La terra ferita e la finanza climatica

«Ferire la terra è ferire te stesso, e se altri feriscono la terra, feriscono te. Il paese deve rimanere intatto, com’era al Tempo del Sogno, quando gli Antenati col loro canto crearono il mondo.»

Citazione tratta da Le vie dei canti, di Bruce Chatwin

 

«Ferire la terra è ferire te stesso, e se altri feriscono la terra, feriscono te». Lo scriveva Bruce Chatwin, ed è un concetto che sta entrando sempre più anche nel mondo della finanza, con tanti capitoli da affrontare (a partire dal cambiamento climatico, che rischia proprio di ferire la terra). Ne hanno parlato anche i ministri europei dell’Economia e delle Finanze, riunitisi durante l’ultimo Ecofin che si è aperto il 5 ottobre. L’assise ha sottolineato «il forte sostegno dell’Ue e dei suoi Stati membri all’attuazione urgente e ambiziosa dell’accordo di Parigi», con il chiaro impegno «ad accelerare ulteriormente gli sforzi in linea con il Green Deal europeo», a sostegno degli obiettivi ecologici e di spesa per il clima. L’Ecofin ha inoltre ricordato che sono stati implementati strumenti che aiuteranno tale strategia, come il Next Generation Eu, i cui fondi saranno assegnati anche in base all’impegno degli Stati verso tematiche green.

L’assemblea dei ministri dell’Economia e delle Finanze ha poi ricordato l’importanza della legge europea per ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra – di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 – e per diventare climaticamente neutri entro il 2050. Ma per riuscire a tutelare l’ambiente è necessario anche «potenziare in modo significativo la mobilitazione dei finanziamenti privati», accanto ​​all’importante ruolo di leva delle politiche pubbliche.

“Come non ferire la terra” è stato il tema al centro anche del Pre-Cop26 della settimana scorsa a Milano, evento che fa da preludio alla grande conferenza sul clima di Glasgow, prevista dal 31 ottobre al 12 novembre.  «Gli Usa sono tornati con noi nella lotta al cambiamento climatico e il nostro dovere è di convincere altri Paesi a farlo», ha detto durante la kermesse il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans. Che ha proseguito, senza usare mezzi termini: «Non c’è più futuro per l’industria delle centrali a carbone. Bisogna solo chiedersi quanto ci vorrà. Voi volete una data ma io non posso darvela. Però sarei molto stupito se ci sarà ancora un numero sostanziale di imprese di estrazione del carbone oltre il 2040».

All’evento milanese ha partecipato anche John Kerry, inviato degli States, il quale ha spiegato che è fondamentale placare l’aumento della temperatura, e per farlo «ciascuno deve fare la sua parte», in primis «i Paesi del G20, i 20 Paesi più ricchi del mondo che assicurano l’80% delle emissioni del pianeta». I 50 ministri dell’Ambiente presenti al Pre-Cop26 hanno concordato sul fatto che occorre fare di più per mantenere il riscaldamento sotto quota 1,5 gradi. Tra le attività da potenziare rientrano gli Ndc (ovvero gli impegni degli Stati per la decarbonizzazione), e bisognerà garantire il fondo per il clima da 100 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo.

Un altro capitolo importante per non ferire il pianeta è quello energetico. Che però, ultimamente, è sotto i riflettori anche per gli aspetti economici e non solo ambientali. Basti pensare al trend di continuo rialzo dell’inflazione Ocse, trainato proprio dai costi dell’energia. In particolare, l’indice dei prezzi nei 38 Paesi dell’area è salito dal 4,2% di luglio al 4,3% di agosto, segnando il nono mese consecutivo di crescita. Il costo dell’energia ha registrato addirittura un +18% rispetto all’agosto 2020 (a luglio era al 17,4%). Per i prezzi dei beni energetici si tratta del massimo dal 2008.

L’Unione europea continua a monitorare l’impennata dei costi e potrebbe presto intervenire sul fronte delle riserve strategiche di gas. Lo ha annunciato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, durante una conferenza stampa questa settimana. «I prezzi dell’elettricità sono alti a causa dei prezzi del gas e dobbiamo esaminare la possibilità di separare questi due elementi all’interno del mercato, perché abbiamo un’energia molto più economica, come ad esempio le rinnovabili», ha spiegato. Il rialzo, in particolare, è dettato dall’aumento della domanda – dovuto alla ripresa economica – accanto al fatto che le forniture non crescono di pari passo. Ma in ottica futura potrebbe essere un’occasione per il pianeta: «Per il medio e lungo termine – ha detto von der Leyen – è molto chiaro che dobbiamo investire nel Green Deal europeo e nelle energie rinnovabili».