Il primo giorno della mia vita

“Io quando sto male faccio sempre un gioco, – dice Thomas. – Mi guardo intorno, osservo le persone, quel poliziotto per esempio, – e lo indica con il mento, – quella mamma, quel tassista, quella coppia, e penso che tra… ottanta, cento anni non ci saranno più, non ci sarà nessuno di loro, ma proprio nessuno. Non ci sarà più quel bambino con il palloncino di Daffy Duck, né quella donna che litiga al telefono con chi sa chi. Non ci sarai tu e non ci sarò io. Saremo tutti sostituiti da altrettante persone con altrettanti affanni, problemi, speranze, paure. E fra altri cent’anni da altri ancora. E probabilmente seduti su questi scalini ci saranno di nuovo una ragazza che piange e un ragazzo che dice stupidaggini. Pensa quanto siamo sostituibili. Gli occhi di Emily si sono asciugati come pozzanghere al sole. – Però siamo anche un po’ unici, – conclude lui, – perché la nostra storia non sarà mai uguale a quello di nessun altro.”

 «Tenere gli occhi chiusi ti fa capire che sei ancora vivo».

 Citazioni tratte da “Il primo giorno della mia vita” di Paolo Genovese.

Il mercato ci crede, punta sulla seconda possibilità. Il 2018 si è chiuso all’insegna del pessimismo. Ovunque si voltava lo sguardo, l’orizzonte prometteva tempesta: le banche centrali intente a chiudere i rubinetti della liquidità. Le due maggiori economie del mondo, Usa e Cina sempre più bellicose, i dati macro contrastanti ma soprattutto i sogni che si infrangevano con i tech al centro dell’uragano. Ora, con i prezzi decisamente più bassi, si intravede il sereno dopo la tempesta. Secondo Leonardo Da Vinci questo è il momento migliore per dipingere un paesaggio, perché i colori sono più nitidi, vivi, non accecanti e nemmeno troppo spenti, visibili nella loro verità.

Non è una questione di oroscopi, di fattucchieri o di sfere di cristallo. Dopo due anni di previsioni sbagliate, anche le maggiori banche d’affari ci hanno rinunciato. Il 2017 sarebbe dovuto essere l’anno del crollo dopo l’elezione di Donald Trump, il 2018 quello dei tech, dalla robotica all’intelligenza artificiale, alla blockchain e l’auto elettrica. E’ successo sempre l’opposto. A fine 2018 le Faang hanno perso dal 30 al 40% del loro valore.

L’orizzonte si sta schiarendo, soprattutto su alcune tematiche che, fino ieri, erano epicentro di volatilità. Buone notizie sull’incontro tra USA e Cina. I due Paesi hanno riaperto la trattativa per evitare una guerra commerciale. E’ un terreno inesplorato, due culture profondamente diverse a confronto. La guerra non conviene a nessuno mentre la pace, o meglio, un nuovo equilibrio dinamico, non è mai stato sperimentato. Il risultato sarà qualcosa di diverso dall’attuale.

Il dialogo porterà ad un miglioramento dell’attuale situazione: barriere commerciali più basse. Nel breve è attesa l’apertura cinese agli investimenti esteri nel settore finanziario, oltre alla riduzione di quelle sull’import di auto. La tensione   rimane sul lungo periodo con entrambi i Paesi che puntano a diventare leader nei settori del futuro, prima fra tutti l’intelligenza artificiale.

Seconda buona notizia, le minute della Fed di ieri hanno evidenziato un atteggiamento più morbido, che apre a meno rialzi dei tassi quest’anno. Nelle prime sedute dell’anno i listini azionari e le principali materie prime hanno messo a segno un rimbalzo con conseguenti prese di profitto sui titoli governativi, in particolare su Treasury e Bund. Sul fronte politico, entra nella terza settimana lo shutdown USA, mentre sul fronte Brexit la Premier May, che intorno al 15 gennaio riproporrà alla Camera il voto sull’accordo con la UE, ha avvertito che una bocciatura porterebbe il Regno Unito in un territorio inesplorato.

 

Si torna realisti, molto realisti. Tanto che il leitmotiv del 2019 sarà il ritorno in campo delle banche centrali, secondo tempo. Una totale inversione dello scenario. L’anno passato era stato annunciato come quello che avrebbe dovuto segnare il passaggio del testimone dalle banche centrali alle politiche fiscali. In parte lo è stato, solo in Usa. Ora però si ritorna indietro. E’ “il primo giorno di una nuova vita” di chi rinuncia al suicidio programmato a cui si stavano orientando i mercati decisi ad anticipare una recessione esasperandone i contorni, per riiniziare da zero. Sullo sfondo dati macro contrastanti. Il pessimo andamento della produzione industriale a novembre in Germania suggerisce tecnicamente la possibilità di una recessione, dopo due trimestri in calo del Pil della locomotiva europea. L’inflazione è la grande assente, punto interrogativo degli economisti segna anche il loro fallimento. La soluzione però è semplice, un ritorno al passato, quando si festeggiavano dati deboli perché avrebbero spronato le banche centrali ad allargare i cordoni.

Questo è il mercato più interessante, quello per i professionisti che dopo la tempesta scremano gli eccessi per cogliere le occasioni a buon mercato. Apple ha i numeri (80 miliardi di generazione di cassa) per evolversi. Netflix continuerà a salire come Amazon e Microsoft perché molto più flessibili ai cambiamenti.  Il 2019 sarà il primo giorno per molti tech che avranno il coraggio di continuare a cambiare pelle, mentre l’ultimo per molti giganti con i piedi d’argilla immobili da troppo tempo sulle rendite di posizione, come banche impreparate di fronte alla fintech. Nel settore auto siamo di fronte a una rivoluzione, vedi l’Ipo di Uber. Obbligo di innovazione per i media e la distribuzione. Il 2019 sarà l’anno del ritorno dello stock picking, quello che amiamo di più, perché analizza con cura ogni singola società.