La salute del popolo

«Salus populi suprema lex esto» (La salute del popolo sia la suprema delle leggi).

Citazione tratta dal De legibus, di Marco Tullio Cicerone

 

Per l’oratore romano Marco Tullio Cicerone, la «salute del popolo» deve essere la «suprema delle leggi». Un tema di estrema attualità considerando che il coronavirus sta mettendo a rischio la salute del popolo della Cina e dei residenti locali (diversi contagi, inoltre, sono stati individuati anche al di fuori del Paese asiatico). L’epidemia ha già colpito oltre 6000 persone, superando così la diffusione della Sars nel 2003, fermatasi a 5327 casi. E, purtroppo, continuano a salire i decessi che sono circa 170. Una situazione drammatica con ripercussioni anche dal punto di vista economico: i listini asiatici (e non solo) sono sotto pressione. Toyota ha deciso di sospendere la produzione nel Paese. «Considerati vari fattori, tra cui le linee guida dei governi locali e regionali e la situazione della fornitura di componenti, a partire dal 29 gennaio, abbiamo deciso di interrompere le operazioni nei nostri stabilimenti in Cina fino al 9 febbraio», ha annunciato il portavoce della casa automobilistica Maki Niimi. Che poi ha aggiunto: «Monitoreremo la situazione e prenderemo eventuali ulteriori decisioni sulle operazioni il 10 febbraio».

Anche Starbucks ha preso delle contromisure e ha annunciato la chiusura temporanea di metà dei propri punti vendita cinesi, in scia a McDonald’s che aveva già preso una decisione analoga. Alla fine del 2019 la catena di negozi di caffè, nel Paese asiatico, contava quasi 4.300 negozi, il 16% in più dell’anno precedente.

La diffusione del coronavirus, inoltre, spaventa le compagnie aeree. British Airways ha deciso di cancellare tutti i voli da e per la Cina. Nei giorni scorsi altre società, tra cui United Airlines, Air Canada e Cathay Pacific Airways, ne avevano cancellati alcuni, ma senza sospenderli del tutto.

Intanto il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, tende la mano a Pechino con un tweet: «Siamo in strettissima comunicazione con la Cina sul virus. Negli Usa sono stati riportati pochissimi casi ma vigiliamo fortemente. Abbiamo offerto alla Cina e al presidente Xi qualsiasi aiuto possa essere necessario. I nostri esperti sono straordinari!».

Negli States, oltre al coronavirus, sotto i riflettori ci sono le trimestrali, come quella di Apple che ha sorpreso in positivo Wall Street. Il colosso di Cupertino ha visto crescere gli utili del primo trimestre 2020 (considerando il suo anno fiscale) a 22,24 miliardi di dollari, o 4,99 dollari per azione. Mentre, nello stesso periodo del 2019, il risultato era stato pari a 19,97 miliardi di dollari, o 4,18 dollari per azione. Le vendite, inoltre, sono aumentate a 91,82 miliardi di dollari dagli 84,31 miliardi di dollari dell’anno precedente. Il gruppo guidato da Tim Cook ha così battuto le attese degli analisti che prevedevano un utile per azione pari a 4,54 dollari e un giro d’affari da 88,48 miliardi di dollari.

Dal punto di vista macroeconomico, negli USA si è registrata una forte crescita degli ordinativi di beni durevoli. A dicembre c’è stato un aumento del 2,4% rispetto al -3,1% rivisto del mese precedente (-2,1% la prima lettura). Il dato, pubblicato dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, è superiore alle stime, le quali avevano indicato un aumento dello 0,4%. Il dato “core”, ovvero al netto degli ordinativi del settore trasporti, risulta tuttavia in calo dello 0,1%, al di sotto dell’atteso +0,2%. Se si esclude il settore della difesa, inoltre, gli ordinativi hanno visto una contrazione del 2,5%.

Sul fronte monetario, la FED ha mantenuto il costo ufficiale del credito all’1,50-1,75% con un voto unanime. Il presidente, Jerome Powell, ha detto di ritenere «moderati» i rischi alla stabilità finanziaria, ma considera le quotazioni di Borsa «un po’ elevate».

Nel Vecchio Continente, intanto, si torna a parlare di Brexit. Il Parlamento europeo ha approvato ieri, a larga maggioranza, l’accordo di recesso del Regno Unito dall’UE. Il divorzio è fissato al 31 gennaio, poi si aprirà la seconda fase con i negoziati sulle relazioni future fra Londra e Bruxelles.