Le città invisibili

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni … Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

Le città invisibili, Italo Calvino

In queste soleggiate giornate di marzo, portatrici di gioia e profumi a noi assaggiatori di primavera, le parole di Calvino risuonano tanto poetiche quanto astratte. Eppure, a ben pensarci, nel panorama geopolitico mondiale, i nostri leader sono continuamente impegnati nel ricercare spazi, stabilire confini e nel distruggere e costruire muri ove necessario.

Questa settimana siamo tutti col fiato sospeso ad osservare un fenomeno inspiegabile: Brexit (magnitudo 9,2). Ebbene sì, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea può essere paragonata ad uno sciame sismico che ormai si sta prolungando da troppo tempo. È da giugno 2016 che ne sentiamo parlare. Brexit è femmina. Brexit è complicata, un rebus. Brexit è femmina, forse perché nessuno di noi ancora è riuscito a capirla, e continua a stupirci ogni giorno. L’unica certezza che abbiamo avuto finora era che l’uscita di scena del Regno Unito si sarebbe verificata il 29 Marzo. Il divorzio dall’Europa dopo 45 anni di matrimonio pare portare non poche problematiche ed insidie, ma finalmente questa settimana stiamo facendo passi avanti (o passi indietro, dipende dai punti di vista). Martedì 12, Theresa May ha ricevuto dal Parlamento di Westminster il suo secondo rifiuto all’accordo, in soli due mesi. Oggi il Parlamento voterà nuovamente, e se verrà approvata la richiesta di un rinvio della Brexit, questa volta toccherà ai paesi europei dare il loro assenso a riguardo. Rimaniamo quindi per ora in attesa della terza votazione di questa settimana per scoprire il verdetto finale.
Abbiamo invece abbastanza motivi per pensare che la situazione stagnante tra Washington e Pechino stia portando i suoi frutti. Infatti, le difficoltà che i due leader Donald Trump e Xi Jinping stanno incontrando nel fissare una data per il loro prossimo summit, ci ricordano l’esperienza vissuta tra USA e Canada. In modo analogo, i giorni che precedettero l’accordo tra i due paesi (il North American Free Trade Agreement), erano stati difficili e avevano destato non poche preoccupazioni. Ci auguriamo quindi che quest’ incertezza nell’aria sia soltanto preparatoria e che la guerra dei dazi abbia vita corta. L’export cinese negli Usa ha subito a febbraio un drastico calo (-20,7%). L’economia di Pechino si sta portando dietro le ferite della guerra commerciale, che sommate al rallentamento dell’economia mondiale, provocano uno smottamento dei conti cinesi che non possiamo ignorare. Dall’altro lato però, il leader Xi Jinping sta investendo moltissimo sul progetto OBOR (One belt one road), la via della Seta cinese.

L’Italia, ponendo la firma – da molti osteggiata – sul memorandum con la Cina, potrebbe essere il primo paese del G7 e membro fondatore dell’UE a diventare protagonista di questo maxi programma di investimenti. Programma con il quale, Beijing si impegna a creare un network di infrastrutture sia terrestre che marittimo attraverso Eurasia, Medioriente e Africa. Giovanni Tria, Ministro Italiano dell’Economia, ha affermato che aderire a quest’opportunità è un’occasione che l’Italia non può permettersi di perdere. L’Italia, che ospita la maggioranza della popolazione cinese in Europa, è quindi nel mirino degli investitori cinesi. In particolare lo sono i porti di Venezia, Trieste e Genova. La stipula dell’intesa tra Roma e Pechino sembra però sollevare polemiche sia tra le  autorità centrali dell’UE che nell’amministrazione statunitense. In particolare, la Casa Bianca ritiene che lasciar cadere un partner strategico come l’Italia fra le braccia del Dragone, potrebbe compromettere la creazione di un blocco occidentale anti-Cina.

Per quanto riguarda i mercati, hanno chiuso la settimana scorsa al ribasso, e stanno recuperando quota da questo lunedì. Le utilities e il real estate sono i settori top performers, mentre agli ultimi posti vediamo le banche europee e il settore automobilistico. Le parole di Mario Draghi alla conferenza stampa dopo la riunione del consiglio direttivo della BCE, hanno tolto ogni dubbio circa il rallentamento ormai dichiarato dell’economia dell’eurozona provocando la discesa dei listini. I due annunci fatti dal governatore della Banca Centrale Europea riguardano i tassi d’interesse ed una nuova serie di operazioni trimestrali (TLTRO) dirette a migliorare il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria e a sostenere l’erogazione del credito bancario all’economia reale. Draghi ha annunciato che i TLTRO inizieranno a settembre di quest’anno e termineranno a Marzo del 2021, e che i tassi rimarranno invariati almeno fino alla fine del 2019, con lo scopo di garantire la convergenza dell’inflazione a livelli vicino al 2% nel medio termine.
Calvino scrive: “Chi ha occhio, trova quel che cerca a occhi chiusi”. La speranza è che i nostri rappresentanti, chi preoccupato a difendere la sua identità, chi a proteggere i suoi confini, chi a preservare le sue tradizioni, chi spinto a ricercare nuovi o vecchi amici e alleati oltreoceano, non dimentichino che cosa stanno cercando. E’ importante che questo periodo di incertezza per il nostro continente, si pensi in particolare alla paralisi nazionale che il Regno Unito sta affrontando in questi giorni, non stemperi l’”élan vital” (slancio vitale) che da sempre contraddistingue le nostre genti. E da ultimo auguriamoci che anche se “chi ha occhio trova quel che cerca a occhi chiusi”, gli occhi rimangano ben aperti, e malgrado il panorama di inquietudine diffusa, la vita rimanga vita e non soltanto pura sopravvivenza.