L’apparente cortesia

«Trovare un accordo non era più difficile che litigare. Sotto l’apparente cortesia il disprezzo traspariva con evidenza come una leccornia sotto la gelatina»

Citazione tratta dal libro L’uomo senza qualità di Robert Musil

 

Sulla trattativa commerciale USA-Cina sono arrivate dichiarazioni positive. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nel corso della settimana ha detto che il lavoro di Washington nella trattativa con Pechino sul commercio è «agli sgoccioli», lasciando traspirare ottimismo. Ma attenzione perché sotto l’apparente cortesia si nota, come una leccornia sotto la gelatina, una pesante divergenza. Il dialogo «sta andando molto bene, ma allo stesso tempo vorremmo che andasse altrettanto bene a Hong Kong», ha detto l’inquilino della Casa Bianca. L’ex colonia britannica è infatti al centro di un diverbio tra le due superpotenze; gli Stati Uniti hanno condannato le violenze della Cina nei confronti dei protestanti che chiedono maggiore democrazia e autonomia dal governo centrale. Pechino ha invece liquidato l’atteggiamento degli USA come un’intromissione in una questione interna.

Il Global Times è comunque fiducioso sull’esito delle trattative: secondo il tabloid del partito comunista cinese, i due Paesi «sono molto vicini all’accordo commerciale di fase uno, e la Cina rimane impegnata a continuare colloqui per un accordo di fase due o persino di fase tre con gli Stati Uniti, su base egualitaria». Gli operatori sperano che l’intesa iniziale possa essere siglata entro il 15 dicembre, quando sono previste ulteriori tariffe su circa 160 miliardi di dollari di importazioni cinesi (tra cui gli smartphone).

Intanto continuano a diminuire i profitti industriali della Cina. Il valore registrato nel mese di ottobre vede una contrazione del 9,9% su base annua dopo la flessione di settembre pari a -5,3%. Per il Paese asiatico si tratta del terzo ribasso consecutivo su base mensile e della riduzione più accentuata dal 2011.

Gli Stati Uniti, invece, oggi tirano il fiato. Per il giorno del ringraziamento Wall Street rimane chiusa. Passiamo quindi all’Europa: l’attenzione dei mercati rimane concentrata sui dati macro della prima economia del Continente. A ottobre i prezzi alle importazioni in Germania hanno registrato una contrazione del 3,5% su base annua (-2,5% a settembre), mentre le stime di consenso erano pari a -3,6%. Parliamo della riduzione più elevata da luglio 2016 (-4,1%). A comunicare i dati è stato l’Ufficio Federale di Statistica DESTATIS, secondo cui, su base mensile, il dato è calato dello 0,1% rispetto al +0,6% di settembre, risultando al di sopra delle aspettative degli esperti (-0,2%). Al netto dei prodotti petroliferi e minerari, i prezzi hanno subito una contrazione del 2,3% rispetto a ottobre 2018 e dello 0,1% su base mensile. Per quanto riguarda i prezzi alle esportazioni, non c’è stata alcuna variazione rispetto al mese precedente mentre, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, il dato è pari a -0,2%.

Sul fronte politico bisogna segnalare il via libera dal Parlamento europeo alla Commissione targata Ursula von der Leyen. I sì sono stati 461, 157 i contrari, gli astenuti 89. Dal punto di vista economico, il nuovo “eurogoverno” vuole rilanciare l’economia nel segno del rispetto per l’ambiente, promuovendo nuovi investimenti sostenibili e utilizzando i margini concessi dal Patto di Stabilità. In particolare, von der Leyen vuole presentare a breve un piano da 1.000 miliardi di euro, un “Green New Deal”. Inoltre, si è posta l’obiettivo di creare una nuova politica industriale europea che sia veramente federale e non più solo la somma di politiche nazionali.

Nei giorni scorsi ha parlato anche il presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, che rimane nel solco tracciato da Mario Draghi. L’ex direttore generale del FMI ha infatti rimarcato che la politica monetaria non basta e serve anche il contributo delle politiche degli Stati, i quali devono investire di più e promuovere la crescita con i mezzi a loro disposizione. La banchiera ha comunque garantito che «la politica monetaria continuerà a sostenere l’economia e rispondere ai rischi futuri in linea con il nostro mandato di stabilità dei prezzi».