Chi vuol esser lieto, sia

“Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi siam, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.

Mida vien drieto a costoro:
ciò che tocca oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s’altri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò c’ha a esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Tratto da La Canzona di Bacco, di Lorenzo il Magnifico

 La Canzona di Bacco è il più noto canto carnascialesco a noi giunto ed era destinato ad essere cantato durante un corteo mitologico trionfale, dedicato al dio del vino, Bacco, accompagnato dalla sua sposa, Arianna. Il tema centrale è la giovinezza gioiosa, ma effimera, in quanto solo di passaggio. Il poeta invita a godere di questi momenti lieti, poiché passeranno rapidamente e non si possono conoscere gli avvenimenti futuri.

Settimana scorsa a servire il vino sulla tavola dei mercati è stato Mario Draghi e le borse si sono inebriate.  I decennali dei Paesi periferici, da Italia, Grecia e Portogallo, passando anche dalla Spagna sono sui minimi dell’anno. Forte riduzione anche degli spread con le agenzie di rating che hanno rivisto al rialzo i giudizi creditizi di questi paesi.

Il Qe prosegue. Draghi ha annunciato che gli acquisti della Banca centrale europea continueranno anche nel 2018, saranno inclusi titoli di Stato, titoli emessi da agenzie nazionali e  sovranazionali, bond societari e Abs, ma verrà ridotto il  ritmo di acquisto, dai 60 miliardi di euro mensili attuali a 30 miliardi al mese per nove mesi. Sulle tavole scorreranno altri 270 miliardi di euro. Inoltre, la Bce continuerà a impegnarsi nel reinvestire gli utili dei titoli giunti alla scadenza, per mantenere lo stock di acquisti per un certo periodo di tempo. Il governatore della Bce ha dichiarato che: “gli ultimi dati segnalano uno slancio ininterrotto per la crescita nella seconda metà di quest’anno”. Ma non è finita, il vino può continuare a scorrere senza temere controindicazioni. Nessun rialzo dell’inflazione in vista. La Bce prevede un calo dell’indice dei prezzi al consumo all’1,2% nel 2018 e un successivo rimbalzo all’1,5% nel 2019. “I dati sottostanti l’inflazione sono saliti moderatamente dall’inizio del 2017, ma non hanno ancora mostrato segnali convincenti di un trend rialzista sostenuto”, ha dichiarato il governatore.

L’unica nota stonata riguarda la gestione delle sofferenze bancarie. Draghi ha detto che questa è una competenza in mano all’SSM, l’Authority del settore, aumentando la possibilità che, a febbraio, passi la linea rigida che obbligherà le banche meno solide a svendere in fretta le sofferenze, registrando ampie perdite.

I mercati non hanno bisogno di canzoni o filastrocche. Lo sanno benissimo, tutto ha un tempo e quello della giovinezza bisogna goderlo al massimo. Cosa succederà domani, o meglio dopo il Qe, non importa. Chi vuol esser lieto, sia.

A prolungare quest’aria di festa potrebbe essere Donald Trump, proprio oggi. Secondo le indiscrezioni riportate dal New York Times, il presidente Usa non cederà alle pressioni repubblicane più estreme ed eleggerà, a presidente della Federal reserve, Jerome Powell. Già membro del consiglio dei governatori della FED, Powell è, allo stesso tempo, visto come perseguitore della politica pragmatica di Janet Yellen sul fronte tassi e vicino a Trump sul tema della deregulation finanziaria. Ancora Trump romperebbe con la tradizione, non affidando per due volte di fila il mandato alla presidentessa in carica. Un cambio di passo che vorrebbe essere il marchio distintivo di questo presidente.

Powell è conosciuto tra banchieri e investitori, avendo lavorato come partner di Carlyle dal 1997 al 2005, dopo una breve parentesi al dipartimento dell Tesoro, durante la presidenza di George H.W. Bush. Al contrario l’altro candidato, John Taylor, professore dell’università di Stanford, non è amato dai mercati. La sua formula per il calcolo dei tassi se, applicata, con i dati di oggi, indicherebbe che il livello giusto in Usa è al 4,2%, lontano dagli attuali 1-1,25%. Applicando la sua formula Taylor ci ricorderebbe, tutto di un colpo, quanto pesano i 215 mila miliardi di debito pubblico mondiale (il 325% del Pil globale), di cui 70 accumulati negli ultimi 10 anni. Taylor ci risveglierebbe di colpo e, allora, addio giovinezza.

Da gestori sappiamo che la gioventù è bella ma potrebbe rivelarsi effimera. Nonostante questo abbiamo deciso di essere lieti ma senza lasciarci inebriare da Bacco. Nei nostri portafogli la gioventù è rappresentata dalle aziende tech americane che da tempo ci allietano con trimestrali in forte crescita che si basano su numeri solidi. Questa settimana Amazon, Microsoft, Intel, Alphabet hanno tutti stupito con risultati sopra le attese, dunque:

Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza
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