La conquista della felicità

«Quando occorre prendere una decisione grave o difficile, non appena disporrete di tutti i dati concentratevi del vostro meglio sulla questione e decidete; una volta presa la decisione, non tornatevi più sopra, a meno che veniate a conoscenza di qualche fatto nuovo. Nulla stanca quanto l’indecisione, e nulla è altrettanto sterile.»

Citazione tratta da La conquista della felicità, di Bertrand Russell

 

Le banche centrali non possono permettersi di prendere decisioni sommarie, senza aver analizzato con attenzione il contesto attuale e le possibili conseguenze. E non possono permettersi nemmeno di rimanere nell’indecisione. Così si ritrovano in piena sintonia con Bertrand Russel: «Quando occorre prendere una decisione grave o difficile, non appena disporrete di tutti i dati concentratevi del vostro meglio sulla questione e decidete». Poi bisogna mantenere la rotta, a meno che non subentrino nuovi elementi tali da modificare la decisione: «Non tornatevi più sopra, a meno che veniate a conoscenza di qualche fatto nuovo. Nulla stanca quanto l’indecisione, e nulla è altrettanto sterile».

Pensiamo alla Fed, che è in procinto di prendere una decisione difficile: scegliere se accelerare il tapering, ovvero la riduzione degli stimoli effettuati tramite gli acquisti di asset. Al momento sono ancora in fase di valutazione le modalità, ma le indicazioni di fondo arrivate dal numero uno della banca centrale, Jerome Powell, sono chiare. «È appropriato discutere di un’accelerazione del tapering», ha osservato nel corso della sua recente testimonianza al Congresso statunitense, fresco della conferma di un nuovo mandato alla guida della Fed grazie alla fiducia ricevuta dal presidente Joe Biden. «I dati di novembre su inflazione, salari, consumi mostrano che a questo punto l’economia americana è molto forte e le pressioni inflazionistiche molto alte. Perciò, secondo me, sarebbe opportuno valutare una riduzione dei nostri acquisti di titoli, cosa che abbiamo già annunciato, con qualche mese di anticipo».

Perciò, come diceva Russel, la Fed dispone di tutti i dati e si sta concentrando, dando il meglio di sé. È bene però prendere una decisione definitiva senza tergiversare, e informare appena possibile i mercati. Pur rimanendo consapevoli che, come chiarito da Powell, «avete visto la nostra politica adattarsi e la vedrete continuare ad adattarsi». 

Il numero una della Fed ha poi parlato nel dettaglio dell’aumento dei prezzi. È un buon momento per «ritirare la definizione ‘transitoria’ per l’inflazione».  «In generale – ha spiegato Powell – i prezzi più alti che stiamo vedendo sono collegati a squilibri sul fronte dell’offerta e su quello della domanda che possono essere riferiti alla pandemia e alla riapertura dell’economia. Ma può essere anche il caso che gli aumenti dei prezzi si siano diffusi in modo più ampio e penso che il rischio di un’inflazione più alta sia aumentato».

Powell ha quindi messo in guardia e avvertito sull’impatto della nuova variante Omicron, sia sulla ripresa che sull’inflazione. Una maggiore preoccupazione per il virus potrebbe rallentare «i progressi sul mercato del lavoro» e intensificare «i problemi nelle catene di approvvigionamento» con il rischio di ulteriori impennate dei prezzi.

Secondo gli strategist di JP Morgan non bisogna però farsi prendere dal panico. Gli esperti si aspettano che la normalizzazione (malgrado la delicata situazione pandemica) continuerà ad affermarsi a livello globale nel corso 2022, pur aggiornando le previsioni considerando l’impatto di Omicron. In particolare, gli analisti della banca d’affari americana per ora stimano che l’S&P 500 crescerà di circa l’8,5% entro la fine del prossimo anno. E sono ancor più interessanti le attese sull’utile per azione annuale (eps), nell’ordine di un aumento del 14%. Inoltre, nonostante il giro di vite ancora in atto in Cina da parte del governo su diversi comparti – come immobiliare, tech, criptovalute e insegnamento privato –  JP Morgan prevede per il 2022 un miglioramento dello scenario che dovrebbe coinvolgere tutti i mercati emergenti, con una normalizzazione delle abitudini di spesa dei consumatori.

Ciò vuol dire che non ci saranno particolari rischi? Assolutamente no. Gli esperti della banca temono una possibile politica della Banca centrale americana troppo restrittiva. Una dinamica ancor più preoccupante qualora avvenisse in contemporanea a un ritardo delle riaperture delle attività e dei confini in Cina (che sta seguendo una politica rigorosa per contrastare il virus).