Gli avvenimenti senza il tumulto che li accompagna

«Ricordati di spogliare gli avvenimenti dal tumulto che li accompagna e di considerarli nella loro essenza: capirai che in essi non c’è niente di terribile se non la nostra paura.»

Citazione tratta dalle Lettere morali a Lucilio, di Lucio Anneo Seneca

 

Tra inflazione, cambi di politiche monetarie e tensioni geopolitiche, è un periodo turbolento sui mercati. Così, c’è il rischio di farsi prendere dal panico, ma sarebbe la reazione peggiore. Come scrive Seneca a Lucilio, bisogna ricordarsi di «spogliare gli avvenimenti dal tumulto che li accompagna e di considerarli nella loro essenza». Perché la nostra paura può solo peggiorare le cose.

Dunque, cosa dobbiamo pensare in merito all’attuale calo dei mercati azionari? Se lo spogliamo dal tumulto che lo accompagna, è bene ricordarsi due punti fermi. Il primo: nel medio e lungo termine i comparti azionari sono destinati a crescere e a riprendersi da ogni crisi, come insegna la storia. Il    secondo: la volatilità, se ben gestita da operatori esperti, è un’occasione per acquisire asset sottostimati.

Una riflessione recente (e molto interessante) porta la firma di Lisa Shalett, Chief Investment Officer presso Morgan Stanley ed esperta di Wealth Management. «Dati i multipli prezzo/utili di oggi quasi record sulle previsioni di profitto a due cifre sull’indice S&P 500 – ha spiegato – gli investitori potrebbero essere perdonati se pensano di poter semplicemente tornare alle strategie di portafoglio di successo del passato, ancorate alle società statunitensi in crescita a mega capitalizzazione che dominano indici passivi». Ma in realtà, secondo Shalett questo approccio è eccessivamente compiacente. Ecco la sua opinione: «L’ambiente economico e di mercato nel 2022 sarà decisamente reflazionistico, con una crescita economica più elevata e un’inflazione più elevata, e infine tassi di interesse reali più elevati, in breve, un ciclo economico più caldo e più breve».

Pertanto, Morgan Stanley vede quattro tendenze che si svilupperanno nel corso dell’anno, accompagnate da una maggiore spesa in conto capitale e un miglioramento della produttività. Si parte dall’innovazione: durante le chiusure legate alla pandemia, le aziende di servizi sono state costrette a implementare nuove tecnologie digitali. Ciò ha stimolato non solo gli investimenti, ma un’esplosione di startup, dando una spinta alle attività di mercato (pubblico e privato), «dalle fintech e dalle criptovalute ai veicoli autonomi e all’intelligenza artificiale».

La strategia di portafoglio dovrebbe poi tenere conto della deglobalizzazione. Difatti, le aziende stavano già contemplando la localizzazione della catena di approvvigionamento, per via delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, prima della pandemia. A ciò si aggiungono gli odierni squilibri dell’offerta e la carenza di scorte, per non parlare del bisogno di sicurezza informatica e dei mutevoli quadri normativi in ​​Cina, che hanno accelerato la tendenza verso l’approvvigionamento interno.

Il terzo pilastro da considerare è la decarbonizzazione. Il Covid-19 e l’annessa chiusura delle attività hanno portato a una riduzione del consumo di combustibili fossili e delle emissioni inquinanti, accompagnata da un aumento della pressione contro gli investimenti in tali fonti energetiche. «Questa è una realtà che si aggiunge alle pressioni sui costi e potrebbe continuare a sostenere i livelli di inflazione».

Infine, Shalett pone l’accento sulla trasformazione del mercato del lavoro negli Stati Uniti. Una crisi di questo settore legata a problemi di sicurezza e pensionamenti accelerati, insieme alla tendenza da parte dei dipendenti di cambiare azienda o richiedere salari più elevati, potrebbe continuare a determinare costi più salati per le imprese. Questo, a sua volta, potrebbe pesare sui margini di profitto.

Al netto dei pro e contro delle circostanze, l’esperta arriva addirittura a dire che «queste tendenze suggeriscono che gli investitori devono essere posizionati non per la scarsità di crescita economica, ma per l’abbondanza di essa». Pertanto, quando si tratta di riorganizzare i portafogli di investimento per il 2022, l’attenzione dovrebbe essere rivolta ai molti “rivenditori di innovazione” e alle aziende che probabilmente guideranno una maggiore adozione di soluzioni tech. Insomma, una volta spogliata la situazione dal tumulto che la accompagna, anche questo periodo turbolento può essere un’occasione per fare investimenti strategici con rendimenti nel medio-lungo periodo.