa, gli investitori stanno monitorando attentamente i dati sui contagi da Covid-19 per capire se si concretizzerà o meno il rischio di una seconda ondata. Dal punto di vista macro, sono stati pubblicati nuovi dati relativi all’inflazione. A luglio, nell’area euro è stata registrata una crescita annua dello 0,4% dal +0,3% di giugno. L’inflazione dell’Unione Europea, sempre su base annuale, è invece aumentata dello 0,9% (contro il +1,4% dello stesso mese 2019).

Nuovi dati arrivano anche dalla Gran Bretagna. L’inflazione è cresciuta dello 0,4% su base mensile e dell’1% a livello annuale nel mese di luglio. Tale risultato ha superato il consenso degli economisti che si attendevano un valore congiunturale invariato e un incremento dello 0,5% rispetto al 2019. Le ipotesi si sono rivelate quindi troppo basse, e gli esperti, stavolta, non potranno esultare con un «l’avevo detto».

In Asia, il Giappone ha visto un netto crollo del Pil a causa del coronavirus e delle misure di contenimento. Nel secondo trimestre dell’anno, l’economia nipponica ha registrato un calo del 7,8% su base congiunturale e del 27,8% anno su anno. Le attese degli economisti, invece, avevano previsto delle contrazioni, rispettivamente, del 7,6% e del 27,2%. La contrazione congiunturale è la più consistente mai registrata in Giappone dall’anno in cui vengono diffusi dati comparabili, ovvero il 1980.