Blowin’ In The Wind

How many roads must a man walk down Before you call him a man? How many seas must a white dove sail Before she sleeps in the sand?Yes, and how many times must the cannon balls fly. Before they’re forever banned? The answer, my friend, is blowin’ in the wind The answer is blowin’ in the wind. Bob Dylan premio Nobel 2016 per

la letteratura.

Quanta moneta dovranno ancora stampare BCE e Bank of Japan per vedere qualche riflesso sull’economia reale? The answer, my friend, is blowin’ in the wind… Ad inizio settembre il totale dello shopping della BCE ha superato la fatidica soglia dei 1,000 miliardi di euro. In Giappone non ci si chiede più quanta moneta stampare l’obiettivo è tenere il tasso del decennale vicino allo zero. Potenzialmente, una quantità infinita? The answer, my friend, is blowin’ in the wind.

Cosa farà la Fed? Venerdì alla conferenza economica della Fed di Boston Janet Yellen ha gettato nuova incertezza dichiarando che un’economia “ad alta pressione” potrebbe aumentare la domanda, stimolare la capacità produttiva convincendo molte persone a rientrare nel mercato del lavoro. La Fed a differenza della BCE deve puntare a tre obiettivi: occupazione, crescita economica e stabilità dei prezzi.

Nonostante negli USA i dati dicano che la disoccupazione sia ai minimi storici, il 5% a settembre, l’analisi oltre le cifre è impetuosa: il 37.2% degli americani non cerca impiego.

A gettare acqua sul fuoco è stato il braccio destro della Yellen, Stanley Fisher che all’ Economic Club of New York ha detto: “Vi sto per dire un segreto, siamo molto vicini al nostro doppio obiettivo di massima occupazione e stabilità di prezzo”, ergo il rialzo è vicino.

Il 14 dicembre per la Fed sarà l’ultima occasione per incrementare i tassi di riferimento almeno una volta nel 2016 (il 2 novembre, una settimana prima delle elezioni, sarà evitato). Difficilmente la Fed potrà resistere alla tentazione di un aumento dello 0.25%. Le ripercussioni saranno positive? È lecito dubitarne. Nonostante anni di QE le politiche monetarie hanno partorito quasi ovunque una crescita zoppicante. I debiti pubblici in media sono aumentati, la banche centrali perdono credibilità e molte obbligazioni non prezzano il loro rischio reale. Per dare voce a un altro Nobel per la letteratura, Dario Fo nelle “Nozze di Cana” lascia raccontare il miracolo della tramutazione dell’acqua in vino a un ubriaco che ruba la parola all’arcangelo Gabriele. Oggi se volessimo far raccontare a un qualsiasi cittadino europeo, giapponese, americano e inglese il miracolo della moltiplicazione della moneta non raccoglieremmo tanto entusiasmo…

Sia il governatore della BCE Mario Draghi che Christine Lagarde, numero uno del Fondo Monetario Internazionale, continuano a esortare i governi a fare di più sul piano delle riforme per stimolare la crescita. Ma i governi sono molto impegnati, stanno preparando la campagna elettorale. In USA il programma di Trump incrementerebbe il debito federale di 5,300 miliardi in dieci anni. Il programma di Hillary Clinton include un piano di investimenti pubblici per 275 miliardi di dollari in cinque anni. Senza correre troppo lontano anche in Italia, la manovra sembra dettata dalle scadenze elettorali, vedi referendum, pensioni, assunzioni e benefit fiscali. L’anno prossimo toccherà a Francia e Germania.

La bagarre elettorale USA è riuscita a rispolverare qualcosa che sembrava ormai congelato negli anni ‘80: la guerra fredda.

Caccia ad Ottobre Rosso

“Non dobbiamo temere Mosca né tutta la flotta sovietica, conosco la loro tattica sono in vantaggio con loro. No…il problema sono gli americani se incontriamo i tipi giusti andrà tutto secondo i piani ma se incontriamo qualche fanatico…” dal discorso del capitano Marko Ramius (Sean Connery) in Caccia ad Ottobre Rosso.

Due ore e quindici minuti di tensione. 2 marzo 1990, un anno dopo venne decretata la fine della guerra fredda, con il collasso dell’Unione sovietica.

Oggi i rapporti tra Mosca e Washington si surriscaldano: “l’imprevedibilità e aggressione degli USA continuano a crescere, tali minacce contro Mosca sono senza precedenti” ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Parole che arrivano dopo un’intervista del vice presidente USA Joe Biden: “gli Stati Uniti sono pronti a rispondere alle presunte interferenze di hacker russi sulle presidenziali americane”. Hillary Clinton ad arte ha ribaltato il suo punto debole (l’uso di una mail privata “non rintracciabile” per gestire affari pubblici), resuscitando una cyber guerra fredda con la Russia. Un capolavoro.

Il capitano Ramius ha trovato “i tipi giusti” portando il suo equipaggio e un sottomarino carico di testate nucleari laddove non potevano nuocere. E’ quello che succederà dopo le elezioni. I mercati lo sanno bene. Se lo spaventapasseri elettorale di una guerra fredda è riuscito a scongelare i tassi del bund vicini allo zero assoluto per portarli ai livelli del 2 giugno, nessun timore, è durato solo poche ore. I tassi almeno in Europa rimarranno lì dove sono, muoverli metterebbe a rischio i debiti pubblici di troppi Paesi dell’area euro.

Non rimane che chiedersi: quante promesse elettorali dovremmo ancora ascoltare prima di affrontare i problemi reali. Quanti nuovi nemici esterni ci inventeremo per sviare dalle problemi interni? The answer, my friend, is blowin’ in the wind.