Future Mirror – Terremoto cripto

È un periodo davvero turbolento per le criptovalute. Si pensi al bitcoin, la più importante moneta digitale al mondo, che nelle ultime settimane ha vissuto pesanti scossoni, passando dagli oltre 57.600 dollari per singolo asset del 12 maggio ai 32.600 dollari registrati il 23 dello stesso mese. Parliamo di un crollo pari a circa il 43 per cento del suo valore, che lo ha portato sui minimi da febbraio.

Su questa forte turbolenza che si è abbattuta sui bitcoin hanno influito diversi fattori, tra cui le dichiarazioni di Elon Musk. Il patron di Tesla, infatti, nelle scorse settimane ha twittato la decisione di sospendere la possibilità di comprare le sue auto elettriche con la celebre criptovaluta. Il motivo? L’attività di mining (ovvero la generazione di nuove valute digitali) inquina troppo, e tale dinamica non si concilia con la filosofia green della compagnia di Musk. Perciò, i pagamenti in bitcoin potranno ripartire solo quando verranno utilizzate fonti di energia più sostenibili di quelle attuali.

Tuttavia, nonostante la sospensione, il patron di Tesla continua a professarsi un convinto sostenitore delle valute digitali: «La vera battaglia sarà tra monete tradizionali e cripto. Io supporto queste ultime», ha twittato per fugare ogni dubbio. Ma oltre alle dichiarazioni altalenanti di Musk, la situazione è resa ancor più complessa dalla Cina, che questo mese è intervenuta con durezza per ribadire il proprio freno al settore.

Pechino ha infatti voluto ricordare che è vietato alle istituzioni finanziarie fornire servizi legati alle transazioni in criptovalute, avvertendo gli investitori sulla volatilità di questi asset. In una nota, tre associazioni di settore che rispondono a direttive statali (China Internet Finance Association, China Banking Association e China Payment and Clearing Association) hanno sottolineato che di recente i valori delle monete virtuali «sono schizzati e crollati e il trading speculativo è ripreso, infrangendo la sicurezza delle proprietà delle persone e interrompendo il normale ordine economico e finanziario».

In particolare, le istituzioni finanziarie – che devono adeguarsi agli avvisi emessi dalla banca centrale cinese – non possono quindi utilizzare le criptomonete per prodotti e servizi, sottoscrivere attività assicurative relative a valute digitali e «non devono fornire ai clienti direttamente o indirettamente altri servizi» a loro connessi. Gli asset come i bitcoin, specificano le tre associazioni, «non sono supportati dal valore reale e il loro prezzo è estremamente facile da manipolare». Inoltre, le transazioni «non sono protette dalla legge» cinese.

Pochi giorni dopo le dichiarazioni delle associazioni, il 21 maggio, c’è stata poi un’altra notizia dalla Cina che ha impattato negativamente sulle criptovalute. Infatti, il Comitato per la stabilità e lo sviluppo finanziario del governo cinese – un ente governativo presieduto dal vice primo ministro Liu He – ha tenuto una riunione in cui ha espresso la volontà di reprimere il mining di bitcoin e i comportamenti di carattere speculativo, al fine di prevenire rischi finanziari per l’intero sistema. Si tratta di un annuncio che non vieta di per sé le attività di “estrazione”, ma lascia intuire che un divieto vincolante potrebbe essere imposto nel prossimo futuro. La preoccupazione degli investitori è tanta, soprattutto considerando che la Cina è il Paese al mondo in cui si trova la maggior parte dei centri di mining per bitcoin: il 65% della potenza di calcolo utilizzata dalla rete è concentrato lì.

Buone notizie arrivano invece dalla tecnologia blockchain, il registro digitale crittografato su cui si basano le criptovalute ma che può essere utilizzato anche in altri settori. Infatti, sta crescendo l’interesse per tale strumento anche in Africa, dove potrebbe essere utilizzato per favorire la digitalizzazione dei processi, per esempio in ambito amministrativo. O per la gestione delle identità virtuali. Dal 28 giugno, nel corso dell’Africa Blockchain Week, attraverso un ciclo di conferenze virtuali si discuterà proprio di come utilizzare al meglio la tecnologia per sostenere il futuro del continente.