I giorni della pazienza

“I giorni della pazienza” sono quelli in cui ci si ferma a tessere trame, i cui fili da intrecciare sono le emozioni, i ricordi, la ricerca, le voci di dentro e quelle di fuori. Provate a combinare questi ingredienti fra loro in una cornice che va oltre i recinti di una narrazione autobiografica o di un diario di memorie, oltre le convenzioni di una trama da seguire o di una storia da raccontare. Provate a salire a bordo di un sentiero percorrendo il quale siete insieme attori e spettatori di voi stessi. E oltrepassati i fossi, vinti i fantasmi, festeggiati i compleanni del Tempo, scoprirete che i pezzi si ricompongono in quel portentoso mosaico finale chiamato Vita in cui devi solo “restare in attesa e raccontare.” (Luna Musci)

Tratto da “I giorni della pazienza” di Leopoldo Musci.

 

La Federal reserve ritiene che «alla luce degli sviluppi economici e finanziari globali, e alle deboli pressioni sull’inflazione, sarà paziente nel determinare quali future variazioni dei tassi sui federal funds saranno appropriate».

Pazienza sui dati macroeconomici che, a dirla tutta non erano arrivati al comitato di politica economica della Fed in quanto i principali istituti statistici del Paese arrivavano da giorni di chiusura per lo shutdown. Pazienza quindi sull’agenda politica. Pazienza sulle trattative in corso tra Cina Usa…Pazienza, molta, tanto che dalle parole del presidente Jerome Powell sono scomparsi i riferimenti ad «alcuni ulteriori graduali aumenti» dei tassi che a dicembre erano ritenuti «coerenti» con la situazione economica. In conferenza stampa Powell ha anzi indicato che i tassi di interesse – oggi al 2,25-2,50% – sono nel “range” in cui dovrebbe cadere il loro livello neutrale – non accomodante né restrittivo – e che dunque le possibilità di ulteriori rialzi si sono ridimensionate. Anche le dimensioni e la composizione del bilancio – che la Fed sta lentamente riducendo dopo i tre round di quantitative easing – saranno adattate, se necessario, alle nuove condizioni dell’economia. Allo stesso modo la normalizzazione del bilancio potrebbe concludersi a un valore delle attività più elevato rispetto al passato.

L’inflazione rimane sotto le attese. Lo stato di salute dell’economia è invariato, anzi i pochi dati macro pervenuti fotografano un’economia in crescita a un ritmo «solido» – era «forte» a dicembre – anche se più lento rispetto al 2018, mentre l’aumento dell’occupazione «è stata forte, in media, negli ultimi mesi e il tasso di disoccupazione è rimasto basso». Sono però aumentati gli elementi di incertezza e l’economia continua a lanciare messaggi contraddittori, quelli che richiedono «pazienza» finché la situazione non sarà più chiara.

Powell ha risposto ai sospetti di aver ceduto alle pressioni della Casa Bianca, che ha chiesto di fermare i rialzi dei tassi, ripetendo che la Fed non tiene conto di considerazioni politiche: «Siamo umani, facciamo errori, ma non sbagliamo quando si tratta di integrità», ha detto. Non ha esitato quindi a ripetere che l’andamento del debito pubblico Usa è “insostenibile”.

L’opinione di molti operatori è, invece, che Powell abbia ceduto alle pressioni dei mercati azionari è che la sua politica nel breve accomodante sia il frutto di un semplice compromesso. La pazienza servirà a lasciar scorrere i numeri macro e poi prendere una decisione.

Pazienza anche dai dialoghi bilaterali Cina Usa.Nella due giorni del meeting USA-Cina, il clima di diffidenza è stato in parte ammorbidito dalle parole di Mnuchin che ha contribuito a creare aspettative positive sull’incontro bilaterale, affermando di aspettarsi “progressi significativi” e che l’Amministrazione USA potrebbe eliminare i dazi alla Cina in caso di importanti concessioni

Pazienza anche sull’esito della Brexit, argomento diventato una televonela e che per questo non affascina più di tanto i mercati. Al contrario gli investitori hanno acceso i fari sulla raffica di trimestrali appena pubblicate dai big di Wall Street. Apple ha comunicato dati leggermente sopra le attese. Nessuna delusione, su stime già abbondantemente tagliate e qualche sorpresa sul fronte servizio che ormai cuba quasi il 20% del fatturato dell’intero gruppo. Una trasformazione verso un’azienda più fluida.

Se Apple non ha deluso Facebook segna profitti record e vola di un altro 7% nel dopo mercato. Il re dei social network ha riportato profitti in aumento del 61% anziché del 49% ipotizzato dagli analisti, raggiungendo quota 6,88 miliardi di dollari. Gli utili per azione sono stati pari a 2,38 dollari contro i 2,18 dollari attesi alla vigilia. I ricavi sono lievitati del 30,4% a 16,91 miliardi contro i 16,4 miliardi pronosticati. Delude leggermente Microsoft ma conferma una buona crescita. Insomma, i tech Usa non stanno male come si pensava solo un mese fa. Bisognava solo attendere.

Sono i giorni della pazienza, in cui si attendono le risposte delle banche centrali e delle trattative Usa Cina “quelli in cui ci si ferma a tessere trame”, ovvero portafogli capaci di reagire ai diversi scenari con fluidità.