Delitto e castigo

“Dir frottole a modo proprio è quasi meglio che dir la verità al modo degli altri; nel primo caso sei un uomo, nel secondo sei soltanto un pappagallo! La verità non ci scapperà, ma la vita si può massacrare; se ne sono avuti degli esempi. Ebbene, che cosa siamo adesso? Noi tutti, tutti senza eccezione, nel campo della scienza, del progresso, del pensiero, delle scoperte, degli ideali, dei desideri, del liberalismo, della ragione, dell’esperienza e di tutto, di tutto, di tutto, siamo ancora nella prima classe del ginnasio inferiore! Ci è piaciuto vivacchiare dell’intelligenza altrui, e ce ne siamo penetrati!.”, tratto da Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij.

Il protagonista Raskòl’nikov reputa di essere un “superuomo” con la licenza  di commettere, in modo giustificato, un’azione spregevole — l’uccisione della vecchia usuraia — se ciò gli avesse portato la capacità di operare dell’altro bene, più grande, con quell’azione. Raskòl’nikov pensa di poter trascendere questo limite morale uccidendo l’usuraia, guadagnando i suoi soldi, ed usandoli per beneficenza. Non si tratta del semplice il fine giustifica i mezzi. Raskòl’nikov è prigioniero di se stesso, della sua ideologia e della sua capacità di giustificare ogni suo atto. “Dir frottole a modo proprio è quasi meglio che dir la verità al modo degli altri”. All’indomani di Jackson Hole, che ha lasciato a bocca asciutta chi si aspettava nuove indicazioni macro dai banchiere centrali di Fed e Bce, siamo di fronte ad una situazione dove le grandi verità dell’economia sembrano sbriciolarsi di fronte alla verità delle quotazioni espresse dai mercati.

La Fed è molto più vicina della Bce nel programma di normalizzazione, ovvero riassorbimento di quell’enorme liquidità, 4mila miliardi di dollari, immessa sul mercato. Inflazione e crescita decisamente più alti in Usa che in Europa, con un tasso di disoccupazione sui minimi storici. In particolare, il Pil a stelle e strisce del secondo trimestre è risultato in aumento del 3%, bruciando le stime degli economisti ferme al 2,7%. Sorprese in positivo anche per i consumi personali e per la creazione di nuovi posti di lavoro.

Per la Fed, che per statuto non ha come obiettivo solo la stabilità dei prezzi (Bce) ma anche crescita economica e occupazione, la strada è segnata. Eppure le leggi macroeconomiche del pensiero condiviso, non valgono più: l’economia corre ma l’inflazione rimane al palo e i membri della Banca centrale Usa sono spaccati sul rialzo dei tassi. Da qui il silenzio della Yellen a Jackson Hole. Anche per Mario Draghi la situazione non è differente, anzi aggravata: inflazione ancora più bassa ed euro forte nonostante un Qe ancora attivo. La moneta unica ha sfondato la soglia degli 1,2 sul dollaro, massimi dal 2015.

Gli economisti stanno correndo ai ripari per spiegare l’inspiegabile, forzando tutti i modelli econometrici. All’appello manca, infatti, l’inflazione. Ci si appella al costo del lavoro, in calo per miglior efficienza, anche se la produttività non brilla, si ricorre alla demografia. Aggiungiamo, il taglio dei costi di distribuzione con l’e-commerce. La prima mossa di Amazon dopo l’acquisto di Whole Foods è stata quella di tagliare i prezzi, su alcuni prodotti fino al  43%. Materie prime in calo, e la possibilità di variare profondamente  il paniere base su cui si calcolano i prezzi grazie a molti beni succedanei.

Il risultato è che il delitto della Corea del Nord di minacciare il mondo, in un classico film alla James Bond, non spaventa i mercati, se non per la corsa ai beni rifugio (oro sui top di periodo e calo del rendimento del bund sotto lo 0,4%). Per la prima volta si parla anche di acquisti sui Bitcoin come lido sicuro. Peccato che, se la sua emissione è limitata, le valute virtuali stanno spuntando come funghi. Anche l’Estonia è pronta ad emetterne.

Sul lato equity i mercati, più che  i missili di  Kim, temono la guerra commerciale delle valute e dei dazi. In soldoni l’ottima crescita economica dell’Europa, (anche Moody’s si è convinta ad alzare le stime) rischia di essere frenata nel medio periodo per la forza dell’euro mentre ne beneficiano le aziende americane.

Se sul fronte politico a castigare Kim ci proveranno tutti anche Cina e Russia per la vicinanza geografica. Sul fronte legislativo  Draghi e la Yellen hanno già avvertito Donald Trump che il  delitto di indebolire l’impianto regolatorio dei mercati porta a “castighi” ampiamente noti.

 

Sul fronte economico il delitto di pensare che leggi macro siano fisse, che l’economia sia al pari delle altre scienze empiriche, è ancor peggiore. L’economia è frutto del sistema sottostante e qualcosa ormai sta cambiando, dal micro al macro. Il Giappone da anni conosce la deflazione tecnologica. Noi forse siamo all’inizio.

Il castigo di dire la verità al modo degli altri, ovvero di applicare le leggi macroeconomiche senza accettare che il substrato economico sta profondamente cambiando, è quello di costruire un portafoglio lontano dalla realtà. Non capire che tecnologia, demografia, flussi migratori,  stanno modificando anche le leggi economiche. In portafoglio meglio sbilanciarsi sui tech e società globali su aree geografiche in crescita tenendo ben presente che i mercati non lasciano mai impunito un delitto.