Correre è la mia vita

“Affronto i compiti che ho davanti e li porto a compimento uno a uno, fino a esaurimento delle forze. Concentro la mia attenzione su ogni singolo passo, ma al tempo stesso cerco di avere una visione globale, e di guardare lontano. Perché si dica quello che si vuole, ma io sono un maratoneta. Haruki Muraki.

 La mattina dell’ultimo giorno dell’anno mi sveglio alle 5 per fare 20 chilometri, dopo pranzo corro per altri 15. Il 28 febbraio corro la mia  gara. La volata è all’ultimo respiro. Diamo entrambi tutto quello che abbiamo fino alla fine, la spunto sul filo di lana per soli quattro secondi. Per la prima volta il muro delle due ore e 20 minuti è abbattuto.

 Un’altra barriera lungo la mia strada è caduta, e non è cosa da poco. Se sei in grado di andare sotto quella soglia appartieni a un élite ristretta di atleti. … da Correre è la mia vita di Daniele Ottavi e Giorgio Calcaterra.

Per arrivare in fondo ci vuole costanza. Correre non è solo una continua lotta psicologica tra se stessi è la fatica, il desiderio di fermarsi e l’ambizione di continuare. Per correre ci vuole ritmo. Dopo 12 minuti dalla partenza, si smette di consumare gli zuccheri si passa alle altre riserve, è la fase più critica, poi passa. Lo sguardo rivolto verso l’alto fa sentire meno la fatica, l’aria entra diritta nei polmoni senza curve particolari e lo sguardo non deve fissare obiettivo dopo obiettivo ma è libero di sognare. Il capitolo sette del libro di Giorgio Calcaterra, ultramaratoneta 3 volte Campione del mondo della 100 Km su strada e 10 volte consecutive vincitore del Passatore, si intitola non c’è due senza tre. Chi corre lo sa è una questione di ritmo, armonizzare il battito del cuore, quello dei passi e il respiro.

Anche in economia, il ritmo è indispensabile, una crescita troppo accelerata porta con sé degli scompensi, causa bolle e cadute  improvvise. Al contrario la ripresa lenta, vedi sud Europa, crea dei gap con le altre economia forse incolmabili. Ora la Federal Reserve è alla ricerca del suo ritmo. Tra i membri della banca centrale Usa sembra prevalere il motto non c’è due senza tre. Tre rialzi  di tassi nel 2017. Il membro Harker non ha escluso un ritmo di rialzo più rapido o più lento, non avendo ancora messo in conto gli effetti della politica fiscale di Donald Trump.

E’ come nella corsa, il ritmo delle gambe non è separato dal respiro, dai battiti del cuore che diventa  un tutt’uno con la fatica. Il ritmo della Fed deve sincronizzarsi con quello delle politiche fiscali del neo governo Usa armonizzandosi con l’andamento dell’economia reale.

L’amministrazione Trump non ha ancora trovato il suo ritmo. Lo scontro col Congresso sulla riforma dell’ObamaCare getta incertezze sulla rapida messa in atto delle promesse elettorali: importanti tagli fiscali e un piano di infrastrutture da mille miliardi. L’effetto è stato dirompente: i mercati azionari hanno reagito con un calo concentrato soprattutto sul comparto finanziario, risparmiando solo quello delle utility. Il mercato obbligazionario ha registrato un drastico calo dei tassi soprattutto sulla parte a lungo termine. Il differenziale Usa-Germania sul comparto decennale è sceso sotto i 200 punti base, minimo da 4 mesi. Ogni parte del sistema deve battere allo stesso ritmo. Questo ha permesso finora ai listini americani di correre. Un ritmo incessante da maratoneti verso nuovi record. Ora però sono lì, fermi. Lo stesso ritmo a cui ha corso il Dax, l’indice della Borsa tedesca, a un passo dal record storico. Non è così per tutti. Al FtseMib italiano manca il 150% ma se includiamo il FtseMib All Share che include anche le società di piccola e media capitalizzazione solo il 17%. Per il Cac40 parigino i record storici sono lontani circa il 40%.  Ci sono casi ancora più eclatanti, per Lisbona il record è lontano il 226%, Atene il 905%. In Giappone il Nikkei dovrebbe raddoppiare mentre l’indice cinese dovrebbe salire del 54% per tornare ai picchi del 2015.

 

In una maratona non conta solo il tuo ritmo. C’è anche quello degli avversari. Come nel ciclismo, si cercano alleati in una geometria variabile per sostenerti nel tragitto. L’ultimo incontro di Trump e la Merkel non è andato bene. Il presidente americano non ha voluto nemmeno stringerle la mano. E’ facile per chi è appena stato eletto. L’interscambio fra i due Paesi è ai massimi storici con uno sbilancio commerciale per gli Usa di circa 50 miliardi. Se non va bene un’alleanza se ne stringeranno altre. La politica di non libero scambio di Trump aprirà ad accordi di libero scambio fra altri Paesi. Il premier giapponese Shinzo Abe, nel suo Tour europeo,  ha ribadito con forza il suo desiderio e la sua speranza di una rapida conclusione dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Giappone.

Gestire bene un portafoglio è una maratona, il  ritmo è tutto. Passo dopo passo, respiro dopo respiro, battito dopo battito. Creare un flusso cedolare costante da reinvestire per rendere fluido il rendimento e crescere al giusto ritmo mantenendo bassi i rischi. Qualche scatto, ogni tanto, ma senza esagerare, per non rimanere senza fiato. “Concentrarsi passo dopo passo e al tempo stesso avere una visione globale”, armonica fra tutti i comparti, bond, equity, cash, commodity. “Correre è la mia vita”.