Future Mirror – Alla conquista dello spazio

Alla conquista dello spazio: prosegue rapidamente il progetto Starlink di Elon Musk, che mira a fornire connettività ultraveloce globale tramite una costellazione di satelliti. L’iniziativa è gestita da SpaceX, la società aerospaziale fondata dall’eccentrico imprenditore naturalizzato statunitense e, finora, sono stati spediti 100.000 terminali ai clienti.

È un ritmo sbalorditivo se pensiamo che il lancio di satelliti ha preso il largo a novembre 2019 e che il programma beta da 99 dollari al mese per utenti selezionati è partito circa un anno dopo. Ad oggi, SpaceX ha mandato in orbita più di 1.700 satelliti e, oltre ai 100.000 terminali spediti, ha ricevuto oltre mezzo milione di ordini aggiuntivi per il servizio.

Starlink potrebbe avere importanti effetti sull’evoluzione della connettività: molti dei clienti beta vivono in aree remote o rurali, dove l’accesso alla banda larga convenzionale è limitato o inesistente. Con l’iniziativa di Musk, anche loro possono navigare senza problemi. I clienti pagano un costo iniziale di 499 dollari per l’avviamento, che comprende uno starter kit, ovvero un terminale utente, il router Wi-Fi, l’alimentatore, dei cavi e un supporto treppiedi.

Ma i risultati ottenuti ad oggi sono solo un assaggio degli obiettivi della società. SpaceX punta a lanciare in orbita circa 30.000 satelliti Starlink ed espandere il servizio a milioni di clienti. In una domanda per il sistema Starlink di nuova generazione, presentata alla Federal Communication Commission il 18 agosto, l’azienda aerospaziale di Musk ha proposto due configurazioni separate per formare la costellazione dei prossimi satelliti, una delle quali utilizzerebbe il suo razzo da trasporto pesante Starship di nuova generazione (con una capacità di carico superiore rispetto al razzo usato sinora, il Falcon 9).

«SpaceX ha trovato il modo di sfruttare le capacità avanzate del suo nuovo veicolo di lancio, Starship, che ha una maggiore capacità di fornire più massa in orbita in modo rapido ed efficiente e, in combinazione con la capacità di riutilizzo superiore, può effettuare più lanci», ha affermato la società.

Inoltre, la compagnia di Elon Musk ha cominciato a installare una stazione di terra su una piccola isola autonoma nel Mare d’Irlanda, l’Isola di Man, per costituire una base operativa in grado di trasmettere Internet dai satelliti in orbita terrestre verso le abitazioni e gli uffici. Un portavoce del Dipartimento locale per le imprese ha fatto sapere che tale iniziativa è molto positiva e «consentirà l’implementazione del servizio a banda larga satellitare. La concessione in licenza fornirà una maggiore scelta per i consumatori» dell’isola e offre la possibilità di creare «ulteriori posti di lavoro nel settore delle telecomunicazioni».

Starlink possiede delle basi nel Buckinghamshire e in Cornovaglia, e la nuova stazione di Man consentirà a SpaceX di fornire una copertura Internet globale in tutta la Gran Bretagna. Inoltre, l’isola autonoma presenta un sistema di tassazione molto basso e ha un accordo di adeguatezza con l’UE per la conformità dei suoi sistemi operativi e di privacy. Tutto ciò rende Man un ottimo avamposto per i servizi satellitari internazionali.

Il progetto Starlink ha tuttavia ricevuto delle critiche. Alcuni osservatori hanno sollevato delle preoccupazioni riguardo agli effetti e ai danni a lungo termine dei detriti spaziali, derivanti dal rilascio di migliaia di satelliti in orbita. SpaceX ha fatto sapere di voler lavorare nel massimo rispetto degli standard di sicurezza cercando di eliminare ogni potenziale effetto collaterale, ma non tutti sono convinti dalle rassicurazioni. Quello che è certo è che lo spazio avrà un ruolo crescente nei business del futuro. Basti pensare, oltre alla compagnia di Musk, anche a Blue Origin, la società aerospaziale di Jeff Bezos. Il magnate sta cercando in tutti i modi di entrare nella prossima missione che porterà nuovamente l’uomo sulla Luna, forse già nel 2024. Recentemente, Bezos ha addirittura offerto alla Nasa uno sconto di 2 miliardi di dollari per assicurarsi di costruire il sistema di atterraggio che verrà utilizzato dagli astronauti.

Il contratto dell’agenzia spaziale statunitense, del valore di 2,9 miliardi di dollari, ad aprile scorso era stato assegnato a SpaceX, ma Blue Origin e una terza società, Dynetics, hanno fatto ricorso. La battaglia per lo spazio è più aperta che mai.