Future Mirror – Jeeves e Capitolis, così il fintech naviga a vele spiegate

Investire oggi in quelle che saranno che le grandi aziende di domani. È ciò che devono aver pensato i protagonisti del round di finanziamento, realizzato lo scorso settembre, della startup fintech Jeeves. L’azienda statunitense, che allora raccolse 57 milioni di dollari con una valutazione di 500 milioni, ha infatti generato, in meno di sette mesi, un importante risultato. Parliamo di un incremento del valore societario di oltre il quadruplo a 2,1 miliardi, sancito durante un nuovo fundraising che ha recentemente permesso di raccogliere 180 milioni di dollari.

È questa una dimostrazione di come, anche in un periodo complicato dal punto di vista geopolitico e macroeconomico, vi siano operatori disposti a puntare su investimenti strategici anziché “nascondere i soldi sotto il materasso”, dove sarebbero erosi dall’inflazione. Tornando a Jeeves, nel dettaglio, la startup sostiene che, utilizzando la sua infrastruttura proprietaria di banking-as-a-service, qualsiasi impresa può attivare importanti servizi finanziari in pochi minuti, ottenendo l’accesso a 30 giorni di credito su una carta aziendale (con il 4% di cashback), con la possibilità di sfruttare pagamenti agevolati e transfrontalieri. I clienti possono inoltre effettuare le operazioni in varie valute, riducendo le commissioni sulle transazioni estere.

Il suo successo è una conferma di quanto sia diventato dinamico e redditizio il business delle carte aziendali e della gestione delle spese. Si pensi inoltre che Jeeves ha affermato che, a seguito del round di settembre, ha visto le sue entrate aumentare del 900% e ha raddoppiato la sua base di clienti a oltre 3.000 imprese. Raggiungendo circa 1,3 miliardi di volume lordo annualizzato delle transazioni, con la previsione di raggiungere i 4 miliardi entro la fine dell’anno. «Nei primi due mesi del 2022 abbiamo portato più entrate rispetto all’intero 2021», ha puntualizzato a TechCrunch Dileep Thazhmon, CEO e fondatore di Jeeves.

Il percorso di sviluppo della startup ha poi aspetti davvero interessanti, considerando che è stata lanciata ufficialmente a marzo del 2021 e ha attirato i riflettori della cronaca lo scorso giugno, grazie a 31 milioni di dollari di finanziamento azionario e 100 milioni di debito. Tutto ciò dopo aver partecipato, nel 2020, a un programma di Y Combinator, uno dei più importanti acceleratori di startup d’America.

E nell’ultimo round risaltano nomi di primo piano, a partire da Tencent che ha guidato l’operazione. Tra gli altri è interessante segnalare la partecipazione di GIC, Stanford University, Andreessen Horowitz (a16z), Silicon Valley Bank, Clocktower Ventures, i family office di due fondatori di FAANG, e Carlo Enrico, presidente Mastercard di America Latina e Caraibi. Jeeves è così arrivata, negli ultimi 12 mesi, a raccogliere più 380 milioni di dollari, anche se non è stato semplice: «Ci siamo ritrovati con cinque term sheet. Si tratta di una conferma in un periodo in cui stiamo assistendo a più due diligence rispetto a prima, e a un contesto di fundraising più impegnativo», ha detto Thazhmon.

Un altro esempio di successo del fintech? Basta citare Capitolis, startup statunitense/israeliana che ha realizzato (e continua a potenziare) una nuova tecnologia per ottimizzare gli spostamenti di denaro nei mercati dei capitali, accelerando e semplificando il modo in cui le banche effettuano transazioni tra di loro. Recentemente, la società ha infatti annunciato di aver raccolto 110 milioni di dollari, con una valutazione a 1,6 miliardi.

Tra i risultati di Capitolis, che sta già lavorando con più di 100 grandi banche, è significativo l’aver ottimizzato oltre 13 trilioni di dollari di operazioni attraverso il suo sistema. Inoltre, la sua attività non ha subito pesanti contraccolpi dalla guerra in Ucraina. Anzi, la scorsa settimana ha annunciato che la sua tecnologia è utilizzata da varie banche globali per ridurre le rispettive esposizioni ai rubli russi. La società ha implementato tale funzione proprio su richiesta degli istituti. «Capitolis – ha fatto sapere la startup – è stata in grado di ridurre queste grandi esposizioni e promuovere la solidità e la stabilità finanziaria a beneficio dell’intero sistema dei mercati dei capitali».