Future Mirror – L’avvenire di Bitcoin, tra crolli e speranze

Come bisogna interpretare il crollo di Bitcoin? Secondo alcuni analisti c’è un fatto che sta diventando ricorrente: quando le Borse affondano, la criptovaluta fa peggio; quando c’è euforia sui mercati, registra nuovi record.

Ma il discorso è molto più complesso: andiamo con ordine. Tra il 23 e il 24 gennaio, il mercato delle valute virtuali ha bruciato 130 miliardi di dollari di valore, con il Bitcoin in forte calo. La cripto per eccellenza ha infatti perso il 6,6%, scivolando sotto i 34.000 dollari dopo che, nel 2021, si era avvicinata a quota 70.000 dollari.

Ad innescare il crollo delle criptovalute è stata (anche) la svendita globale delle azioni. A preoccupare gli investitori, sia in equity tradizionale che nelle monete virtuali, è stato il cambio di orientamento della Federal Reserve, che ha annunciato una stretta sulla politica monetaria nel 2022, ritenendo che sia la strategia migliore per combattere l’inflazione generatasi in questo contesto pandemico. Una dinamica che ha spinto molti operatori a disinvestire gli elementi più rischiosi del portafoglio per spostarsi verso attività più sicure, come i titoli di Stato Usa i cui rendimenti sono previsti in crescita.

Oltre ai ribassi azionari, sul calo delle cripto ha influito anche la Banca centrale russa, che ha annunciato la sua intenzione di vietare il trading e il mining di questi strumenti, sostenendo che siano un rischio per la stabilità finanziaria e la sovranità monetaria. Sarebbe un duro colpo perché bloccherebbe qualsiasi forma di investimento in criptovalute da parte delle banche della Federazione, uno dei più grandi centri del mondo per il mining (ad agosto 2021, secondo Statista, era terza per l’estrazione di Bitcoin, con una quota di circa l’11%).

Il Paese che fu degli Zar si aggiungerebbe così alla Cina, che lo scorso anno ha portato avanti un attacco frontale alle valute digitali. «Le attività commerciali legate alle monete virtuali sono attività finanziarie illegali»: questo scriveva la People’s Bank of China in una nota del settembre 2021. Inoltre, accanto a tale comunicazione, la Pboc ordinò la messa al bando dei servizi garantiti da exchange stranieri ai cittadini, dopo che anni fa aveva già proibito le attività delle piattaforme nazionali. Lo scorso maggio, Pechino aveva inoltre vietato le attività di trading e di mining (in quello che era il principale Paese di estrazione, dove tuttavia prosegue una produzione clandestina di cripto).

Bisogna poi considerare la recente crisi del Kazakistan. Durante le contestazioni, il regime dichiarò che il caro energetico, uno dei motivi della rivolta della popolazione, era dovuto al mining, un’attività energivora. In realtà, Bitcoin e le cripto sono stati il capro espiatorio per una protesta molto più ampia nata dalla liberalizzazione del Gpl (che ha causato l’aumento del prezzo del carburante) e che si è poi trasformata in una ribellione generale contro il presidente, Kassym-Jomart Tokayev, che governa in modo autoritario e violento. Il regime, per mantenere la strategia “la colpa è del Bitcoin”, ha comunque vietato le attività connesse alle criptovalute in un Paese che era diventato importante per i miner dopo la stretta cinese. Resta tuttavia il fatto, rilanciato anche da alcuni esponenti dell’UE, che l’estrazione di Bitcoin è accusata di essere un’attività pericolosa per l’ambiente a causa dei consumi energetici. I sostenitori delle cripto ribattono con il seguente ragionamento: nessuno regala l’energia ai miner, che pagano la bolletta come tutti; una dinamica che sta accelerando la creazione di “fabbriche di Bitcoin” che utilizzano sistemi da fonti rinnovabili, come il fotovoltaico, che consentono di abbassare i costi energetici e aumentare la marginalità. Senza considerare il fatto che Intel sta per lanciare un chip di mining a basso consumo (-15%).

Dunque, quale sarà il futuro di Bitcoin? Gli ostacoli sono e saranno tanti, ma la valuta digitale sta dando prova di resistenza, perché se è vero che ha subito un crollo, è vero anche che continua a viaggiare sopra i 30.000 dollari. E per chi sta ricevendo duri attacchi da Russia e Cina non è un risultato da poco. L’avvenire della criptovaluta rimane comunque incerto, ma chissà che non si avveri la previsione di Goldman: Bitcoin a 100.000 dollari nel giro di qualche anno.