I 36 stratagemmi

Gli stratagemmi della guerra per vincere
Solcare il mare all’insaputa del cielo
Accerchiare Wei per salvare Zhao.
Uccidere grazie al pugnale altrui
Aspettare ben riposati il nemico stanco.
Darsi al saccheggio approfittando dell’incendio. Creare scompiglio a oriente e attaccare a occidente.

Gli stratagemmi della guerra per resistere
Generare qualcosa dal nulla.
Raggiungere di soppiatto Chencang attraverso un guado.
Ammirare l’incendio dalla riva opposta.
Nascondere la lama dietro il sorriso.
Il susino avvizzisce in luogo del pesco.
Portar via la pecora quando capita sotto mano.

Gli stratagemmi della guerra per attaccare
Tagliare l’erba per svegliare i serpenti.
Prendere in prestito un cadavere per richiamarne l’anima.
Attirare la tigre giù dal monte.
Allentare la presa per stringerla.
Scagliare il mattone e avere indietro la giada. Per catturare la banda acciuffarne il capo.

 

Tratto da “I 36 stratagemmi” di un anonimo.

 

Nel 1941, in una libreria di Binzhou, nella provincia di Shaanxi, qualcuno scoprì un testo sconosciuto intitolato “I trentasei stratagemmi”. Antico capolavoro del pensiero cinese, il libro, che risale probabilmente alla fine dell’epoca Ming (1368-1644), ha avuto da allora una storia controversa. Proibito da Mao Ze-dong e ripubblicato solo dopo la sua morte, il testo è diventato, a partire dal 1977, un vero e proprio bestseller nelle librerie di Taiwan e Hong Kong, dove circola come manuale d’affari e come libro per l’insegnamento dell’arte della vita. I trentasei stratagemmi insegnano la Via dell’inganno opposta alla Retta Via di Confucio (vedi la newsletter della settimana precedente). Chiunque si serva di stratagemmi, in amore, in guerra, negli affari, deve essere «tenero» e «mite» e, come l’acqua, adattarsi alle circostanze, colpire il nemico nei punti più deboli dove non c’è resistenza e solo al momento propizio usare infine le forze stesse del nemico per distruggerlo. Tutto si basa sull’inganno.

 

Solo contro tutti. Donald Trump, un giorno sì e l’altro anche, apre nuovi conflitti. Intorbidisce le acque. Appare tutt’altro che tenero e mite come consigliano i 36 stratagemmi. Alza i toni, sempre di più.  I mercati faticano a comprendere dove possa portare questa strategia, se davvero dietro c’è una strategia. A parte distruggere rapporti creati, con molta difficoltà, dalle vecchie amministrazioni Usa. “Il nemico” risponde con mitezza, la Cina scende a compromessi. Una battaglia vinta. Xi Jinping ha annunciato che allenterà i dazi sull’import delle auto e aprirà il mercato agli investimenti finanziari stranieri. Ma niente di più. È tutto congelato. Si spera nella diplomazia sottobanco. Mentre le tensioni con la Cina sembrano raffreddarsi scoppiano quelle con la Russia. Il campo di battaglia è la Siria. Immediata la reazione sul prezzo del greggio. Il Brent vola puntando ai 72 dollari al barile e l’oro anche a 1.353 dollari l’oncia.

Qualcuno già vede la dietrologia. Il caro greggio piace a entrambi. Russia e Usa e Arabia Saudita sono i principali produttori di petrolio al mondo. Nell’ultima settimana i pozzi di shale gas Usa sono arrivati a pompare 10,46 milioni di barili al giorno, record di sempre. Anche l’Arabia Saudita avrebbe il suo interesse, in attesa della quotazione della principale azienda di Stato Aramco, valutata oltre 2 trilioni di dollari.

Al di là della dietrologia i mercati respirano un clima caldo, troppo caldo, con il Vix, indice della volatilità, detto anche l’indice della paura, che rimane sui 20 punti. In questo clima c’è anche chi si lascia andare alle profezie. La più in voga è quella che circola sulla cosiddetta «curva dei rendimenti». Cioè la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato Usa a breve termine e quelli a lungo termine. Negli Stati Uniti questa «curva» inizia a lanciare un sinistro presagio: indica rallentamento economico. E, forse, recessione futura. Ogni volta che la curva si è invertita (cioè che i rendimenti dei titoli di Stato a breve termine sono diventati più elevati di quelli dei titoli di Stato decennali), nel giro di qualche mese l’economia è sempre caduta in recessione. Attualmente non siamo ancora in questa situazione, dato che la «curva dei rendimenti» non si è invertita. Il problema, però, è che si è molto appiattita: era quasi a 300 punti base nel 2010, a 264 nel 2013, a 78 fino a febbraio scorso e ora è a 51.

Se Trump non vuole seguire i 36 stratagemmi proviamoci noi. L’antico libro suggerisce di Darsi al saccheggio approfittando dell’incendio. Portar via la pecora quando capita sotto mano.

Le doti fondamentali sono flessibilità, pazienza, capacità di sfruttare ogni minimo vantaggio offerto dal caso e dall’evoluzione degli eventi. Con la consapevolezza che nessuno riuscirà mai a vedere la fine della guerra e che non ci si può illudere di aver conquistato un risultato definitivo. Situazioni fluide, sempre in evoluzione, sotto la cui ombra nascono ghiotte occasioni di breve periodo: con alcuni asset oro, valute, petrolio e materie prime, equity esposti ai dazi, pronti a forti alti e bassi. Bisogna intervenire usando la forza del mercato che oggi è la volatilità, con posizioni di breve periodo.