L’attesa di un patto e le strategie per tempi complessi
- 3 Marzo 2022
- Posted by: VectorWM
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«Fare patti con le bestie brute è impossibile, perché, non intendendo la nostra parola, non intendono né accettano alcuna traslazione di diritto, né possono trasferire alcun diritto ad altri e, senza una accettazione reciproca, non c’è patto.»
Citazione tratta dal Leviatano, di Thomas Hobbes
Gli occhi del mondo sono puntati sulla guerra mossa dalla Russia di Putin all’Ucraina. Un evento che rappresenta innanzitutto un dramma umano, e che poi ha anche un impatto economico. La soluzione migliore – ma al momento la strada è in salita – sarebbe quella di un patto tra le delegazioni dei due Paesi per terminare il conflitto. E per farlo, come dice Hobbes, è necessario usare il buon senso e non comportarsi come delle “bestie brute”, «perché, non intendendo la nostra parola, non intendono né accettano alcuna traslazione di diritto, né possono trasferire alcun diritto ad altri e, senza una accettazione reciproca, non c’è patto».
In attesa di capire come e quando si riuscirà a porre fine al conflitto, di fronte a uno scenario geopolitico sempre più critico, gli investitori non dovrebbero vendere in preda al panico ma bensì concentrarsi sui fondamentali del mercato. È questa la posizione di Mislav Matejka, responsabile della strategia equity globale di JP Morgan. Che lunedì, insieme al suo team, ha scritto parole chiare: «Se si sta vendendo in seguito agli ultimi sviluppi geopolitici ora, il rischio è di finire per terra». Questo perché, «storicamente, la stragrande maggioranza dei conflitti militari» non ha avuto «la tendenza a danneggiare la fiducia degli investitori per troppo tempo ed è finita per diventare un’opportunità di acquisto».
Uno dei settori che sta soffrendo di più è quello bancario, soprattutto considerando la sanzioni di Stati Uniti e Unione europea contro Mosca. A partire dal blocco di alcuni istituti russi dal sistema mondiale delle transazioni Swift, e dal congelamento delle riserve valutarie all’estero della banca centrale per circa 630 miliardi di dollari.
JP Morgan ha ammesso che è probabile che le loro posizioni lunghe in Europa e nelle banche non funzioneranno «finché questa crisi dominerà i titoli dei giornali». Tuttavia, in un orizzonte più lungo di un mese, gli istituti e il Vecchio Continente dovrebbero continuare a essere visti come «sovrappesi fondamentali», soprattutto se si riuscissero a garantire, almeno parzialmente, i flussi di materie prime provenienti dalla Russia.
Anche Ubs Global Wealth Management segue una linea simile a JP Morgan. «Mettiamo in guardia contro cambiamenti frettolosi nel posizionamento degli asset in base agli eventi del momento», hanno scritto gli esperti della società svizzera. «Pensiamo sia importante che gli investitori mantengano una posizione di calma e una prospettiva di lungo termine», hanno sottolineato, suggerendo di diversificare tra regioni, settori e asset class, utilizzando le materie prime come paracadute geopolitico con posizioni lunghe sul dollaro Usa.
Un’altra riflessione interessante, meno focalizzata sull’attualità e di più ampio raggio, è arrivata da Luc Filip, Head of Discretionary Portfolio Management di Syzgroup. L’esperto ha recentemente detto che la combinazione di azioni e obbligazioni fa parte dell’offerta di molte banche e società di gestione del risparmio. «Con un certo successo – ha evidenziato – poiché questo tipo di costruzione del portafoglio ha funzionato relativamente bene negli ultimi decenni». In effetti, entrambe le tipologie di investimento hanno cavalcato l’onda di un mercato rialzista, mentre, in altre condizioni, la correlazione tra azioni e obbligazioni si sarebbe rivelata negativa.
Comunque, le performance degli ultimi anni hanno consentito agli investitori di creare portafogli meno volatili. Tuttavia, per Filip è il momento giusto per cambiare approccio alla luce delle mutate circostanze. E ci sono diverse alternative, come l’accettazione di un profilo di rischio più elevato, per poter raggiungere migliori performance. Oppure sostituire parte dell’allocazione obbligazionaria con investimenti meno liquidi – o addirittura illiquidi – come hedge fund, fondi immobiliari, debito privato o capitale di rischio. Un’altra possibilità è quella di un’allocazione liquida al 100%, con una gestione dinamica del rapporto tra azioni e cash, con l’obiettivo di mitigare i rischi ma senza rinunciare al potenziale rendimento.
Pertanto, mentre la prima speranza rimane un patto la pace, dal punto di vista degli investimenti, nell’attuale contesto bisogna aggiornare la strategia, pensando sul lungo termine e senza agire in preda al panico.