L’arte di correre

“Partecipare alla maratona e portarla a termine per me è più importante di qualunque cosa. Tagliare il traguardo, non camminare e correre con piacere. Queste tre cose, nell’ordine, sono i miei obiettivi.”

Citazione tratta da L’arte di correre di Haruki Murakami

 

Partecipare alla maratona e tagliare il traguardo. Questa frase racchiude l’estrema sintesi di ciò che fatto il Dow Jones nella seduta dell’11 luglio. Perché quel giorno, il DJ ha deciso di correre, come nella descrizione di Murakami, fino a superare per la prima volta nella storia quota 27.000. Lo sprint è stato possibile grazie all’audizione al Congresso degli Stati Uniti del presidente della Federal Reserve. Jerome Powell ha infatti confermato che l’istituto è pronto per sostenere la crescita economica, minacciata da circostanze negative. Il numero uno della Fed ha quindi aperto alla possibilità di un taglio dei tassi di interesse. E tale prospettiva non è stata smorzata dalla pubblicazione del tasso d’inflazione americano, la cui componente core ha registrato un aumento sui massimi da un anno e mezzo a giugno (+0,3% su base mensile e +2,1% anno su anno), dovuto in particolare ai forti guadagni del settore dei beni e servizi. Se invece consideriamo l’indice generale dei prezzi, il dato si attesta a +0,1% a giugno rispetto maggio, mentre la crescita su base annua è pari all’1,6%. La variazione congiunturale ha superato di poco le stime degli economisti, che avevano ipotizzato un valore invariato. Nonostante l’aumento dell’inflazione, il presidente della Fed ha ribadito nei giorni scorsi la posizione già dichiarata nell’audizione al Congresso. Salgono quindi le possibilità di un taglio dei tassi già nella riunione di fine luglio.

Questa settimana, inoltre, sotto i riflettori ci sono i risultati di bilancio di alcuni grandi gruppi statunitensi. Goldman Sachs ha frenato l’entusiasmo degli investitori perché ha riportato nel secondo trimestre un calo del 6% dell’utile a 2,42 miliardi di dollari, causato in particolare dalla tendenza dei clienti a limitare gli investimenti per via della guerra tariffaria tra Usa e Cina. I ricavi, invece, si sono attestati a 9,46 miliardi; entrambi i dati sono stati inferiori a quelli dell’anno precedente. E il possibile taglio dei tassi d’interesse da parte della Fed potrebbe rappresentare un rischio per le banche a stelle e strisce. È andata meglio a JP Morgan Chase&Co, che ha registrato una crescita dell’utile nel secondo trimestre a 9,65 miliardi, contro gli 8,32 miliardi dello stesso periodo 2018. Nel frattempo sale la tensione tra Washington e Pechino: Donald Trump è tornato a minacciare nuovi dazi su beni cinesi per 325 miliardi di dollari.

Sul fronte macroeconomico, le vendite al dettaglio negli States sono aumentate dello 0,4% su base mensile a giugno, in leggero rialzo rispetto al consenso degli economisti (+0,3%). Infine, sempre a giugno, la produzione industriale è rimasta piatta a livello mensile, al di sotto delle attese che si aspettavano una crescita dello 0,2%.

Europa: la maggioranza del parlamento UE ha eletto Ursula von der Leyen presidente della Commissione. La politica tedesca ha chiarito che il suo obiettivo è un Continente più forte e più unito, mentre sulla Brexit ha assicurato che lavorerà in modo costruttivo con qualsiasi premier d’Oltremanica. In Europa, inoltre, bisogna evidenziare la delusione per i dati provenienti da Berlino: l’indice Zew sulla fiducia degli investitori in Germania è sceso a -24,5 punti a luglio, contro i -21,1 punti di giugno, ancora al di sotto delle aspettative del consenso degli economisti (-19 punti).

Passando alla Cina bisogna sottolineare che il Paese asiatico ha chiuso il secondo trimestre del 2019 con un Pil in rialzo del 6,2% su base annua, ovvero il ritmo più lento degli ultimi 27 anni ma in linea con le aspettative dei mercati. Il dato sconta la debolezza dell’economia globale e della guerra commerciale con gli Stati Uniti. Su base congiunturale la crescita è pari all’1,6%, oltre il +1,4% del primo trimestre e del +1,5% previsto. Nel Paese asiatico a correre come Murakami sono gli investimenti fissi: durante il primo semestre sono aumentati anno su anno del 5,8% a 29.910 miliardi di yuan (4.355 miliardi di dollari), oltre le attese pari a +5,6%.