La fatica instancabile

«La fatica instancabile vince ogni cosa.»

Citazione tratta dalle Georgiche di Virgilio

 

Questa settimana, con una «fatica instancabile», il presidente della Camera degli Stati Uniti, Mike Johnson, ha fatto un’intensa opera di convincimento nei confronti dei deputati del suo partito, quello repubblicano, al fine di vincere ogni dubbio su una votazione cruciale. Parliamo del piano di bilancio da migliaia di miliardi di dollari che ha superato, al pelo, uno degli step necessari prima dell’approvazione finale.

L’agenda Trump ha lasciato infatti diverse perplessità iniziali tra i membri del partito, e lo stesso presidente ha fatto diverse chiamate per fare pressioni ed evitare defezioni. Alla fine, il voto è stato di 217 sì contro 215 no. L’unico repubblicano a votare contro, insieme a tutti i democratici, è stato il deputato Thomas Massie del Kentucky.

«Ce l’abbiamo fatta», ha dichiarato Johnson dopo il voto. «Questo è il primo passo importante per aprire il processo di riconciliazione. Abbiamo molto lavoro da fare. Porteremo avanti l’agenda America First». La sua instancabile fatica è servita soprattutto per convincere tre deputati conservatori che inizialmente si erano opposti alla risoluzione: Tim Burchett del Tennessee, Victoria Spartz dell’Indiana e Warren Davidson dell’Ohio.

Il provvedimento prevede 4,5 trilioni di dollari in tagli fiscali e un obiettivo di 2 trilioni di riduzioni di spesa, oltre a più di 100 miliardi in nuovi finanziamenti per politiche anti-immigrazione e per la difesa.

Il piano richiede inoltre alla Commissione Energia e Commercio della Camera di individuare 880 miliardi di tagli ai programmi federali; i repubblicani puntano soprattutto sul depotenziamento al Medicaid, un programma pubblico che fornisce copertura medica a individui e famiglie con redditi e risorse limitate. Il provvedimento prevede anche un innalzamento del tetto del debito di 4 trilioni di dollari.

I democratici si sono opposti compatti al piano di bilancio repubblicano, denunciandolo come un regalo fiscale ai ricchi che penalizzerà le famiglie della classe lavoratrice.

L’approvazione alla Camera ora mette sotto pressione il Senato, che sarà spinto a esaminare e approvare la stessa risoluzione, nonostante la scorsa settimana abbia adottato una propria versione. Infatti, i repubblicani puntano sul processo di riconciliazione, una procedura che consente di portare avanti l’iter legislativo con una semplice maggioranza di partito anziché una maggioranza più ampia, ma per attivarlo è necessario che entrambe le camere approvino la stessa identica risoluzione di bilancio.

Se passerà, ci sarà naturalmente un impatto sui mercati. Il taglio alla tassazione sarebbe «principalmente un bene per le aziende statunitensi», ha detto Lars Skovgaard, senior investment strategist di Danske Bank. «Si prevede una minore regolamentazione e tagli fiscali. Mi aspetto che accada, e se lo faranno, sarà positivo per i mercati».

Le iniziative di Trump, ad oggi, hanno generato effetti contrastanti. Secondo gli ultimi dati pubblicati, a febbraio la fiducia dei consumatori statunitensi è peggiorata al ritmo più rapido degli ultimi tre anni e mezzo (attestandosi a 98,3 punti), mentre le aspettative di inflazione a 12 mesi sono aumentate, segnalando un ulteriore rialzo delle preoccupazioni degli americani.

L’indagine dell’organizzazione di ricerca Conference Board ha osservato che «i commenti sull’attuale amministrazione e le sue politiche hanno dominato le risposte» degli intervistati, in scia al calo del sentiment anche delle imprese. I dazi sulle importazioni, che Trump ha già imposto o sta pianificando di imporre, sono stati identificati come il problema principale in quasi tutti i sondaggi.

Inoltre, Reuters ha riportato che, secondo diversi economisti, i licenziamenti senza precedenti dei lavoratori del governo federale stanno influenzando negativamente la psiche dei consumatori, rappresentando un rischio per la spesa, il principale motore dell’economia.

«Gli americani sono sempre più pessimisti riguardo al futuro. Nessun governo federale ha mai minacciato i lavoratori governativi con licenziamenti di massa, e questo sta iniziando a terrorizzare i consumatori», ha detto Christopher Rupkey, capo economista di FWDBONDS.

Ma Trump e i suoi fedelissimi sembrano essere disposti a una fatica instancabile nel tirare dritto per la propria strada. I mercati, come sempre, sono pronti a salire o scendere in base a quello che verrà approvato o meno.