Dalla Fed al Food&Fuel: le F da tenere d’occhio

«Il vero coraggio consiste nell’affrontare il pericolo quando si ha paura.»

Citazione tratta da Il Mago di Oz, di Lyman Frank Baum

 

Il complicato contesto internazionale porta con sé importanti conseguenze economiche. Così, c’è il rischio di cadere nel circolo vizioso della ‘paura da investimento’. Ma come ricorda Lyman Frank Baum ne Il Mago di Oz, «il vero coraggio consiste nell’affrontare il pericolo quando si ha paura». Attenzione: in questo caso avere coraggio non vuol dire essere avventati, bensì agire analizzando le dinamiche attuali. Perciò bisogna orientarsi seguendo una strategia e riflettendo, per esempio, sulle recenti parole di Paul Krugman. L’economista ha infatti indicato una serie di F da tenere d’occhio: F per Federal Reserve (crescita dei tassi di interesse), per Fiscale (da seguire con attenzione le mosse della Casa Bianca negli States) e per Food and Fuel (gli aumenti dei costi di prodotti alimentari e carburanti, per l’invasione russa dell’Ucraina).

Facendo un focus sul governo Biden, va sottolineato il nuovo bilancio pubblicato la settimana scorsa. Che è passato da un approccio espansivo su educazione, sanità e ambiente, a una dinamica un po’ più restrittiva: aumenti delle tasse in cantiere sia per le classi più ricche, con l’introduzione di una tassa minima del 20% per i miliardari, e con un incremento dal 21% al 26% dell’aliquota per le aziende.

Relativamente all’andamento dei prezzi, invece, cosa bisogna aspettarsi? La guerra in Ucraina sta generando un moltiplicatore sul già alto tasso di inflazione su Food and Fuel. Ma negli Stati Uniti la Fed è pronta a intervenire alzando i tassi, che però dovranno essere rimodulati con estrema attenzione per non compromettere l’espansione (alcuni temono una stretta eccessiva). L’obiettivo primario è evitare la cosiddetta stagflazione, ossia la stagnazione economica affiancata da un tasso di inflazione troppo elevato.

Tra i più ottimisti circa le prospettive c’è l’economista Allen Sinai, il quale ritiene che la crescita economica resterà solida e non fletterà per almeno due anni. Inoltre, non si può ignorare la voce del mercato: dopo un periodo di nervosismo, gli indici di Borsa hanno ripreso a salire, seppur con estrema volatilità e con delle ricadute. Dunque, bisogna continuare a monitorare la situazione, stando attenti ma senza cadere preda dell’ansia.

Sinai ha inoltre elencato una serie di fattori che incoraggiano una prospettiva di crescita. Innanzitutto il Covid, che pure non va sottovalutato, è più gestibile rispetto allo scoppio della pandemia. E la domanda al consumo in America resta in ottima forma, con un tasso di disoccupazione USA a livelli molto contenuti (il mese scorso è passato dal 3,8 al 3,6 per cento).

Bisogna poi considerare che le famiglie hanno risparmiato durante le fasi più critiche del Covid e quindi hanno una posizione finanziaria rassicurante, così come molte banche. Infine, sempre negli States, la politica fiscale espansiva non ha esaurito i suoi effetti, e c’è ancora una discreta disponibilità di spesa residuale aggiuntiva. Un altro elemento significativo riguarda il mercato, che ha in parte giocato d’anticipo sull’aumento dei tassi già da qualche mese. Dopo il record storico di inizio anno a quota 36.799,65, l’indice Dow Jones è caduto a 34.265 già il 21 gennaio. Ma successivamente, il 9 febbraio, è balzato a quasi 36.000 per poi ridiscendere nuovamente a causa della guerra di Putin. Ma recentemente il Dow Jones ha visto anche dei rialzi, sempre in un contesto di alta volatilità. Una dinamica che è destinata a durare fino a quando non si troverà una via d’uscita dalla guerra. A Wall Street c’è chi spera (nulla è però certo) in un accordo di pace entro fine aprile, che dal punto di vista economico-finanziario aprirebbe la strada a una corsa agli acquisti.

Nel frattempo, secondo Pictet, il contesto influirà negativamente sui profitti aziendali. Ma questo non significa che non ci siano occasioni di mercato: “A fronte di un eventuale ridimensionamento degli utili attesi – hanno spiegato gli esperti della società – gli investitori potrebbero infatti tornare a prediligere i titoli growth, forieri di una maggiore crescita potenziale degli utili futuri. D’altronde, il premio accumulato da questi titoli nei confronti di quelli value durante il Covid è praticamente sparito nel corso degli ultimi 12 mesi: le azioni growth non paiono quindi più sopravvalutate”.