Future Mirror – Exit prediction technologies e fattore umano

Il fiuto dei grandi imprenditori e investitori è insostituibile. Tuttavia, la tecnologia può dare un importante contributo per valutare le potenziali Exit di un’azienda. O, almeno, è quello che crede PitchBook, società di software e dati finanziari.

Infatti, ha recentemente lanciato VC Exit Predictor, uno strumento che, sfruttando il database aziendale, prova a individuare le prospettive di crescita di una startup. In pratica, la tecnologia di PitchBook stima le probabilità dei vari scenari futuri di aziende sostenute dal VC: potenziale acquisizione, potenziale quotazione o potenziale evento negativo (ad esempio un fallimento).

«Il VC Exit Predictor è stato sviluppato utilizzando un algoritmo proprietario di apprendimento automatico messo a punto dal team di ricerca di PitchBook, addestrato esclusivamente sui dati disponibili all’interno della nostra piattaforma». Lo ha spiegato a TechCrunch McKinley McGinn, product manager della società di software e dati finanziari. Sottolineando che per garantire l’accuratezza, «le previsioni vengono fatte per le aziende sostenute da VC che hanno ricevuto almeno due round di finanziamento».

Certo, PitchBook non è la prima a credere nelle Exit prediction technologies. Diverse realtà, tra cui SignalFire, EQT Ventures e Nauta Capital, stanno utilizzando piattaforme basate sull’intelligenza artificiale per individuare le aziende target. Ma funzionano davvero queste tecnologie?

McGinn ha detto che VC Exit Predictor è stato testato su un set storico di società con successi noti, che comprendeva Blockchain.com, Revolut e Bitso. Ebbene, lo strumento ha ottenuto una media del 74% di accuratezza nel prevedere una Exit.

Generalmente, le Exit prediction technologies si basano su alcuni parametri primari, come l’analisi del mercato di riferimento delle società, valutando la presenza di concorrenti, le possibilità di crescita del settore e gli acquirenti potenziali. Segue l’analisi dei dati finanziari, come le entrate, i costi e il flusso di cassa, per prevedere quando il business potrebbe diventare redditizio e, quindi, interessante per gli investitori.

È molto importante anche l’analisi del team, dalle competenze all’esperienza, per capire l’eventuale capacità di concretizzare una Exit strategica. Infine, non può mancare un’analisi del track record di settore, studiando la presenza di altre società simili che rappresentano dei casi di successo.

In generale, le tecnologie possono essere molto utili per gli investitori di Venture Capital che cercano di valutare il potenziale di un investimento. Tuttavia, è importante notare che tali soluzioni non sono in grado di prevedere con certezza il futuro, e che ci sono molti fattori che possono influenzare il successo o il fallimento di una società e il momento dell’Exit. Pertanto, i risultati delle tecnologie predittive vanno comunque valutati con attenzione e spirito critico da esperti in carne e ossa.

Di certo sappiamo che questo settore è in crescita. Infatti, Gartner prevede che, entro il 2025, più del 75% delle valutazioni esecutive di Venture Capital e investitori early-stage sarà basato sull’utilizzo di soluzioni tech (intelligenza artificiale e analisi automatizzata dei dati).

Tornando al VC Exit Predictor, McGinn ha sottolineato che può essere utilizzato non solo per la valutazione iniziale di un’azienda: «Prevediamo una lunga serie di casi d’uso per gli operatori del settore alla ricerca di candidati per IPO “imminenti”, per il monitoraggio dei concorrenti sul mercato» o per effettuare analisi su eventuali investimenti futuri.

Il manager ha anche ammesso che la tecnologia può avere dei “difetti”. «Ci sono dei limiti nelle previsioni», ha detto McGinn. Il modello di VC Exit Predictor, infatti, nonostante gli aggiornamenti tempestivi, «impiega del tempo per adattarsi» ai cambiamenti dei mercati che passano da crescita a declino o viceversa.

Dunque, queste tecnologie sono molto utili, ma vanno gestite con attenzione. Senza scordarsi l’importanza del fattore umano. Come ricorda Bill Gross, fondatore di Idealab (solo per citare un’esperienza del suo curriculum), «gli imprenditori di successo vedono le cose normali in modo straordinario. Sono in grado di riconoscere l’opportunità dove gli altri vedono solo il caos». E non esiste una tecnologia che possa sostituire questi imprenditori.