Le rouge et le noir

“La tirannia dell’opinione pubblica (e quale opinione!) è altrettanto stupida nelle cittadine francesi quanto negli Stati Uniti d’America.”

Un romanzo è uno specchio che passa per una via maestra e ora riflette al vostro occhio l’azzurro dei cieli ora il fango dei pantani. E l’uomo che porta lo specchio nella sua gerla sarà da voi accusato di essere immorale! Lo specchio mostra il fango e voi accusate lo specchio! Accusate piuttosto la strada in cui è il pantano, e più ancora l’ispettore stradale che lascia ristagnar l’acqua e il formarsi di pozze. 

La vita di un uomo era un seguito di pericoli. Ora la civiltà ha cacciato il pericolo, non c’è più imprevisto. Se dell’imprevisto appare nei pensieri, non si hanno abbastanza epigrammi contro di esso; se appare negli avvenimenti, nessuna vigliaccheria è più bassa della nostra paura. Qualunque follia la paura ci faccia commettere, è scusata. Secolo degenerato e noioso!

Tratto da “Le rouge et le noir” scritto da Henri Beyle, nome di battesimo dello scrittore noto come Stendhal.

 

Il Bitcoin è solo lo specchio non è il fango. Il suo forte rialzo è il frutto della domanda, enorme, rispetto a un’offerta volutamente limitata e, a breve, finita. Si è scritto di tutto e di più di questa criptovaluta che lunedì è sbarcata con un contratto futures sul Chicago Board Options Exchange (Cboe). Forse il primo battesimo nel mercato finanziario ufficiale. Sì perché, nonostante la forte domanda e le quotazioni alle stelle, il Bitcoin non è facilmente acquistabile dall’uomo della strada. Non si compra in banca, non vi sono piattaforme di trading tradizionali che lo offrono. Bisogna fidarsi di alcuni siti, meno conosciuti, con poche credenziali. Da qui le attese che, con la diffusione di massa, seguendo la semplice regola della domanda e dell’offerta,  se la seconda rimane fissa e la prima aumenta  sarà il prezzo a volare alle stelle.

Dicevamo si è scritto di tutto sulle criptovalute. Piacciono perché a differenza delle colleghe nazionali, non esiste una banca centrale che può stamparle a piacimento e il meccanismo della blockchain ne traccia ogni pagamento su tantissimi computer usati come server e database.

Sono quattro le domande che sembrano però porsi davvero in pochi. Le prime due riguardano il meccanismo intrinseco delle criptovalute. Secondo gli esperti, con l’arrivo dei computer quantistici sarebbe messa in discussione la solidità della sicurezza semantica della cifratura assimetrica, insomma, il cuore del Bitcoin un domani potrebbe rivelarsi insicuro. La seconda domanda invece più semplice, è che il numero di Bitcoin sarà limitato ma quello delle criptovalute no, siamo già arrivati a un milione di tipi.  Dunque la sua forza, un numero tendenzialmente finito di pezzi non è poi così reale.

Le altre due domande sono mutuate dall’economia. Siamo usciti da una delle maggiori crisi dopo il ’29 grazie al Qe delle banche centrali che hanno stampato moneta. Ora perché toglierci questo strumento anticrisi in futuro? L’ultimo interrogativo riprende un detto noto agli economisti: la moneta cattiva scaccia la buona. Se possiedi delle monete d’oro e altre monete di qualsiasi fattura esposte all’inflazione e alla svalutazione cercherai di liberarti appena puoi delle seconde. Saranno queste che circoleranno negli affari mentre le altre, quelle buone, resteranno nei forzieri. Le criptovalute non saranno monete di tutti i giorni se sono davvero così infallibili. Saranno più simili all’oro.

Ora si può ben capire che non è la criptovaluta in sé ad essere giudicata, ad avere un valore intrinseco o meno, è la domanda che glielo sta attribuendo. “E’ la tirannia dell’opinione pubblica” come direbbe il realista Stendhal a decretare il prezzo di questa moneta. Gli eroi di Stendhal si trovavano a vivere una vita diversa da quella che avevano sempre sognato per adattarsi a un contesto sociale che non rispondeva ai propri desideri. E’ il mercato che decreta vinti e vincitori e, nel breve, la legge della domanda e dell’offerta, e nessuna altra, determinerà il prezzo di equilibrio delle criptovalute. Ora di fronte a questo scenario, sembra quasi anacronistico parlare dell’unico evento “più reale” che ci possa essere ai giorni d’oggi. Il rialzo dei tassi da parte della Fed. Adesso un dubbio inizia a emergere in un mondo dove “la civiltà ha cacciato il pericolo, non c’è più imprevisto” con la volatilità congelata. Il dubbio è che le criptovalute, i multipli elevati di wall Street, gli spred dei Paesi periferici europei più bassi di quelli dei decennali americani, siano tutti il frutto di un’unica realtà, ovvero quella di un mondo così immerso nella liquidità, da avvolgere di melassa tutto ciò che tocca.

Come in un romanzo di Stendhal un gestore deve avere l’umiltà di non piegare il portafoglio ai propri desideri, sarebbe fallimentare, ma deve piegare la propria volontà alle circostanze. Il Bitcoin continuerà a salire perché non è il suo valore intrinseco la sua forza, ma è una domanda ancora tecnicamente limitata.

A noi non resta che accettare, come sempre che è il mercato a determinare il prezzo. Ovviamente quando si accendo le spie d’allarme il nero fa presto a diventare rosso, soprattutto in un mercato, quello delle critpvalute, dove l’unica certezza è che non sono reali.