Bisogna lottare per i propri sogni

«Bisogna lottare per i propri sogni, ma si deve anche sapere che, quando determinati cammini si rivelano impossibili, è meglio serbare le energie per percorrere altre strade.»

Citazione tratta da Come il fiume che scorre, di Paulo Coelho

 

«Bisogna lottare per i propri sogni», scrive Paulo Coelho. Lo ha capito il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che sta – appunto – lottando per il suo sogno: costruire le basi di una ripresa di lungo termine per il post-Covid, intervenendo contemporaneamente su quelle che i Democratici ritengono le ingiustizie del sistema fiscale americano, il quale favorirebbe troppo i magnati e l’accumulazione di ricchezza improduttiva.

Per realizzare tutto questo, l’inquilino della Casa Bianca ha recentemente annunciato un aumento delle tasse che impatterà solo sulle persone facoltose e sulle grandi aziende; il gettito derivante servirà per finanziare un maxi piano di investimenti da 4.000 miliardi di dollari, focalizzato sulle infrastrutture e su altri interventi pubblici a sostegno dell’istruzione, delle madri lavoratrici e per la riduzione delle emissioni nocive. Il New York Times ha sottolineato che si tratta della più imponente riforma del fisco federale dal 1942.

Biden, intanto, mira a creare un largo consenso intorno alla propria agenda economica, sperando di strappare anche qualche adesione tra i Repubblicani. Tuttavia non sembra un facile obiettivo e, se questo cammino si rivelerà impossibile, il presidente Usa utilizzerà le sue energie «per percorrere altre strade», facendo eventualmente approvare la riforma con i soli voti Democratici. Il partito Repubblicano appare infatti compatto intorno a un “sogno” opposto a quello di Biden: evitare qualsiasi aumento delle tasse, anche se focalizzato soltanto sui più ricchi e con l’obiettivo di finanziare investimenti pubblici. L’inquilino della Casa Bianca ha finora trovato l’appoggio di vari economisti liberali, secondo cui la sua strategia potrebbe far accelerare l’economia.

Dal punto di vista macro, secondo quanto comunicato dalla Federal Reserve, l’economia a stelle e strisce si prepara a crescere quest’anno del 6,5% e nel 2022 del 3,3%. Mentre il Dipartimento del Commercio americano ha rivisto al rialzo le stime del Pil nel quarto trimestre del 2020. Il dato definitivo è passato a +4,3% dalla stima preliminare di +4,1%, grazie a una revisione in meglio delle scorte delle imprese. Nell’intero 2020, invece, l’economia degli Stati Uniti si è contratta del 3,5% secondo l’analisi finale, invariata dalla precedente.

Passando alla Cina, nel mese di marzo l’indice PMI manifatturiero è salito a 51,9 punti rispetto ai 50,6 di febbraio, superando i 51,2 attesi dagli analisti. Il dato conferma il buono stato dell’attività poiché si è consolidato al di sopra di quota 50 punti, soglia di demarcazione tra la fase di contrazione e quella di espansione dell’economa.

In forte miglioramento anche il risultato dell’indice PMI servizi che si è portato a 56,3 punti dai 51,4 di febbraio, molto al di sopra dei 52 stimati dal consensus. Bene, in particolare, il sottoindice delle costruzioni, il quale è balzato a 62,3 punti contro i 54 precedenti.

In Europa, invece, nel corso della settimana Christine Lagarde ha parlato del suo “sogno” a Bloomberg Surveillance: «Ci aspettiamo un veloce utilizzo del Next Generation Eu e speriamo molto che parta nella seconda metà del 2021». La numero uno della Bce ha poi precisato: «Sappiamo che c’è un ricorso alla Corte suprema tedesca che speriamo venga affrontato velocemente, in modo da avere certezze. Non voglio anticipare le decisioni, ma spero che si trovi il modo di rispettare quello su cui ci si è accordati a luglio, e che è già stato votato da numerosi parlamenti».

Lagarde ha poi parlato dei mercati, sottolineando che la Banca centrale europea ha strumenti eccezionali da utilizzare e che ci vorrà molto tempo prima che l’istituto riduca il suo stimolo monetario. La banchiera ha inoltre evidenziato il fatto che il rialzo dei rendimenti visto in queste settimane non si è accompagnato a un netto aumento dell’inflazione. Infine, Lagarde ha detto la sua sugli istituti di credito: «A volte sentiamo dire dalle banche che si sentono eccessivamente regolamentate e sovracapitalizzate», ma in questa crisi da Covid-19 «è stato un bene per loro e per la sicurezza dei loro clienti. E questo è un cambiamento rilevante rispetto a quanto accaduto dieci anni fa».