La verità è un’avventura
- 6 Dicembre 2018
- Posted by: VectorWM
- Categoria: Non categorizzato
«E allora la verità è questo cooperare a costruirla, perché non è mai già fatta, ed esporsi responsabilmente alle conseguenze del proprio fare. In un dialogo con l’altro in cui convincerlo che non possiede la verità, ma che, senza di lui, la verità non si fa. Lui non ce l’ha, ma io non la posso fare senza si lui. Questa, direi, è l’essenza della democrazia: capire che non posso escludere nessuno, anche se non devo “credere” a nessuno».
Citazione tratta da: “La verità è un’avventura” del filosofo Carlo Sini.
Non è vero niente, erano solo fake news. L’accordo tra la Cina e gli Usa, su una tregua alla guerra commerciale e ai dazi. L’intesa della Ue con Londra sulla Brexit. E ancora l’ok dell’Opec al presidente americano Donald Trump su un taglio soft della produzione di oil. Aggiungeteci l’appiattimento della curva che misura il differenziale dei tassi a due e dieci anni in Usa e avrete un mix esplosivo. Quello che ha spaventato ieri Wall Street gettando gli indici al tappetto: l’S&P500 -3,2%, Nasdaq -3,8%. La tensione sulla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina rimane sempre alta. Donald Trump continua a lanciare messaggi contrastanti su una possibile intesa commerciale con Pechino dopo la tregua del G20, evocando sempre la ritorsione dei dazi. “Avremo o un accordo vero con la Cina o nessun accordo, e a questo punto imporremmo rilevanti tariffe contro i prodotti cinesi inviati negli Stati Uniti”. Nel weekend scorso, tra Trump e Xi era stata concordata una tregua di 3 mesi per negoziare un’intesa a tutto campo. Ma oggi è tornato il pessimismo tra gli investitori. Spaventa il silenzio di Pechino sulla tregua, rotto solo stamattina, a cui si aggiunge quello dell’arresto della figlia del numero uno di Huawei in Canada ed estradata in Usa. Arresto del primo dicembre e tenuto nascosto fino stamattina. Io sono “Tariff Man”. Quando le persone o i Paesi provano a fare razzia della grande ricchezza della nostra Nazione, voglio che paghino per questo privilegio», ha dichiarato il presidente Usa. Al contrario Trump ha sottolineato che un accordo con l’Europa sul settore auto è più vicino. Guarda caso dopo le indiscrezioni di un maxi accordo tra Volkswagen e Ford. Il colosso tedesco userà impianti e piattaforme di Ford per costruire nuove auto, questo dovrebbe assicurare maggiore occupazione in Usa. La Borsa americana aveva festeggiato all’indomani del pranzo tra Donald Trump e Xi Jinping al G-20, dopo la prima verità che voleva una tregua di 90 giorni prima di nuove tariffe Usa. A dare forza ai mercati, nelle settimane scorse era stata la convinzione che Ue e Londra fossero vicine a un accordo sulla Brexit. A contrario adesso la premier Theresa May è data per uscente. Le possibilità che martedì prossimo i deputati approvino l’accordo raggiunto dal governo May con Bruxelles si sono ridotte al lumicino. L’altro ieri la maggioranza attorno alla premier si è liquefatta e l’esecutivo è stato battuto tre volte: recuperare sembra impossibile. Tanto più dopo che il governo è stato costretto a pubblicare il parere legale ricevuto in merito al futuro dell’Irlanda del Nord: che rimarrà per sempre legata all’Europa. Non che non lo si fosse già capito, ma vederlo nero su bianco ha dato ulteriori munizioni ai conservatori euroscettici che si oppongono al compromesso con Bruxelles. Ancora fari puntati oggi sull’incontro dell’Opec a Vienna, pensare che il cartello dei produttori di petrolio ascolterà le richieste di Donald Trump su un mancato taglio alla produzione, sembra poco probabile. Sei mesi fa l’Opec trovò l’accordo per aumentare la produzione e scongiurare un aumento del prezzo dell’oro nero sui 100 dollari al barile. Ora, il problema è l’opposto, stabilizzare i prezzi. A novembre il petrolio ha perso il 22%, registrando il periodo peggiore dalla crisi del 2008. Per guardare alle ricorrenze storiche Due giorni fa il tasso dei Treasury a 2 e 3 anni ha superato quello della scadenza a 5 anni. Per ora si tratta di un centesimo o poco più: un movimento quasi impercettibile, ma da non sottovalutare perché non si verificava addirittura dal 2007 e soprattutto perché in passato è stato profeta di sciagure, per l’economia e per i mercati azionari. Di solito gli analisti mettono a confronto i tassi a 2 e 10 anni, e su questo orizzonte il temibile evento non si è ancora consumato. Non siamo però molto lontani: mancano appena una dozzina di centesimi per tornare indietro a situazioni che negli Stati Uniti si sono verificate alla fine degli anni 80, nel 2000 e ancora nel 2006-2007. Alla vigilia cioè di altrettante fasi di recessione economica. A dirla tutta, l’esperienza degli ultimi 40 anni mostra che sono necessari dai 10 ai 24 mesi (in media sono 17) prima che l’inversione sfoci poi in una vera e propria crisi economica. E che poi possono trascorrere ulteriori mesi (fino a 8, in media 4) prima di assistere a una disfatta a Wall Street. Di tempo per riflettere, e per correre ai ripari, ce ne sarebbe ancora. Per il filosofo Sini, la verità nasce sempre da “un dialogo con l’altro in cui convincerlo che non possiede la verità, ma che, senza di lui, la verità non si fa”. In Borsa la verità è un’avventura, bisogna identificarla ancora prima che accada e buttarsi dentro.