Gli indispensabili

«Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili.»

Citazione tratta da Poesie e Canzoni, di Bertolt Brecht

 

Per valutare le prospettive economiche di una nazione, è utile capire la determinazione dei suoi leader. Tenendo bene a mente che c’è chi lotta un giorno, chi un anno e chi più anni, ma – come scrive Bertolt Brecht – gli indispensabili sono quelli che «lottano tutta la vita».

Guardando agli Stati Uniti, la nuova lotta del presidente Joe Biden è quella per la supremazia dei chip, un settore sotto stretta osservazione da parte degli investitori. L’inquilino della Casa Bianca, infatti, ha recentemente annunciato un piano che assegna a Intel quasi 20 miliardi di dollari in sovvenzioni e prestiti. Si tratta del più grande esborso del governo statunitense per accelerare lo sviluppo di nuovi chip all’avanguardia e per incrementare la produzione nazionale dei semiconduttori dell’azienda.

Biden ha spiegato che l’accordo preliminare prevede 8,5 miliardi di dollari in sovvenzioni e fino a 11 miliardi in prestiti per Intel in Arizona, dove una parte dei finanziamenti sarà utilizzata per costruire due nuovi stabilimenti e modernizzare uno esistente. Il presidente ha fatto capire di essere disposto a lottare fino in fondo, poiché bisogna porre rimedio alle conseguenze della pandemia, che ha contribuito a causare una grave carenza di semiconduttori, con conseguenze nefaste: dalla chiusura di alcune fabbriche all’impennata dei prezzi.

«Consentiremo alla produzione di semiconduttori avanzati di tornare in America dopo 40 anni», ha detto il presidente. Bisogna inoltre considerare che questa iniziativa si inserisce in un contesto di lotta elettorale, in vista delle prossime elezioni. Il democratico ha infatti attaccato anche il suo avversario repubblicano, Donald Trump, affermando che con l’operato dell’ex presidente le aziende hanno delocalizzato i posti di lavoro.

«Se l’abbiamo inventato in America, dovrebbe essere prodotto in America», ha tuonato Biden. Mentre Gina Raimondo, figura di punta del Dipartimento del Commercio, ha definito questo investimento uno dei più grandi mai effettuati nella produzione di semiconduttori negli States. Aggiungendo che l’amministrazione spera, grazie al suo programma di aiuti, di aumentare sensibilmente la quota degli Stati Uniti nella produzione di chip avanzati entro il 2030.

L’esborso storico dimostra che l’amministrazione Biden sta puntando molto su Intel all’interno del CHIPS and Science Act 2022, l’iniziativa che ha messo sul piatto finanziamenti per oltre 52,7 miliardi di dollari per potenziare il comparto dei semiconduttori. Si tratta di una lotta fondamentale per ridurre la dipendenza dalla Cina e da Taiwan. Bisogna poi considerare che la quota di capacità produttiva globale di semiconduttori degli Stati Uniti è scesa dal 37% nel 1990 al 12% nel 2020, secondo la Semiconductor Industry Association.

Intel, naturalmente, ha accolto con entusiasmo la nuova iniziativa di Biden, che è capitata in un momento delicato. L’azienda, difatti, a gennaio ha previsto che i ricavi del primo trimestre potrebbero mancare le stime del mercato di oltre 2 miliardi di dollari, a causa di una domanda incerta per i suoi chip utilizzati nei mercati tradizionali dei server e dei computer.

Passando all’Europa, anche i leader del Vecchio Continente sembrano determinati a non restare indietro nella lotta dei chip. Difatti, va ricordato che l’anno scorso è entrato in vigore il Chips Act, ossia la legge europea che attua delle «misure per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, la resilienza e la leadership tecnologica dell’UE nelle tecnologie e nelle applicazioni dei semiconduttori», come affermato dalla Commissione.

Il programma è basato sulla mobilitazione di 43 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati, con l’obiettivo di raddoppiare la quota di mercato globale detenuta dai Paesi membri (dall’attuale 10% ad almeno il 20% entro il 2030). A questo punto non è da trascurare l’iniziativa di Silicon Box, società con sede a Singapore specializzata nella chiplet integration, che questo mese ha annunciato un investimento in Italia da 3,2 miliardi. L’obiettivo è quello di avviare un nuovo impianto produttivo, primo nel suo genere nell’UE.

La battaglia per i semiconduttori è ormai nel vivo, gli “indispensabili” lotteranno senza sosta  e gli investitori continueranno a monitorare gli sviluppi.