L’arte di saper parlare

«Più difficile fare una cosa che parlarne? Per nulla. Questo è un volgare errore della massa. È molto, molto più difficile parlare di una cosa che farla.»

Citazione tratta da Il critico come artista, Oscar Wilde

 

Oscar Wilde scriveva che «è molto, molto più difficile parlare di una cosa che farla». E in molti casi è così, perché attuare una scelta può essere complesso, ma comunicarla al pubblico può esserlo ancor di più. Per questo spiegare ciò che si fa diventa fondamentale: per non essere fraintesi o dare il messaggio sbagliato bisogna pesare attentamente le proprie parole, come ha fatto la Federal Reserve questa settimana per annunciare le proprie decisioni. La banca centrale Usa ha confermato una politica monetaria accomodante e ha ribadito «l’impegno a utilizzare la gamma completa di strumenti per sostenere l’economia degli Stati Uniti in questo momento difficile, promuovendo in tal modo i suoi obiettivi di massima occupazione e stabilità dei prezzi». È quanto emerge dal comunicato (in cui le parole sono state attentamente soppesate) del Fomc, il Comitato di politica monetaria dell’istituto. In particolare, la banca ha lasciato i tassi sui Fed funds ai minimi storici, in un range compreso tra lo zero e lo 0,25%. Ed è stato reiterato anche il piano di quantitative easing, che proseguirà ad un ritmo di 120 miliardi di dollari al mese, di cui 80 miliardi in Treasuries e circa 40 miliardi in Abs.

«Con i progressi sulle vaccinazioni e il forte sostegno politico, gli indicatori dell’attività economica e dell’occupazione hanno continuato a rafforzarsi – si legge del comunicato della Fed – I settori più colpiti dalla pandemia hanno mostrato un miglioramento ma non si sono completamente ripresi. L’inflazione è aumentata, riflettendo in gran parte fattori transitori. Le condizioni finanziarie complessive rimangono accomodanti, in parte riflettendo le misure politiche per sostenere l’economia e il flusso di credito alle famiglie e alle imprese statunitensi».

Il comitato di politica monetaria della Fed sta cominciando però a preparare, con molta cautela, il tapering, ossia la riduzione futura degli acquisti di titoli. La banca Usa ha quindi deciso di comunicare con prudenza e chiarezza questa eventualità, ricordando che il piano era stato lanciato a dicembre con l’impegno a continuarlo «fino a quando non saranno stati fatti notevoli progressi verso gli obiettivi della massima occupazione e della stabilità dei prezzi». Da allora, l’economia «ha compiuto progressi verso quegli obiettivi». Il Fomc, quindi, «continuerà a valutare i progressi nelle prossime riunioni».

Anche parlare dei dati trimestrali, facendo un discorso chiaro e comprensibile, è una cosa molto difficile. Per questo bisogna comunicarli con attenzione, così come ha fatto recentemente Alphabet, la casa madre di Google, che ha visto salire i numeri a livelli record, alimentati da un aumento della spesa pubblicitaria. Nel secondo trimestre 2021, in particolare, ha riportato un utile netto di 18,52 miliardi di dollari, ovvero 27,26 dollari per azione. I risultati hanno superato le aspettative di Wall Street: la stima media di 14 analisti intervistati da Zacks Investment Research era di 19,89 dollari per azione. A livello di fatturato, l’azienda di Mountain View ha registrato 61,88 miliardi di dollari, in aumento del 62%.

L’advertising è stato il motore principale della crescita dei risultati. Infatti, la domanda di consumo repressa ha spinto gli inserzionisti a investire denaro in maniera consistente sulla visibilità online. E così i ricavi da pubblicità sono cresciuti del 69% a 50,44 miliardi, grazie soprattutto al boom negli Stati Uniti; solo su YouTube gli introiti dagli spot sono balzati dell’84% a 7 miliardi. Google ha poi beneficiato della riapertura dell’economia, che ha spinto soprattutto il settore turistico a investire in pubblicità.

Numeri record sono stati annunciati anche da Microsoft, grazie ai servizi cloud e di Office, che sono riusciti a bilanciare le difficoltà legate alla carenza di chip e ai relativi problemi di approvvigionamento. Il gruppo con sede a Redmond ha registrato ricavi per 46,2 miliardi di dollari nel trimestre (+21% rispetto allo stesso periodo del 2020), profitti per 16,5 miliardi (+47%) e un utile per azione di 2,17 dollari. I risultati del colosso tech hanno battuto le stime di un fatturato di 44,1 miliardi di dollari e un utile per azione di 1,90 dollari.