Future Mirror – Le imprese alla conquista dello spazio

La space economy continua a evolversi. E anche se le tempistiche per un suo pieno sviluppo sono piuttosto lunghe, ciò che accade oggi è fondamentale per plasmare il futuro del settore. Le applicazioni sono svariate, basti pensare all’asset tracking nei trasporti, sempre più abilitato da tecnologie di localizzazione spaziale, o all’efficientamento dell’agricoltura di precisione.

Non è un caso che, di recente, tre aziende leader del settore – Blue Origin, SpaceX e Virgin Galactic – abbiano detto al Congresso degli Stati Uniti che l’industria ha bisogno di tempo per maturare, e che una regolamentazione migliore ed efficace per la sicurezza dei voli nello spazio è di primaria importanza.

Le aziende ed esperti del settore hanno anche sottolineato che l’ente per l’aviazione americano (FAA – Federal Aviation Administration) avrebbe bisogno di maggiori fondi per gestire le licenze di lancio e far rispettare le normative. La richiesta pervenuta dal vicepresidente di SpaceX per la costruzione e l’affidabilità dei voli, Bill Gerstenmaier, è ambiziosa: almeno il doppio.

Gli esponenti del settore hanno poi ripetutamente affermato di volere una maggiore razionalizzazione dei regolamenti tra le varie agenzie di regolamentazione, che spesso abbracciano giurisdizioni federali, statali e persino locali. Gerstenmaier ha dichiarato che il razzo vettore Starship è pronto per il prossimo test di volo da più di un mese, ma la burocrazia ha finora impedito di procedere al lancio; SpaceX è ancora in attesa delle revisioni delle varie agenzie.

Ma passiamo ora a uno sguardo più ampio, perché la space economy non è una questione limitata ai soli confini statunitensi. È un trend che prende piede in tutto il mondo. Ne è un esempio Agnikul, una startup indiana che si occupa di tecnologia spaziale e che sviluppa veicoli di lancio di piccole dimensioni. E diversi investitori credono nel suo successo, considerando che ha recentemente raccolto 26,7 milioni di dollari per avviare lanci commerciali con il suo razzo satellitare personalizzabile.

Quello in cui opera Agnikul è un segmento particolare. Le aziende, dai grandi colossi tecnologici alle startup, stanno cercando di lanciare nello spazio i loro piccoli satelliti (fino a 500 kg di peso) per migliorare le tecnologie esistenti e consolidare il proprio know-how, spesso focalizzandosi su attività come la localizzazione precisa e la connettività Internet per le aree remote. E la Commissione europea ha rilevato che la domanda di razzi di piccole dimensioni è in continua crescita.

In precedenza, i piccoli satelliti venivano lanciati prevalentemente come carico secondario su veicoli di lancio più grandi; poi, gli operatori hanno iniziato a condurre missioni “autonome” per il loro lancio e la crescente domanda ha spinto le aziende spaziali a cercare soluzioni specifiche.

Basti pensare ad Astra, Virgin Orbit e Rocket Lab: sono solo alcuni esempi di realtà che hanno iniziato a dedicarsi a questo specifico segmento dell’economia spaziale. Tuttavia, secondo TechCrunch, il divario tra la domanda e l’offerta di piccoli satelliti è ancora piuttosto significativo, e questo significa che c’è spazio per nuovi operatori.

Agnikul è uno di questi. E si propone con un offerta sui generis, grazie al suo piccolo mezzo satellitare Agnibaan. La soluzione utilizza un razzo-motore che viene realizzato (senza necessità di assemblaggio) grazie alla stampa 3D. Un metodo che permette tempi di produzione più rapidi e lanci su misura.

L’anno scorso, Agnikul ha ottenuto un brevetto per il motore e ha impostato il sistema per la produzione. Inoltre, ha già inaugurato la prima rampa di lancio privata e il centro di controllo presso il Satish Dhawan Space Centre di Sriharikota, nell’India meridionale.

Srinath Ravichandran, cofondatore e CEO di Agnikul, ha spiegato a TechCrunch che la startup vuole essere complementare all’ISRO, ovvero l’agenzia spaziale indiana, puntando a gestire lanci con carico utile inferiore a 300 kg. L’imprenditore ha infatti sottolineato che «quando i clienti guardano all’India per trovare una soluzione, noi colmiamo la lacuna che oggi non viene affrontata direttamente dall’ISRO».

La startup punta ora a crescere in un mercato che, secondo un’analisi riportata da McKinsey, vale attualmente circa 447 miliardi di dollari, rispetto ai 280 miliardi del 2010. E potrebbe arrivare a 1.000 miliardi di dollari entro il 2030.