Il leader

«La prova fondamentale del valore di un leader è che si lasci dietro, in altri uomini, la convinzione e la volontà di proseguire la sua opera»

Citazione di Walter Lippmann contenuta in Comunicare da leader, di Maria Elena Capitanio e Andrea di Cicco

 

Se, come disse Walter Lippmann, la prova fondamentale del valore di un leader è che si lasci dietro la convinzione e la volontà di proseguire la sua opera, allora Mario Draghi ha superato il test. Christine Lagarde, nominata a succedergli alla presidenza della Banca Centrale Europea, sembra infatti voler continuare sulla linea tracciata dal banchiere italiano. E la pensano così i mercati che non ipotizzano grandi cambiamenti all’orizzonte. Sia recentemente che in passato, in qualità di direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Lagarde si è espressa più volte a favore della necessità di politiche monetarie accomodanti. A maggior ragione tenendo conto del rallentamento economico in corso, peggiore del previsto, della questione Brexit e di qualche tensione politica europea.

E soprattutto delle incertezze circa il commercio mondiale, dovute in particolare alla guerra tariffaria tra Stati Uniti e Cina. I mercati attendono ulteriori passi in avanti dopo la tregua siglata tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping a margine del G20 di Osaka (Giappone). «La Cina ritiene da sempre che l’imposizione di dazi danneggi le due parti e provochi incertezza nell’economia globale» ha ribadito durante una conferenza stampa Gao Feng, il portavoce del ministero del Commercio di Pechino, evidenziando come «il punto di inizio delle frizioni commerciali è stato l’imposizione da parte degli Usa delle prime misure sulle merci cinese». Il portavoce ha poi aggiunto che «se le due parti raggiungeranno un accordo c’è bisogno che vengano rimosse tutte le tariffe aggiuntive. La posizione della Cina sul punto è chiara e lineare».

Dal punto di vista macro, l’economia degli Stati Uniti ha creato 224 mila posti di lavoro nei settori non agricoli a giugno, un risultato più alto rispetto al consenso (la stima era di un incremento di 165 mila unità). I nuovi posti di lavoro creati dal settore privato sono invece stati pari a 191 mila unità. Sempre a giugno, il tasso di disoccupazione è cresciuto al 3,7%, oltre le previsioni al 3,6%.

Il risultato relativo ai nuovi posti di lavoro nei settori non agricoli di maggio, invece, è stato rivisto al ribasso da +75 mila a +72 mila. Cresce meno del consenso, che attendeva un aumento su base mensile dello 0,3%, la retribuzione media oraria (+0,22%), monitorata dalla Fed in ottica inflazione.

Dati positivi, ma la notizia più incisiva per Wall Street è stata l’audizione di ieri al Congresso Usa del presidente della Federal Reserve. Jerome Powell ha ribadito che la Banca centrale è pronta per sostenere la crescita economica, minacciata da circostanze negative. Il numero uno della Fed ha quindi aperto alla possibilità di un taglio dei tassi di interesse, già forse nella riunione di fine mese. Il Nasdaq ha brindato alle dichiarazioni di Powell chiudendo in rialzo dello 0,75% nella seduta di mercoledì.

Torniamo in Europa. Sul fronte Brexit c’è una novità, perché i laburisti prendono una posizione chiara dopo mesi di indugi: Jeremy Corbyn ha annunciato che il partito chiederà un secondo referendum su qualsiasi eventuale accordo di uscita dall’Ue sostenuto dal partito conservatore e anche in caso di no deal, potenzialmente rovinosa per l’economia britannica. E non finisce qui: se si arrivasse a una seconda consultazione popolare sulla Brexit, i laburisti faranno campagna per restare in Ue.

In Europa, sotto i riflettori, c’è anche il settore aerospaziale: quest’anno Airbus si prepara a diventare il nuovo leader dei cieli sorpassando la statunitense Boeing dopo la messa a terra (dallo scorso marzo) dei 737 Max, i modelli coinvolti nei due incidenti in Etiopia e in Indonesia nei quali hanno perso la vita 346 persone. Il gruppo Usa ha annunciato 239 consegne di aerei commerciali nel primo semestre 2019, il 37% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il consorzio europeo, invece, ha visto crescere le consegne a 389 velivoli, in aumento del 28% rispetto al 2018; se questa tendenza verrà confermata anche nei prossimi mesi, Airbus scalzerà Boeing come primo produttore di aerei a livello mondiale.