Il Milione

“Quando lo Grande Kane ebbe imposta l’ambasciata a li due frategli e al barone suo, sí li diede una tavola d’oro ove si contenea che gli mesaggi, in tutte parti ove andassero, li fosse fatto ciò che loro bisognasse. E in tutte le parti ov’egli giugneano gli era fatto lo magiore onore del mondo per amore de la tavola, sicché gli due frategli giunsero a Laias. …

Or avenne che nel 1187 anni li Tartari fecero uno loro re ch’ebbe nome Cinghis Kane. Costui fu uomo di grande valenza e di senno e di prodezza; e sí vi dico, quando costui fue chiamato re, tutti li Tartari, quanti n’era al mondo che per quelle contrade erano, si vennero a lui e tennello per signore; e questo Cinghis Kane tenea la segnoria bene e francamente. E quivi venne tanta moltitudine di Tartari che no si potrebbe credere; quando Cinghi si vide tanta gente, s’aparechiò con sua gente per andare a conquistare altre terre. E sí vi dico ch’egli conquistò bene otto province in poco tempo, né no li face’ male a cui egli pigliava né no rubavano, ma menavaglisi drieto per conquistare l’altre contrade, e cosí conquistò molta gente. E tutta gente andavano volontieri dietro a questo signore, veggendo la sua bontà; quando Cinghi si vide tanta gente, disse che volea conquistare tutto ‘l mondo.

Cristoforo Colombo morì senza scoprire mai di essere arrivato in America e non nelle Indie. Come ha sempre dichiarato la sua scoperta è stata ispirata da un libro scritto da un altro italiano: Marco Polo che ne Il Milione descrive i suoi viaggi e gli anni come consigliere alla corte del grande Khan. Secondo alcune pergamene rinvenute da un terzo italiano, Marciano Rossi, e regalate negli anni ‘30 al governo Usa, sarebbe stato lo stesso Marco Polo a scoprire dell’esistenza di una terra al di là della Cina, forse l’Alaska, ma non ci andò mai personalmente, furono dei mercanti siriani a rivelarglielo.

Abbiamo lo sguardo fisso sulle Borse Usa, con Wall Street che ha aggiornato i nuovi massimi storici. Stesso movimento del Nasdaq, a dispetto di chi già paventava il crollo dei tech. I dati macro non sono stati entusiasmanti e insieme all’ultima audizione del presidente della Fed, Janet Yellen, gli osservatori sono sempre più convinti che la normalizzazione dei tassi arriverà ma un ritmo più blando del previsto. Immediata la reazione dei mercati, soprattutto sul fronte valute. Il dollaro ha toccato nuovi minimi di periodo, dopo che l’ultima versione della riforma sanitaria di Donald Trump è stata clamorosamente cestinata. Il cambio euro/dollaro ha sfondato quota 1,15, ai massimi da oltre un anno; mentre il dollar index ha aggiornato nuovi minimi da 10 mesi. In apprezzamento verso la moneta Usa anche la sterlina in vista della pubblicazione dei dati sull’inflazione.

Non è ancora chiaro quale sia il prossimo passo che il Grand Old Party intenda compiere sulla riforma dell’Obama Care, è tuttavia concreta l’eventualità di dover ricominciare da zero e forse anche tornare a cercare il compromesso con i democratici. Questo, tradotto nel linguaggio che parlano a Wall Street, significa che sarà molto difficile per Trump portare a termine l’altra grande riforma su cui scommette il mercato: quella fiscale.

Si parla sempre di Stati Uniti, ma Marco Polo e Cristoforo Colombo ci hanno insegnato a non pensare che il mondo sia formato da un unico centro economico.

Nel secondo trimestre dell’anno il Pil della Cina è cresciuto del 6,9% su base annua, meglio delle stime degli analisti (6,8%) confermando il dato del primo trimestre, mentre su base congiunturale il rialzo è dell’1,7%, meglio dell’1,3% dei primi tre mesi. Le vendite al dettaglio sono salite a giugno dell’11,0%, in rialzo rispetto al 10,7% del mese precedente e del 10,6% stimato dagli analisti. Anche la produzione industriale accelera a giugno, con un rialzo annuo del 7,6%, oltre il 6,5% relativo ai due mesi precedenti e alle stime degli analisti.

Mentre le banche Usa sono in affanno dopo trimestrali deboli si scopre che tre delle cinque maggiori banche al mondo sono cinesi. Nove dei primi dieci istituti di credito maggiormente cresciuti dal 2009 al 2016 sono ancora cinesi. Mentre le banche occidentali affrontavano «deleveraging», quelle cinesi triplicavano le dimensioni.

Il presidente cinese, Xi Jinping, vuole accompagnare la corsa economica con quella delle riforme e una nuova politica estera più aperta. Così, se Trump chiude sul clima, Jinping apre.  Anche sulla politica monetaria sono attese forti novità. La Banca centrale cinese, in un intervento pubblicato nel suo house organ, Financial news, starebbe studiando di ampliare la banda di oscillazione dello yuan e ridurre l’intervento dello Stato. Una novità importante proprio a ridosso del Central financial work Forum che si apre venerdì a Pechino. Un primo passo di una nuova politica di apertura che si attende verrà confermato nel XIX congresso nazionale del Partito Comunista Cinese di ottobre. Xi Jinping ama ripetere che aprirà una nuova via della seta per unire Europa e Cina

Stati Uniti e Cina insieme generano il 40% del Pil mondiale (24,5% Usa e 14,8% Cina). Non è fondamentale scegliere se sia stato più importante il viaggio di Marco Polo o Cristoforo Colombo, l’America o la Cina. L’importante è arrivarci.  Un portafoglio mondo equilibrato non deve chiudersi o scommettere contro o a favore di Trump o gli Stati Uniti, ma deve aprirsi ricordandosi che non esiste più un solo centro economico.