Il futuro e le sue solite promesse
- 16 Maggio 2019
- Posted by: VectorWM
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«Quando è stata l’ultima volta, ragazzi, che avete perso il sonno pensando al viaggio della vita che vi attende? Quando?» Come invasato, senza aspettare la risposta, fissando gli occhi assetati degli studenti aggiunse: «Male! Dovete perdere il sonno sognando il vostro futuro. Il sonno lo perdiamo perché la vita ci fa paura e ci emoziona allo stesso tempo, la vogliamo aggredire e strapparle le sue promesse, ma ne abbiamo paura. Abbiamo paura che ci abbatta, che le speranze restino deluse, che tutto sia stato frutto dell’immaginazione. Dovete perdere il vostro sonno pensando al futuro. Non ne abbiate paura. È segno che state vivendo, che la vita sta entrando in voi.»”
“Cose che nessuno sa” di Alessandro D’Avenia
Si dice che il futuro sia una declinazione dell’essere. E’ infatti qualcosa che non esiste ancora, ma di cui intravediamo una gradevole sagoma all’orizzonte. Dietro al futuro si cela un enorme paradosso: abbiamo timore di lui, ma allo stesso tempo non vediamo l’ora che sia qui con noi a tenerci compagnia. Mentre ce ne stiamo seduti tra le braccia di una realtà possessiva che sembra volerci tutti per sé, lo sappiamo bene, che noi è al futuro che apparteniamo. Quest’ultimo ci appare in sogno durante la notte e periodicamente si intrufola nei nostri pensieri. Noi lo lasciamo fare: gli facciamo spazio nella nostra già affollata quotidianità. Quando il futuro bussa alle nostre porte, a volte ha sul volto un non so che di serio e minaccioso. Altre volte ci fa invece promesse esorbitanti e noi, creduloni, in pochi secondi siamo di nuovo ai suoi piedi. Che ingenui.
A proposito di futuro e di promesse non mantenute, questa settimana il mondo è in balia delle vicende in corso tra Cina e Usa. Fino ad una decina di giorni fa, eravamo tutti convinti che, dopo le lunghe trattative tra i due paesi, l’accordo fosse ormai alle porte. La decisione di Trump di mettere dazi su 200 miliardi di dollari di prodotti made in Cina ha seminato ancora una volta incertezza e paura. All’attacco di Washington, Pechino ha risposto con prontezza, alzando a sua volta i dazi e decretandone di nuovi su merci americane. La Cina ha infatti annunciato che a partire dal primo giugno imporrà a sua volta un aumento dei dazi al 25% su oltre 5mila prodotti americani per un valore di 60 miliardi di dollari.
La manche di “Risiko” tra le due superpotenze è ricominciata. La causa scatenante è stata il mix di unilaterismo e protezionismo (e forse protagonismo?) che il tycoon statunitense non è riuscito ad arginare nemmeno questa volta. In questa guerra commerciale, la prima ad affondare è stata sicuramente Wall Street. Anche questa settimana abbiamo visto andare in fumo non pochi miliardi di capitalizzazione. Le vendite generalizzate dei primi giorni hanno colpito i settori tecnologico, finanziario e automotive. La volatilità c’è e non vi è dubbio che il clima di risk off abbia riportato nel mirino degli investitori i treasuries USA oltre che i Bund tedeschi.
Dopo qualche giorno di turbolenza sui mercati pare però esserci un rallentamento della corsa al riparo verso le valute rifugio (Yen e Franco svizzero) e una flessione delle svendite di valute emergenti (rublo e rand sudafricano).
Lo spread Btp/Bund ha toccato la soglia dei 290 punti base. Le parole di Matteo Salvini non hanno di certo aiutato a contenere il differenziale. Il Vice Premier ha infatti lanciato un messaggio di sfida all’Europa mettendo nuovamente sul tavolo la possibilità di deroga ai limiti su deficit e debito. “Si può sfiorare il 3% del deficit/Pil”. Sono queste le parole con cui Matteo Salvini si dimostra disposto ad infrangere i limiti su deficit e debito pubblico onde dimezzare il tasso di disoccupazione. Il fine giustifica i mezzi? Chi può dirlo. L’avversione al rischio degli investitori e la loro crescente sensibilità sono la prova che il mercato non ha apprezzato le irresponsabili (cosi le ha definite Luigi Di Maio) parole di Salvini. “Se qualcuno a Bruxelles si lamenta ce ne faremo una ragione”. Alla vigilia delle elezioni europee, la situazione non pare essere una delle migliori.
Ebbene sì, il futuro non è altro che un compagno di vita. Un amico che a volte ci ha deluso ma a cui saremo sempre disposti ad aprire la porta e a dareuna nuova occasione.
È per questo che anche questa volta lo aspetteremo qui seduti, e appena se ne andrà saremo già pronti a fantasticare ancora una volta sul suo incredibile ritorno.
Questa è la vita: l’attesa continua di qualcosa di sorprendente che ancora non è qui e che, anche se non possiamo predire con certezza quando, siamo sicuri un giorno arriverà.
E quel giorno sarà bellissimo.