Cecità

“C’era un vecchio con una benda nera su un occhio, un ragazzino che sembrava strabico […] una giovane dagli occhiali scuri, altre due persone senza alcun segno visibile, ma nessun cieco, i ciechi non vanno dall’oculista.” “Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me siamo ciechi che, pur vedendo, non vedono.” “Essere un fantasma dev’essere questo, avere la certezza che la vita esiste, perché ce lo dicono i quattro sensi, e non poterla vedere.” “Arriva sempre un momento in cui non c’è altro da fare che rischiare.” “Le risposte non vengono ogniqualvolta sono necessarie, come del resto succede spesse volte che, il rimanere semplicemente ad aspettarle sia l’unica risposta possibile.” “Per sempre no, per sempre è sempre troppo tempo.”

Citazioni da: “Cecità” scritto dal premio nobel per la letteratura, José Saramagp.

Dopo aver osannato le Fang, ora i maggiori broker e banche d’affari scrivono che le cinesi Bat (Baidu, Alibaba, Tencent) battono le Fang (Facebook, Amazon, Netflix, Apple). Come dire, neanche troppo velatamente, che il futuro, ovvero le società tech cinesi stanno battendo i numeri uno Usa. Almeno in Borsa. Non si capisce bene se si tratti di cecità o semplicemente di trovata pubblicitaria, per fare circolare qualche report in più. E’ così che i numeri vengono usati a proprio piacimento, mentre il bello dei numeri è quello di essere visibili a tutti. Apple ha perso quasi il 20% nelle ultime quattro settimane, Netflix il 12%, Amazon – 4%. L’eccezione è la cinese Alibaba +9,5%. Questo basta per dire che i tech Usa sono al tappeto e al contrario, le ultime sedute delle colleghe cinesi sarebbero positive. Forse non è cecità ma semplicemente presbiopia, non si riesce a mettere a fuoco troppo da vicino. In Borsa capita spesso, di perdere la visione di fondo quando si allargano i grafici. Baidu perde il 34% in 95 sedute e -22% in 43 sedute. Tencent -33% da marzo +21% in 11 sedute. Alibaba -26% da inizio giugno +20% in 18 sedute. I tech Usa hanno corretto certo, aleggia il timore di un rallentamento economico, nonostante il +3,5% del Pil dell’ultimo trimestre ma il tech Usa è fluido. Apple non capitalizza più mille miliardi di dollari, bene. Microsoft ha superato Apple come capitalizzazione. Questa è vitalità. Altra fake news o cecità è continuare a pensare che la Fed, la Banca centrale americana, è un’entità statica, immobile, dogmatica. A leggere le banche d’affari, quando la Fed dichiara di alzare i tassi da qui a due anni, non si ferma qualsiasi cosa accada. La vera forza di Jerome Powell è che non è un economista di formazione, lo è diventato dopo. Non è uno studioso dogmatico. Guarda settimana dopo settimana i dati macro e, ieri, ha dichiarato semplicemente la frase più semplice e ovvia che poteva esprimere. «Non c’è un percorso prestabilito sulla politica monetaria, faremo molta attenzione a quello che ci dicono i dati economici e finanziari. Come sempre, le nostre decisioni sulla politica monetaria saranno prese per tenere l’economia sui binari, alla luce del diverso outlook relativo a posti di lavoro e inflazione», ha dichiarato il numero uno della Fed, nel suo discorso all’Economic Club di New York. Le parole di Powell seguono quelle del vicepresidente della Fed, Richard Clarida, che il giorno prima aveva dichiarato che i target dei tassi d’interesse sono «molto più vicini» a un livello neutro. La Fed dovrebbe procedere con la quarta stretta dell’anno a dicembre, ma potrebbe rallentare il ritmo previsto per il 2019 (si parlava di tre strette, ma per molti esperti ce ne sarà una). Immediata la reazione di Wall Street: Nasdaq +2,95%, S&P500 +2,3%. Cecità è non vedere che la politica della Fed è in movimento, non è statica. Un altro tipo di cecità è pensare che la politica possa fermare la ricerca di una sempre maggiore efficienza e fluidità. Dopo una parziale apertura a una distensione con la Cina, in vista del G20 di Buenos Aires dei prossimi giorni, il presidente Donald Trump torna a brandire l’ascia e a colpire il commercio globale. In un Twitter dichiara che l’amministrazione, a sua guida, sta studiando dazi sulle auto prodotte all’estero. Secondo Trump, con tariffe del 25% sulle auto importate – nella stessa configurazione dei ‘light truck’ – la produzione interna sarebbe molto più alta. “Fatti furbo, congresso”: l’invito di Trump che ricorda che per decenni i Paesi stranieri hanno tratto vantaggio da questa posizione. Il Fondo monetario internazionale ha fatto presente che gli eventuali dazi dell’amministrazione Trump sulle auto potrebbero portare a un taglio della crescita globale dell’0,75%. Un grido d’allarme sottolineato anche dalla direttrice, Christine Lagarde: “le barriere commerciali sono controproducenti per tutti”. Al contrario: “liberalizzare gli scambi sui servizi può aumentare il Pil del G20 di mezzo punto, o di 350 miliardi di dollari, nel lungo termine”. Le banche d’affari credono che ora toccherà ai tech cinesi, sono convinte che le politiche della Fed rallenteranno i mercati e che dal G20 arriveranno solo buone notizie. La cecità forse è continuare a guardare i mercati con gli occhi degli altri.