Dalla parte della natura

«A Rocco fece piacere. Perché ogni volta che gli esseri umani riscoprivano di essere parte della natura, sapeva che una speranza c’era ancora.»

Citazione tratta da Era di maggio, di Antonio Manzini

 

Il Rocco di Antonio Manzini saprebbe che «una speranza c’è ancora» se avesse ascoltato il recente intervento di Christine Lagarde, numero uno della Bce, alla videoconferenza per l’iniziativa Onu sul finanziamento delle politiche ambientali. La Banca centrale europea ha infatti riscoperto di «essere dalla parte della natura».

Lagarde ha detto che non ci sono abbastanza stanziamenti «che vanno nella direzione “verde”, ma l’Europa si sta comportando bene, giocando un ruolo chiave». Dopo aver sottolineato come oltre il 40% delle emissioni di titoli green siano denominate in euro, a fronte di un 20% in dollari, la banchiera ha tuttavia ammesso che «in Europa servirebbero 290 miliardi l’anno» per tentare di soddisfare gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi. «Nel 2019 – ha aggiunto – ne sono stati impegnati solo 100».

Christine Lagarde ha poi ricordato che molti Paesi hanno usufruito dei Green bond e ha evidenziato che, con il piano di rilancio post pandemia Next Generation Eu, «ci sarà una massiccia emissione di titoli Ue a partire da inizio 2021, ovvero 750 miliardi di euro di euro complessivi per rispondere alle conseguenze della pandemia, focalizzati su ambiente e digitale. Il 30% degli investimenti sarà “verde”: significa 270 miliardi di euro».

Secondo la numero uno della Bce, che fin dall’inizio del suo mandato ha spinto per cercare di inserire obiettivi di ecosostenibilità nella politica monetaria, «è di importanza cruciale che la finanza vada nella giusta direzione. Abbiamo imparato da questa pandemia che ci serve uno stile di vita più verde e maggiore rispetto della biodiversità».

Dal fronte macro, la produzione industriale nell’area euro è cresciuta ad agosto dello 0,7% su base mensile; tuttavia è rimasta in calo del 7,2% a livello annuale. Il dato congiunturale è leggermente migliore del consenso degli economisti, che avevano ipotizzato un incremento dello 0,4% mese su mese. Inoltre, la produzione industriale di luglio è stata rivista al rialzo: +5% rispetto a giugno e -7,1% anno su anno.

I mercati monitorano attentamente anche i dati relativi alla crescita dei contagi di coronavirus. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, non ha usato giri di parole nel suo intervento alla 140esima seduta plenaria del Comitato europeo delle regioni: «La pandemia di Covid-19 ci sfida a tutti i livelli, europeo, degli Stati, delle regioni e delle città. Osservo con preoccupazione la seconda ondata e i contagi che aumentano in quasi tutti gli Stati dell’Europa. La situazione è seria, non bisogna sprecare quello che abbiamo raggiunto negli ultimi mesi con restrizioni e lockdown. Sono stati tempi difficili, molte persone sono morte ed è ancora più importante fare in modo che non ci sia bisogno di un nuovo lockdown».

Negli States gli occhi sono puntati su Donald Trump. La settimana scorsa il presidente americano aveva chiuso le trattative con i leader democratici su un nuovo pacchetto di stimoli all’economia, nonostante l’appello lanciato dalla Federal Reserve, la quale ha sostenuto la necessità di politiche fiscali e monetarie accomodanti per rafforzare la ripresa dell’economia dopo lo shock del coronavirus. «Ho incaricato i miei rappresentanti di bloccare i negoziati sino a dopo le elezioni, quando, subito dopo aver vinto, approveremo un importante Stimulus Bill che si concentra sul lavoro degli americani e sulle piccole imprese», aveva scritto Trump su Twitter. Successivamente, tuttavia, ci sono state timide aperture e il Segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, ha informato la speaker della Camera, Nancy Pelosi, che il Presidente sarebbe disposto a trovare un compromesso sul pacchetto di aiuti. I mercati puntano a un’intesa che arrivi il prima possibile e che non sia strumentalizzata e rinviata a causa delle elezioni di novembre. Nulla è scontato: al momento prevale lo scetticismo, ma c’è ancora una speranza.

Dal punto di vista macro, si confermano in aumento i prezzi alla produzione Usa a settembre. Secondo il Dipartimento del Lavoro americano (BLS), sono cresciuti dello 0,4% rispetto al +0,3% del mese precedente. Il dato ha battuto le attese degli analisti che stimavano un incremento dello 0,2%.