Il cammino della storia

«Ogni persona è dotata di strani poteri. Ogni uomo, ogni donna e ogni bambino può modificare il cammino della storia.»

Citazione tratta da Rabbi Pinhas Di Korets ovvero la saggezza hassidica, di Elie Wiesel

 

«Ogni uomo, ogni donna e ogni bambino può modificare il cammino della storia». Un insegnamento da tenere a mente, per ricordarci che le azioni delle persone possono avere un valore enorme. E oggi è utile concentrarsi sulle azioni dei politici americani, che stanno per decidere il cammino della storia degli USA.

Infatti, per evitare il default – uno scenario nefasto per cittadini e mercati ma che fortunatamente è alquanto remoto – si è reso necessario un accordo tra repubblicani e democratici circa il tetto del debito. E, come previsto, è stata recentemente raggiunta un’intesa tra le parti.

Joe Biden ha detto che si tratta di «un compromesso e quindi non tutti otterranno quello che volevano». Il presidente ha tuttavia rimarcato il fatto che l’intesa è una buona notizia per gli americani. In sostanza, si tratta di un «accordo di principio» per sospendere il tetto del debito nazionale, riducendo al contempo la spesa federale. Il limite massimo dell’indebitamento, al momento fissato a 31.400 miliardi e ormai raggiunto, verrà congelato per un periodo di due anni, ovvero oltre la scadenza delle elezioni presidenziali del 2024 (evitando ulteriori crisi in clima di battaglia alle urne).

L’intesa, secondo Biden, eviterà «quello che avrebbe potuto essere un evento catastrofico, capace di portare a una recessione economica, a conti pensionistici devastati e alla perdita di milioni di posti di lavoro». Il default, secondo il segretario del Tesoro americano, Janet Yellen, sarebbe arrivato il 5 giugno.

Dal fronte repubblicano, Kevin McCarthy, in un breve discorso al Campidoglio, ha affermato che «c’è ancora molto lavoro da fare», aggiungendo però di ritenere l’accordo «degno del popolo americano».

Nell’arco di dieci anni, i principali provvedimenti che rientrano nell’intesa potrebbero portare a una riduzione di spesa pari a 650 miliardi di dollari, un risultato considerato tuttavia modesto. Da quanto emerso, verranno approvati nuovi requisiti di lavoro e limiti temporali per alcuni programmi di assistenza sociale (un obiettivo caro ai repubblicani) quali i buoni pasto.

Inoltre, saranno cancellati alcuni fondi anti-Covid non ancora spesi, mentre uno stanziamento per il fisco federale, destinato a rafforzare la caccia all’evasione, sarà ridotto di 10 miliardi. Scatteranno infine delle semplificazioni volte ad accelerare la concessione di permessi ambientali ai progetti energetici.

Volando dall’altra parte dell’Oceano, gli occhi sono puntati sulla BCE. Christine Lagarde è sicuramente una di quelle persone da cui dipenderà, almeno in parte, la storia del cammino dell’Europa. «La priorità assoluta e immediata della BCE è riportare tempestivamente l’inflazione al nostro obiettivo di medio termine del 2%. E lo faremo», ha ribadito la numero uno dell’Eurotower nei giorni scorsi.

La dichiarazione è arrivata durante i festeggiamenti per i 25 anni della banca centrale, ma Lagarde ha toccato anche altri temi, spiegando che le sfide che la BCE dovrà affrontare saranno più numerose. «Dobbiamo continuare ad assicurare stabilità in un mondo tutt’altro che stabile», ha detto senza giri di parole.

Il compito della Banca centrale europea è più difficile oggi a causa dei «mutamenti geopolitici, della trasformazione digitale e della minaccia causata dai cambiamenti climatici». La numero uno dell’Eurotower ha poi aggiunto che «un’unione monetaria non è un traguardo, è un processo costante di unificazione. Ogni generazione di leader deve continuare questo processo. L’Unione dovrebbe essere molteplice e includere tre dimensioni: fiscale, finanziaria e bancaria, per sviluppare un elevato grado di integrazione, soprattutto se vogliamo consolidare lo status internazionale dell’euro», che finora ci ha protetti dagli «shock esterni».

Quale sarà adesso il cammino della storia monetaria d’Europa? Nel breve termine, i riflettori sono puntati sulle decisioni di giugno e luglio. Gediminas Simkus, governatore della Banca centrale lituana, ha recentemente detto che la BCE potrebbe innalzare ulteriormente i tassi di interesse. Difficile predire invece cosa succederà a settembre, ma la speranza è che non vi saranno ulteriori strette.

In ogni caso, sarà importante monitorate le azioni delle persone, che possono cambiare il cammino della storia.