La pace

«Molte volte pensai che la Pace fosse arrivata
Quando la Pace era tanto lontana –
Come i Naufraghi – che credono di avvistare la Terra –
Al Centro del Mare –

E lottano stremati – solo per scoprire
Tanto disperatamente come me –
Quanto illusorie le Rive –
O un qualsiasi Porto siano -»

Opera tratta dal libro Tutte le poesie, Emily Dickinson

 

Stati Uniti e Cina: è arrivata la pace? O in realtà è ancora tanto lontana? Al momento, in realtà, è meglio parlare di semplice tregua. Dopo l’incontro al G20 di Osaka (Giappone) tra il presidente americano, Donald Trump, e il suo omologo cinese, Xi Jinping, l’inquilino della Casa Bianca ha annunciato che non scatteranno i dazi aggiuntivi al 10% su altri 325 miliardi di dollari di importazioni da Pechino. Le aziende a stelle e strisce, inoltre, potranno riprendere a vendere i loro prodotti a Huawei, che era stata colpita da un bando. In effetti già molti gruppi statunitensi del settore avevano chiesto a Trump di rimuovere il provvedimento, che danneggiava gli Usa forse più di quanto danneggiasse la Cina. Basti pensare che da alcuni media americani Huawei viene definita «too big to fail». Una svolta importante, sicuramente. Le Borse mondiali hanno festeggiato nella seduta di lunedì, tuttavia è meglio evitare trionfalismi. I negoziati tra le due superpotenze sono ripresi, ma i vari passi in avanti e indietro che hanno caratterizzato finora le trattative insegnano a essere prudenti fino alla firma finale dell’accordo, quando la pace sarà effettivamente arrivata. Altrimenti, come i naufraghi della poesia di Emily Dickinson, si rischia di scoprire quanto illusorie siano le rive o un qualsiasi porto.

I risultati delle banche statunitensi, sottoposte di recente al secondo round degli stress test annuali della Federal Reserve, sembrano tutto fuorché illusori. Tant’è che gli istituti, quasi tutti promossi, hanno deciso di premiare gli investitori con una pioggia di dividendi e buyback.  Goldman Sachs aumenterà il suo dividendo di quasi il 50% (da 85 centesimi a 1,25 dollari per azione). Inoltre il gruppo ha dato il via libera a un piano di buyback da 7 miliardi di dollari, mentre quello del 2018 valeva 5 miliardi. JP Morgan Chase, invece, aumenterà la cedola del 13% a 90 centesimi. E il riacquisto di azioni proprie potrà arrivare fino a 29,4 miliardi di dollari, contro i 20,7 miliardi dello scorso anno. La lista continua: Bank of America alzerà il suo dividendo da 15 a 18 centesimi, con un buyback fino a 30,9 miliardi di dollari. Citigroup alzerà la cedola da 45 a 51 centesimi, mentre il piano di riacquisto di azioni proprie si aggira intorno a quota 21 miliardi di dollari. Il dividendo di Morgan Stanley passerà da 30 a 35 centesimi, con un buyback da 6 miliardi di dollari.

Su 18 banche, solo una non ha passato l’esame. Parliamo della divisione Usa del Credit Suisse che dovrà risolvere entro il prossimo 27 ottobre alcune fragilità riscontrate durante lo stress test. Fino a quando non riuscirà a sistemare questa situazione, la distribuzione di capitali da parte del gruppo elvetico dovrà rimanere ai livelli del 2018.

Torniamo a parlare di pace, che sembra essere assente nel dibattito commerciale tra Usa ed Europa. Gli Stati Uniti sono tornati a minacciare nuove tariffe su prodotti Ue per altri 4 miliardi di dollari (come pasta, formaggi e whiskey irlandese). L’eventuale provvedimento sarebbe una ritorsione per gli aiuti europei ai velivoli commerciali. Da molti anni, infatti, Washington e Bruxelles si accusano reciprocamente di sostenere con sussidi pubblici i propri colossi dell’aviazione, ovvero la statunitense Boeing e il consorzio europeo Airbus.

In Europa, intanto, è anche tempo di cambi ai vertici delle istituzioni.  Il Consiglio dei 28 capi di Stato e di governo Ue ha trovato l’accordo sulle nomine, tra cui Christine Lagarde alla Banca centrale europea. Gli investitori confidano nella prosecuzione della linea Draghi. La tedesca Ursula von der Leyen, invece, si appresta a succedere a Jean-Claude Juncker quale presidente della Commissione.

Passando all’industria del Vecchio Continente, sono emersi nuovi segnali di rallentamento. L’indice Pmi manifatturiero dell’Eurozona definitivo di giugno, elaborato da Ihs Markit, si è attestato a 47,6 punti, in lieve calo dai 47,7 punti registrati a maggio. Il risultato è al di sotto alle stime preliminari e anche al consenso, entrambi a 47,8 punti.