Lavoro e temperanza, come insegna Rousseau

«La temperanza e il lavoro sono i due veri medici dell’uomo: il lavoro aguzza l’appetito e la temperanza impedisce di farne abuso.»

Citazione tratta da Emilio o dell’educazione, di Jean-Jacques Rousseau

 

«La temperanza e il lavoro sono i due veri medici dell’uomo», scriveva Rousseau. Ed è sempre con questa filosofia che possiamo approcciare in maniera efficace i mercati. Lavoro, ovvero costante applicazione per informarsi e analizzare gli scenari. Temperanza, ovvero la capacità di mantenere il giusto equilibrio, evitando di cedere ai due estremi pericolosi dell’eccesso di ottimismo o di pessimismo.

Così, guardando agli Stati Uniti con questa premessa, possiamo ragionevolmente dire che stanno emergendo elementi positivi. Un esempio è l’indice S&P/Case-Shiller sui prezzi delle case, il quale, secondo i dati diffusi nei giorni scorsi, si è attestato in crescita dell’1,3% ad aprile su base mensile.

C’è poi il dato sulla fiducia dei consumatori, che ha toccato i massimi da 18 mesi, sostenuta dall’aumento delle prospettive per le finanze familiari. A giugno, infatti, l’indice è salito a 109,7 punti dai 102,5 di maggio. Parliamo di un valore al di sopra del consenso degli economisti, pari a 104 punti. Nello specifico, il risultato relativo alle aspettative si è attestato a 79,3 punti, mentre quello sulla situazione attuale è arrivato a quota 155,3.

«Mentre le aspettative di reddito scendono leggermente a giugno, le nuove domande incluse nella pubblicazione di questo mese hanno rilevato una prospettiva molto più brillante per le finanze familiari dei consumatori», ha spiegato Dana Peterson, capo economista del Conference Board che elabora questi dati. «Circa il 30% si aspetta che la situazione finanziaria della propria famiglia migliori nei prossimi sei mesi, rispetto a meno del 14% che teme un peggioramento».

Il 27 giugno, inoltre, sono stati diffusi i dati sugli ordini di beni durevoli, che nella lettura preliminare di maggio sono saliti dell’1,7% sul mese precedente. La cifra è superiore al consenso degli economisti, che si aspettavano una contrazione dell’1,3%.

Insomma, senza rinunciare alla temperanza, possiamo affermare che sono tutti segnali incoraggianti per l’economia e i mercati. Proseguendo il nostro “lavoro” in Europa, è il caso di soffermarsi su un’interessante analisi.

Secondo Standard & Poor’s, l’eurozona non andrà in recessione profonda. La società di ricerca, anzi, ha raddoppiato le stime di crescita, relative al 2023, circa il prodotto interno lordo dell’area, portandole allo 0,6% dalla precedente stima dello 0,3%. L’agenzia ha sottolineato che il rischio di contrazione economica sarà massimo tra la fine del 2023 e l’inizio dell’anno successivo. Tuttavia, le previsioni migliorano nel medio periodo 2025-2026.

Ricordiamo che il PIL della zona euro è diminuito per due trimestri consecutivi: il quarto del 2022 e il primo del 2023, incappando così nella definizione tecnica di recessione. Dunque, perché Standard & Poor’s ha rivisto al rialzo le stime di crescita del PIL? Gli elementi che hanno portato al cambio delle stime sono tre: il mercato del lavoro, le misure relative al Next Gen Eu e l’aumento dei tassi di interesse da parte dell’Eurotower.

Grazie all’intervento della BCE, il rallentamento dei prezzi dovrebbe iniziare a consolidarsi, anche se non «vediamo l’inflazione tornare all’obiettivo del 2% della banca centrale fino al 2025», ha chiarito Sylvain Broyer, Emea chief economist di S&P Global Ratings.

L’agenzia, inoltre, ha posto l’accento anche sull’importanza che avrà, quest’anno, la prima stagione turistica normale dopo il Covid-19. Nel report è scritto chiaramente: nonostante un contesto di indebolimento del «ciclo economico, non vediamo l’eurozona cadere in una profonda recessione». Le prospettive a medio termine sono più «rosee di quelle a breve termine, perché la politica monetaria dovrebbe smettere di frenare la domanda entro due anni, il mercato del lavoro potrebbe dimostrarsi più resistente rispetto ai precedenti rallentamenti e la politica fiscale fornirà un certo sostegno grazie all’attuazione della Next Gen EU fino alla fine del 2026», ha spiegato Broyer.

In ultima battuta, vanno considerate le recenti dichiarazioni di Christine Lagarde. La numero uno della BCE ha detto che i tassi restrittivi saranno tali solo «per il tempo necessario». L’istituto, inoltre, «garantirà che il ciclo di inasprimento non inneschi aspettative di un’inversione di direzione troppo repentina». Insomma, possiamo guardare al medio termine con temperanza ma, al contempo, con fiducia.