Future Mirror – L’Europa e la rincorsa alla Space Economy
- 19 Dicembre 2024
- Posted by: VectorWM
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Se pensiamo alle aziende spaziali, come prima cosa pensiamo agli Stati Uniti. Esempio pratico: solo due società attualmente offrono servizi di trasporto cargo da e verso la Stazione Spaziale Internazionale, entrambe hanno sede negli USA.
Eppure, l’Europa sta dando segnagli di vita in questo comparto. Guardiamo a The Exploration Company, che opera in Germania, Francia e Italia. La società – fondata tre anni fa dagli ingegneri aerospaziali Hélène Huby, Sebastien Reichstat e Pierre Vine – ha recentemente concluso un round da 160 milioni di dollari per costruire la prima capsula spaziale riutilizzabile europea, chiamata Nyx. Parliamo di un mezzo che sarà capace di trasportare 3.000 chili di carico da e verso la Terra, con volo inaugurale previsto nel 2028.
«Siamo la prima azienda al mondo in cui questo progetto è finanziato principalmente da investitori privati», ha dichiarato Huby in un’intervista. Una dinamica opposta rispetto alla capsula Dragon di SpaceX, che è stata «finanziata principalmente dalla NASA».
Il round di The Exploration Company, guidato da Balderton Capital e Plural, ha portato il totale dei finanziamenti raccolti dalla startup a oltre 208 milioni di dollari. All’ultima operazione hanno partecipato anche Bessemer Venture Partners, NGP Capital e due fondi sovrani europei, French Tech Souveraineté e DeepTech & Climate Fonds.
«Negli ultimi tre anni siamo riusciti a rispettare le promesse», ha sottolineato Huby. «Abbiamo raggiunto i nostri obiettivi di cassa ogni trimestre. Gli investitori hanno potuto constatare che siamo in grado di rispettare i tempi, i costi e la qualità».
La startup sta collaborando anche con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che ha riconosciuto la necessità di sviluppare capacità autonome di lancio e trasporto spaziale. Quest’anno, le due parti hanno siglato un contratto di studio del valore di circa 25 milioni di euro per sviluppare servizi di ritorno del carico; l’accordo, che durerà fino al 2026, prevede l’opportunità di avviare ulteriori attività in futuro.
Con l’ESA, in particolare, è stato firmato contratto simile al programma Commercial Orbital Return Transportation Services della NASA, avviato nel 2006. Quel programma ha portato ad accordi di trasporto del valore di miliardi di dollari assegnati a SpaceX e Orbital Sciences Corporation (ora Northrop Grumman).
Sul fronte commerciale, la società europea sta registrando risultati interessanti. Circa il 90% del portafoglio ordini, pari a 770 milioni di dollari, proviene da sviluppatori privati di stazioni spaziali come Vast, Axiom Space e Starlab. Lo ha riportato TechCrunch.
Il prossimo anno è in calendario una missione dimostrativa, ‘Mission Possible’, in collaborazione con SpaceX. «Stiamo cercando di imparare il più possibile da loro – ha detto Huby – Ma crediamo anche che il mondo abbia bisogno di maggiore concorrenza e vogliamo, passo dopo passo, costruire un’alternativa. Siamo pienamente consapevoli di essere in ritardo, di essere molto più piccoli, ma dobbiamo iniziare».
In Europa, inoltre, si sta mettendo in mostra D-Orbit, azienda italiana specializzata nella logistica spaziale, che quest’anno ha chiuso un round da 150 milioni di euro, guidato dal colosso industriale giapponese Marubeni.
E hanno partecipato anche altri investitori, tra cui Cdp Venture Capital, Seraphim Space Investment Trust, Primo Ventures e un consorzio guidato da United Ventures, che include la Banca Europea degli Investimenti e il Fondo Europeo degli Investimenti.
L’azienda comasca è riuscita a creare fiducia intorno a sé grazie al successo di oltre 15 missioni spaziali, posizionando in orbita vari carrier Ion. Ovvero veicoli orbitali che consentono di portare nel cosmo più satelliti in contemporanea. E lo fanno posizionando ciascun cliente esattamente nel punto richiesto, senza perdere troppo tempo in termini di set-up rispetto ai lanciatori tradizionali, che generalmente danno priorità ai carichi maggiori, lasciando così quelli minori a operazioni che richiedono lunghe manovre in orbita.
Secondo le stime di McKinsey, l’economia spaziale globale avrà un valore di 1.800 miliardi di dollari entro il 2035, rispetto ai 630 miliardi di dollari del 2023. E le aziende europee non voglio lasciare tutti i profitti agli americani.