Insoddisfazione e progresso

«L’insoddisfazione è il primo passo nel progresso di un uomo o di una nazione.»

Citazione tratta dal Manuale del perfetto impertinente, di Oscar Wilde

 

Accade delle volte che i dati macroeconomici ci lascino insoddisfatti. Eppure, come scriveva Oscar Wilde, «l’insoddisfazione è il primo passo nel progresso di un uomo o di una nazione». Infatti, di fronte a situazioni che non ci piacciono possiamo reagire e creare le condizioni per un futuro migliore.

Ed è con questo intento che agiscono generalmente gli attori coinvolti nelle decisioni che muovo l’economia e i mercati. Si pensi alla Banca centrale europea che, insoddisfatta dell’eccesso di inflazione, ha messo in campo una politica di rialzo dei tassi. Una strategia che, nonostante gli effetti collaterali, è ritenuta necessaria da molti esperti dato il contesto storico attuale.

La numero uno della BCE, Christine Lagarde, in un’intervista con la testata indiana The Economic Times, rilasciata di recente, ha cercato di fare chiarezza. «Da luglio 2022 – ha sottolineato la banchiera – abbiamo aumentato i tassi di interesse a un ritmo e dimensioni senza precedenti. I tassi di interesse sono lo strumento più efficiente nelle circostanze attuali. Vi sono tutte le ragioni per ritenere che a marzo raggiungeremo altri 50 punti base. Dopo, vedremo. Dipendiamo dai dati».

Lagarde, insomma, è determinata a reagire all’insoddisfazione dettata dalla crescita eccessiva dei prezzi, con l’obiettivo di riportare l’inflazione nell’orbita del 2%. E ha spiegato che non solo vuole raggiungere il target, ma vuole mantenerlo in modo sostenibile.

A proposito delle tempistiche, Lagarde ha dichiarato di non avere una timeline, ma di voler riportare l’inflazione al 2% in modo tempestivo. Inoltre, ha lanciato un appello ai governi, perché la politica monetaria da sola non basta: «Dobbiamo concentrarci sulla qualità della risposta fiscale. Stiamo dicendo ai governi che dovrebbero assicurarsi che il loro sostegno fiscale sia temporaneo. Se, ad esempio, un governo sostiene le persone a causa degli alti prezzi dell’energia, allora quando i prezzi dell’energia scendono, il sostegno dovrebbe essere ridotto».

La numero uno dell’Eurotower ha infinte sottolineato che «i governi dovrebbero indirizzare il loro sostegno alle persone che ne hanno più bisogno. E dovrebbe essere fatto in modo tale che le persone abbiano ancora un incentivo a ridurre il loro consumo di energia. Quindi, un sostegno temporaneo, mirato e su misura. Questi sono i tre principi fondamentali».

In ogni caso, l’impostazione della BCE per reagire all’insoddisfazione è più moderata rispetto a quella della FED. Basti pensare alle parole da “falco” pronunciate di recente da James Bullard, governatore della Federal Reserve di St. Louis. Il membro del board della banca centrale degli Stati Uniti, considerato tra i più inflessibili, ha infatti detto che «le proiezioni indicano che i tassi potrebbero raggiungere il 5,375%. Abbiamo bisogno che i tassi siano oltre il 5%». La spiegazione che ha dato riguarda il fatto che «l’economia americana è più forte di quello che ci aspettavamo», di conseguenza i mercati stanno «prezzando un cammino più difficile contro l’inflazione».

La linea dei falchi è emersa anche dai verbali dell’ultima riunione del FOMC (Federal Open Market Committee) pubblicate il 22 febbraio: «Con un’inflazione ancora ben al di sopra dell’obiettivo del 2% del Comitato, e un mercato del lavoro che rimane molto teso, tutti i partecipanti hanno continuato a prevedere aumenti costanti dei tassi per raggiungere l’obiettivo».

Tuttavia esiste una linea più “ottimista” secondo cui la FED, nei prossimi mesi, potrebbe diventare un po’ meno falco e un po’ più colomba in caso di dati macro migliori delle attese. Passando alla Cina, per esempio, gli ultimi numeri sono più soddisfacenti del previsto: il Pmi manifatturiero ufficiale di febbraio è salito a 52,6 punti dai 50,1 del mese precedente (tutti i valori sopra 50 indicano espansione economica), superando le stime di mercato (50,5). Parliamo del secondo mese consecutivo di incremento della produzione industriale e del ritmo più veloce da marzo 2012, sostenuto dalla svolta sanitaria di Pechino, ovvero lo stop alla politica zero-Covid.

Certo, i dati non possono essere sempre splendenti e tutti preferiscono la soddisfazione. Ma ricordiamoci che, talvolta, «l’insoddisfazione è il primo passo nel progresso di un uomo o di una nazione».